Intervenendo all'Assemblea generale dell'Onu
Trump si vanta di aver cacciato lo Stato islamico dall'Iraq e dalla Siria
Il dittatore fascista Usa minaccia di intervenire in Siria se Assad userà armi chimiche e promette che non consentirà all'Iran di avere armi nucleari. Attacca inoltre il socialismo e chiede a “tutte le nazioni del mondo di resistergli”
“Ognuno di noi qui oggi è il rappresentante di una propria cultura, di una ricca storia e di un popolo legati tra loro da vincoli di memoria, tradizione e valori che rendono le nostre terre come nessun altro sulla Terra. Ecco perché l'America sceglierà sempre l'indipendenza e la cooperazione sulla governance globale, il controllo e il dominio“; parole di “buon senso“ si potrebbe dire, se non le avesse pronunciate il capofila imperialista americano Donald Trump in apertura del suo intervento, il 25 settembre scorso alla 73a Assemblea generale dell'Onu, che danno la misura di quanto il presidente americano curi a presentarsi con una falsa immagine bonaria. La sostanza è imperialista, l'obiettivo dichiarato e confermato all'Onu della sua amministrazione è di fare degli Stati Uniti un paese più forte militarmente e economicamente, più ricco ai danni del resto del mondo. Tanto che non ha esitato a difendere la politica protezionistica Usa, la rinegoziazione forzata degli accordi commerciali, le guerre commerciali, la sua politica antiimmigrati.
Lo scorso anno, al suo primo intervento all'Onu, Trump aveva stilato la lista dei paesi “cattivi“ aperta dalla Corea del Nord, nel pieno della crisi sulla questione coreana, seguita dalla Repubblica islamica dell'Iran; dichiarava quasi chiuso il capitolo della guerra allo Stato islamico (IS) e attaccava i governi di Venezuela e Cuba per attaccare il socialismo.
A distanza di un anno dichiarava risolta la questione con la Corea del Nord, dopo il suo incontro di giugno a Singapore col presidente Kim Jong Un, “anche se – avvertiva - resta ancora molto da fare. Le sanzioni rimarranno in vigore fino alla denuclearizzazione“. E spostava l'attenzione sul Medio Oriente, da dove l'imperialismo americano sembra volersi gradualmente ritirare ma lasciando il segno e avvertendo che può sempre colpire.
Per prima cosa Trump si è vantato di aver cacciato lo Stato islamico dall'Iraq e dalla Siria: “grazie all'esercito degli Stati Uniti e alla nostra collaborazione con molte delle vostre nazioni, sono lieto di riferire che gli assassini assetati di sangue conosciuti come ISIS sono stati cacciati dal territorio che un tempo detenevano in Iraq e in Siria“. Il nemico principale dell'imperialismo americano nella regione è diventato l'Iran, definito “lo sponsor principale del terrorismo nel mondo“; Trump prometteva che gli Usa non consentiranno all'Iran di avere armi nucleari, confermava l'adozione di nuove sanzioni economiche e minacciava azioni contro i suoi alleati. Da giorni era in corso in Siria la preparazione di un attacco delle truppe del governo di Damasco e dell'aviazione russa contro la regione di Idlib, ultima roccaforte delle opposizioni sponsorizzate dalla Turchia e dai paesi arabi sunniti reazionari; una offensiva al momento stoppata come richiesto del facista turco Erdogan all'alleato Putin ma anche per le minacce di Trump dalla tribuna dell'Onu, dove confermava l'intenzione più volte dichiarata dagli Usa che “gli Stati Uniti risponderanno se il regime di Assad schiererà armi chimiche“; lo hanno già fatto lo scorso anno. Come dire al rivale Putin, occhio che in Siria non abbiamo mollato del tutto.
Prendendo a pretesto la situazione del Venezuela, Trump sosteneva che quello che una volta era “uno dei paesi più ricchi sulla Terra“ oggi è allo stremo, “oggi il socialismo ha mandato in bancarotta la nazione ricca di petrolio“ e sentenziava: “tutte le nazioni del mondo dovrebbero resistere al socialismo e alla miseria che porta a tutti“. Il presidente Usa ripeteva la consueta sparata contro il socialismo e noi ripetiamo la considerazione dello scorso anno, l'attacco ai governi non certo socialisti di Cuba e Venezuela serve a Trump per attaccare verticalmente il socialismo e il comunismo, quello “spettro” che si aggira ancora negli incubi della borghesia e dell'imperialismo. E che evidentemente è tutt'altro che morto e sepolto.
3 ottobre 2018