Respingere il decreto fascista, razzista e anticostituzionale su migranti e sicurezza
Colpito il diritto di asilo, abolita la protezione umanitaria, revocabile la cittadinanza, raddoppiata la durata della detenzione nei centri di rimpatrio. Carcere per blocco stradale, pena raddoppiata per chi organizza occupazioni di case e possibile uso delle intercettazioni per gli occupanti, Daspo urbano anche in mercati, fiere e pubblici spettacoli
Un Salvini trionfante, con in mano un cartello con la scritta "#Decreto Salvini", affiancato da un Conte più servile che mai con lo stesso cartello in mano (salvo essere beffardamente tagliato nella foto che il suo viceministro ha postato sui social network), si è presentato il 24 settembre in sala stampa per annunciare l'approvazione all'unanimità da parte del Consiglio dei ministri del suo decreto recante "disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica e beni confiscati alla mafia".
"È stato approvato all'unanimità, dimostrando come fossero inesistenti le polemiche di cui abbiamo letto sui giornali: si tratta del più condiviso, più modificato, più aggiornato nella storia almeno di questo governo", ha detto tronfio Salvini, incassando anche in questo caso la totale acquiescenza e complicità di Di Maio e degli altri ministri pentastellati, che cancellata perfino la memoria di quando si presentavano al Paese come l'unico antidoto "all'arrivo di Alba dorata in Italia", non si sono vergognati di sottoscrivere senza battere ciglio e con solo qualche irrisoria smussatura, questo provvedimento fascista, razzista e anticostituzionale, senza precedenti dai tempi delle leggi razziali mussoliniane del 1938.
Già il fatto che il decreto Salvini sia stato scritto accorpando i suoi due decreti sui migranti e sulla sicurezza, costituisce di per sé un'operazione sfacciatamente fascista e razzista, per far passare nel Paese il concetto che i migranti sono un pericolo per la sicurezza dei cittadini, e che quindi vanno trattati come potenziali criminali ai quali è giusto e opportuno negare i diritti umani e costituzionali fondamentali riservati ai soli "cittadini italiani". Inoltre anche aver scelto la strada del decreto legge, che implica la necessità e l'urgenza, è fatto apposta per suffragare questa tesi, se si pensa che invece gli arrivi di migranti sono calati dell'80% in queso anno e che i reati continuano complessivamente a calare in Italia.
Questo decreto viola palesemente anche diversi articoli della Costituzione, e se Mattarella che sta per riceverlo lo firmerà lo stesso, si assumerà una grave responsabilità di fronte al Paese e alla storia. In ogni caso esso conferma che il governo nero fascista e razzista Salvini-Di Maio, va spazzato via al più presto possibile attraverso la mobilitazione unitaria di tutte le forze antifasciste, antirazziste e democratiche, prima che rischi di impiantarsi a fondo nel Paese come avvenne col regime di Mussolini.
Queste sono le principali misure del decreto Salvini:
Abrogazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari
Viene abolita la protezione "per seri motivi di carattere umanitario", concessa a discrezione delle Commissioni territoriali per il diritto d'asilo. Questo tipo di protezione rappresentava attualmente circa il 30% delle domande di asilo (a fronte di un 58% di dinieghi), e ne hanno usufruito circa 600 mila persona dal 2015 ad oggi.
La protezione umanitaria sarà concessa solo in un ristrettissimo numero di "casi speciali", come motivi di salute di eccezionale gravità, calamità naturali, grave sfruttamento lavorativo, atti di violenza domestica, atti di eroismo e particolare valore civile. Tuttavia i permessi sono solo temporanei, sei mesi per le calamità naturali, non convertibile in permesso di soggiorno per motivi di lavoro; e un anno, eventualmente rinnovabile, per tutti gli altri casi, ma quello per cure mediche cessa alla fine del trattamento e anch'esso non è convertibile.
Già lo scorso luglio con una circolare diretta ai prefetti e alle commissioni territoriali Salvini aveva ingiunto di limitare le concessioni di permessi di soggiorno per motivi umanitari. l'Ispi (Istituto studi di politica internazionale) calcola che la sola abrogazione della protezione umanitaria comporterà un aumento di 32.750 irregolari. A cui si aggiungeranno altri 72 mila per gli arretrati delle commissioni e 27.300 per i dinieghi, portando il totale dagli attuali 490 mila a 622 mila: un aumento di ben il 26%.
