A tre settimane dal crollo del ponte Morandi
Scoppia l'ira degli sfollati di Genova
“A noi, ci trattano come cani”
Il 4 settembre a Genova decine di sfollati del ponte Morandi hanno dato vita davanti alla sede della Regione a una sonora contestazione contro le amministrazioni locali, Regione e Comune, rispettivamente in mano al governatore berlusconiano nonché commissario per l'emergenza, Giovanni Toti, e al neopodestà del “centro-destra”, Marco Bucci, i quali, a quasi un mese dalla tragedia che ha provocato 43 vittime, decine di feriti e centinaia di sfollati, non hanno mosso un dito per risolvere la drammatica situazione in cui si trovano gran parte delle famiglie costrette ad abbandonare le proprie abitazioni subito dopo il crollo del ponte.
"Non ci potete trattare come cani cui buttate l'osso" hanno urlato i manifestanti all'indirizzo delle due amministrazioni riunite in seduta straordinaria congiunta nel Palazzo della regione.
Per alcuni minuti un nutrito schieramento di poliziotti a suon di minacce e spintoni ha cercato di impedire ai manifestanti di assistere alla seduta consiliare. Ma alla fine una delegazione degli abitanti di via Porro - una delle vie interessate dalle evacuazioni – è riuscita ad entrare e si è sistemata nei posti dell'aula riservati al pubblico, mentre un'altra parte dei manifestanti ha seguito la seduta dagli schermi dall'aula dei capigruppo.
Fra i principali motivi della protesta c'è la disparità di trattamento riservato alle popolazioni sfollate dalle due amministrazioni rispetto alle imprese, Ansaldo in particolare, che invece godono di un trattamento privilegiato.
"Veniamo prima noi delle imprese, veniamo prima noi della viabilità, ci siamo prima noi, vogliamo la casa!" hanno urlato a più riprese i manifestanti. "Abbiate la stessa considerazione che avete avuto per Ansaldo Energia" e soprattutto esigiamo "Rispetto! Rispetto" sono gli slogan scanditi dalla folla.
La protesta è rivolta fra l'altro anche contro l'impossibilità di recuperare i propri effetti personali dalle abitazioni evacuate sotto al troncone est del viadotto ancora sotto sequestro e inaccessibile ai residenti. "Ho 4 figli, è casa nostra quella" ha urlato a più riprese una mamma in lacrime.
Nel corso della protesta i manifestanti hanno distribuito anche un volantino in cui fra l'altro si legge: "Quelli di ponte Morandi - 50 anni di servitù, 2 settimane di disagi e sofferenze, rivogliamo un futuro!".
Sordo alle sacrosante richieste della popolazione, il neopodestà Bucci il quale nel suo intervento ha ribadito che: "La vera emergenza è la viabilità della Valpolcevera divisa in due". Lo stesso ha fatto il governatore Toti secondo cui "Il nodo centrale resta la ricostruzione del ponte... Non abbiamo interesse a entrare nel dibattito nazionale su chi fa che cosa e sulle responsabilità. Dico che a legislazione vigente abbiamo l'obbligo di fare partire prima di tutto quel cantiere... che ha diritto a un canale preferenziale".
Non una parola sul sostegno ai familiari delle vittime e agli sfollati, per la rapida assegnazione di nuovi alloggi, la sospensione delle rate dei mutui, delle tasse e dei tributi locali e gli aiuti per chi è rimasto senza lavoro.
19 settembre 2018