Reggio Calabria
Arrestato sindaco (area PD) di Delianuova per mafia
La DDA di Reggio Calabria svela l'ennesimo intreccio fra la 'ndrangheta e i politicanti borghesi all'interno delle istituzioni del regime neofascista in Calabria.
Con l'inchiesta “Iris" è stata colpita la temibile cosca Alvaro di Sinopoli, nella piana di Gioia Tauro, insieme ad alcuni dei suoi referenti politici locali.
Fermate dai carabinieri 18 persone, per reati che vanno dall'associazione a delinquere di stampo mafioso al trasferimento fraudolento di lavori, truffa aggravata, estorsione.
Tra gli arrestati anche il sindaco di Delianuova e consigliere della Città Metropolitana di Reggio Calabria, Francesco Rossi, area Pd. Considerato dai procuratori Bombardieri, Paci e Pantano vicinissimo agli Alvaro, almeno fin dai tempi in cui fu vicesindaco di Delianuova e assessore comunale ai lavori pubblici, quando chiese il sostegno della cosca per fermare gli oppositori alla sua politica urbanistica, in particolare il piano regolatore e la lottizzazione della zona di Carmelia.
“L’indagine di oggi – è il commento del procuratore Bombardieri – fotografa le attuali dinamiche criminali della cosca degli Alvaro che aveva ingerenze sulla cosa pubblica di Delianuova. È un quadro desolante per la presenza di esponenti della vita pubblica locale”. Il sindaco di Delianuova Francesco Rossi viene definito dal magistrato un “soggetto prono ai valori della cosca”.
Alcune intercettazioni ambientali in una casa in contrada Scifà di proprietà degli Alvaro lo inchiodano come vero e proprio referente della cosca all'interno del comune, tanto che la 'ndrina riuscirà poi a farlo eleggere sindaco nel 2015. Da sindaco gestisce uno tra i più importanti “affari" sui quali gli Alvaro mettono le mani ovvero i lavori di realizzazione dell’elettrodotto Sorgente-Rizziconi. Opera pubblica di interesse nazionale perché garantisce la sicurezza della connessione della rete elettrica siciliana con quella peninsulare per ridurre il rischio di black-out in Sicilia incrementando la capacità di trasporto tra l’isola e il resto del Paese.
Tutto ciò che ruota intorno all'appalto dell'elettrodotto è sotto il controllo degli Alvaro e delle cosche alleate, in particolare grazie all'intervento di due imprenditori, Saverio Napoli e Rocco Rugnetta, i quali fungevano da collegamento fra l'azienda Roda spa (subappaltatrice di Terna spa) da loro controllata e le varie ditte collegate, tutte in odor di 'ndrangheta e della zona di Siderno.
Coinvolto anche il medico Vincenzo Nociti, ex consigliere comunale a Reggio Calabria con la giunta di Giuseppe Scopelliti (oggi in galera e alleato di Salvini), quindi "folgorato" dall'attuale governatore regionale del Pd Mario "palla-palla" Oliverio, tanto da candidarsi a consigliere regionale nel 2014 nella lista "Oliverio Presidente”, mancando l'elezione.
Anche Nociti era nella mani degli Alvaro. Secondo la procura infatti “fu stilato tra i Nociti e gli Alvaro un accordo illecito funzionale lo scambio tra utilità corrisposte dei candidati e sostegno offerto dalla famiglia mafiosa nella specifica campagna elettorale del 2014”.
Nociti giustificava allora il passaggio dalla destra alla "sinistra" borghese in un'intervista a Il Fatto quotidiano
sostenendo: "Sono passato con Mario Oliverio per fare politica. Non vedi che qua non c’è più niente? Sono tutte bande... Squadre di calcio sono... Sono delle magliette che uno si mette e si toglie... Si è perso il senso etico della politica”.
Vergognoso il silenzio dello stesso Oliverio sulla vicenda, il quale invece di dimettersi e ritirarsi a vita privata si ricandida a governatore per le regionali del prossimo anno, con tanto di "investitura" da parte di alcuni sindaci del Pd, fra i quali Falcomatà di Reggio, ai quali distribuirà denari dei contribuenti calabresi, con l'obiettivo di garantirsi il loro appoggio ed i loro voti.
Urge spazzare via la giunta regionale borghese, neofascista e filomafiosa di Mario Oliverio, prima che faccia ulteriori danni al martoriato popolo calabrese.
3 ottobre 2018