Prolungamento della durata massima del trattenimento nei Cpr
Il decreto raddoppia da 90 giorni a 180 giorni il tempo massimo in cui un migrante può essere trattenuto nei Centri di permanenza per il rimpatrio, e in caso di mancanza di posti in questi centri la detenzione può avvenire anche negli uffici della polizia di frontiera. Con ciò si crea quindi un sistema carcerario parallelo del tutto svincolato dalle regole e dalle garanzie tutelate dal sistema giudiziario e sostanzialmente organizzato su base razziale.
Inoltre i richiedenti asilo in attesa di identificazione negli hotspot di arrivo potranno essere trattenuti per 30 giorni, ma in caso di necessità il trattenimento potrà protrarsi fino a 180 giorni, come per i migranti in attesa di espulsione, negli stessi hotspot alla frontiera, oppure nei Cpr ed eventualmente anche in strutture dell'autorità di pubblica sicurezza (caserme, commissariati ecc.).
La restrizione al sistema Sprar
Non è ancora l'abolizione totale che avrebbe voluto Salvini, ma in pratica le restrizioni imposte dal decreto al Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati lo ridimensionano drasticamente e gli tolgono ogni efficacia per l'integrazione dei migranti. Si tratta del sistema di redistribuzione dei richiedenti asilo in apposite strutture decentrate sul territorio, gestite con criteri di trasparenza in collaborazione con gli enti locali, dove i migranti imparano la lingua e un mestiere e hanno la possibilità di integrarsi con la popolazione.
D'ora in avanti i centri Sprar potranno ospitare solo chi ha già ottenuto la protezione internazionale e i minori non accompagnati. I richiedenti asilo finiranno invece nei cosiddetti Cas (Centri di accoglienza straordinaria), grandi strutture centralizzate a gestione privata, meno trasparenti e integranti, più affollate e foriere di tensioni con le popolazioni vicine: "Uno dei più folli obiettivi degli ultimi anni", lo ha definito l'Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione (Asgi), perché cancella "l'unico sistema pubblico di accoglienza che funziona", e pertanto destinato "a produrre enormi conseguenze negative in tutta Italia".
Sospensione della protezione internazionale
L'articolo 10, uno dei più controversi del provvedimento, stabilisce la sospensione dell'esame della domanda di riconoscimento dello status di rifugiato politico e l'immediata espulsione del richiedente asilo che sia "sottoposto a procedimento penale" non solo per i reati di terrorismo o mafia, ma anche per una serie di reati aggiunti di "particolare allarme sociale", quali violenza sessuale, produzione, detenzione e traffico di sostanze stupefacenti, furto, rapina, estorsione e violenza o minaccia a pubblico ufficiale.
Quest'ultimo reato, anche prescindendo dal reato di resistenza a pubblico ufficiale che Salvini voleva ma non è riuscito far passare, è chiaramente studiato apposta per essere una spada di Damocle sospesa sulla testa del richiedente asilo, esponendolo alle provocazioni e ritorsioni delle "forze dell'ordine" che all'occorrenza potranno sempre trovare una scusa per accusarlo di tale reato. È vero che poi, nel caso di assoluzione in via definitiva il migrante espulso ha un anno di tempo per chiedere il riesame della pratica, ma l'intera procedura richiederà almeno due anni, e sarà molto difficile per un espulso seguirla e vincerla dall'estero.
In ogni caso l'articolo in questione parla chiaro, si riferisce non solo alla condanna ma anche alla semplice iscrizione sul registro degli indagati, come voleva Salvini, e non alla condanna in primo grado, come lo ha interpretato il ministro della Giustiza Bonafede che si vanta di aver sventato un automatismo della revoca della protezione. E ciò rappresenta una palese violazione della Costituzione, in particolare del diritto alla difesa sancito dall'articolo 24 della Carta, laddove l'espulsione preventiva rende praticamente impossibile la possibilità per l'accusato di difendersi in tribunale. Viene leso oltretutto anche l'articolo 27 sulla presunzione di non colpevolezza, proprio quello che Salvini è sempre pronto ad invocare invece quando uno dei suoi viene inquisito per episodi di corruzione. Al momento in cui scriviamo corre infatti voce che siano state fatte delle modifiche al decreto prima di inviarlo a Mattarella proprio per aggirare i rilievi di incostituzionalità.
Revoca della cittadinanza
Non solo lo "ius soli" è una chimera sempre più irraggiungibile, ma il decreto Salvini è congegnato in modo da rendere più difficile per gli stranieri l'ottenimento della cittadinanza italiana, e contemporaneamente per rendere più facile perderla a chi ce l'ha già.
Intanto si allungano i tempi per l'ottenimento della cittadinanza, che passano da due anni a quattro anni dalla presentazione della domanda, e aumenta da 200 a 250 euro la tassa per la domanda stessa. Ma a differenza del passato la cittadinanza può essere negata anche se a farne richiesta è il coniuge di un cittadino italiano.
Inoltre la cittadinanza può essere revocata allo straniero che l'aveva ottenuta in caso di condanna in via definitiva per reati di terrorismo. Anche se Salvini avrebbe voluto un provvedimento ancor più duro, cioè la revoca già dopo la condanna in primo grado confermata in appello, resta comunque anche questa una disposizione palesemente anticostituzionale, perché discrimina di fatto i cittadini italiani su base razziale violando il principio di uguaglianza davanti alla legge sancito dall'articolo 3 della carta del 1948.
Lo hanno rilevato la grande maggioranza dei costituzionalisti, come per esempio Lorenza Carlassare, la quale denuncia che "nel momento in cui uno straniero acquista la cittadinanza è cittadino italiano come tutti gli altri. Invece questo decreto è come se gli attribuisse un vizio di origine. Prevede che alcune categorie e solo loro possono perdere la cittadinanza, così pone in essere una discriminazione effettiva e ingiustificata sulla base della provenienza. Questo è sicuramente incostituzionale per violazione del principio di uguaglianza".
Stretta su occupazioni, blocchi stradali, Daspo urbano
Nella seconda parte del decreto riguardante la sicurezza il governo ha inserito delle norme chiaramente dirette a punire ulteriormente i disagiati e gli emarginati e reprimere le lotte sindacali e sociali. Si va dal carcere fino a quattro anni, invece di una multa amministrativa per chiunque blocchi strade e ferrovie, al raddoppio delle pene, fino a quattro anni di carcere e una multa, per chi attua occupazioni di case e terreni, anche con la possibilità di usare intercettazioni contro i promotori. La norma contro i blocchi stradali è doppiamente punitiva per i lavoratori stranieri, particolarmente numerosi nella logistica (16%), un settore dove i picchetti stradali sono una tradizionale arma di lotta sindacale, e che con la condanna ora rischierebbero l'espulsione.
C'è poi la sperimentazione della micidiale pistola elettrica Taser da parte dei vigili urbani nelle città con più di 100 mila abitanti, e l'estensione del Daspo urbano, cioè il divieto di frequentare zone della città come stazioni e aree turistiche, adesso esteso anche a "mercati, fiere e pubblici spettacoli". Ci sono inoltre misure come l'obbligo di comunicare alla polizia i dati di chi noleggia automezzi e di rafforzamento e finanziamento delle strutture del ministero dell'Interno e delle forze di polizia, mentre riguardo invece alla lotta alla mafia non c'è assolutamente nulla, salvo nuove assunzioni per l'Agenzia per i beni confiscati alla mafia e la facoltà di venderli ai privati. Misura tra l'altro criticata dal presidente di Libera, Don Ciotti, in quanto può favorire il riacquisto dei beni confiscati da parte degli stessi mafiosi attraverso dei prestanome.
Per l'Arci il decreto Salvini rappresenta "una pagina nera per la democrazia", e anche in una nota di Libertà e giustizia, firmata da Gustavo Zagrebelsky, Tomaso Montanari, Sandra Bonsanti, Lorenza Carlassare, Salvatore Settis e altri, si accusa la revoca della cittadinanza di "creare un ordinamento separato sulla base dell'appartenenza etnica" e si rivolge un appello a quanti nel M5S hanno difeso la Costituzione al referendum del 2016 dicendo loro che "è il momento di far sentire la vostra voce di dissenso, perché ora è la democrazia ad essere in gioco".
Una critica punto per punto alle misure contenute nel decreto viene fatta anche in un documento del Tavolo Nazionale Asilo, a cui aderiscono organizzazioni tra le più note come Acli, Action Aid Italia, Amnesty International, Arci, Asgi, Caritas, Comunità di Sant'Egidio, Emergengy e Medici senza frontiere, sostenendo per esempio che "l'abrogazione del titolo di soggiorno per motivi umanitari rischia di produrre effetti molto negativi sul territorio e sul Paese, riducendo in modo significativo l'accesso al diritto d'asilo e generando nuova irregolarità".
3 ottobre 2018