Dura condanna dell'Anpi
Funerale fascista a Sassari
Aperta apologia del fascismo. Intervenga subito la magistratura
Mettere fuorilegge i gruppi neofascisti e neonazisti

 
Lo scorso 2 settembre a Sassari è morto all'età di 72 anni Giampiero Todini, professore di Storia del diritto italiano nell'Università cittadina, e il pomeriggio del giorno successivo si sono celebrati i funerali nella chiesa cittadina di San Giuseppe.
Todini, che sin da giovane ha militato nell'MSI, era dichiaratamente fascista e tale si è mantenuto fino alla fine dei suoi giorni, tanto da esprimere, tra gli altri atti di ultime volontà, il desiderio che il suo funerale religioso fosse arricchito di saluti romani, di motti fascisti sia del ventennio sia della Repubblica Sociale Italiana, oltre che di altre inequivocabili manifestazioni di fede nella criminale ideologia nazifascista.
Il figlio del docente, Luigi Todini, ha preso alla lettera le ultime volontà del padre, e non gli è certamente costato fatica farlo, essendo un esponente di spicco di Casa Pound di Sassari, candidato alle scorse elezioni politiche al Senato.
Infatti nel pomeriggio del 3 settembre scorso, dopo la celebrazione delle esequie religiose all'interno della chiesa di San Giuseppe, la bara è stata portata fuori dalla chiesa, e lì davanti si sono schierati in forma militare una trentina di giovani militanti di Casa Pound sotto la direzione di Andrea Farris, responsabile della sezione sassarese dell'organizzazione nazifascista.
Farris dapprima ha posato la bandiera della Repubblica di Salò sul feretro e poi si è rivolto al drappello di fascisti schierato in forma militare gridando “Camerati, attenti! “, e immediatamente i giovani fascisti hanno all'unisono battuto i tacchi e unito le gambe, esattamente come i militari.
Poi per ben tre volte Farris ha gridato “Camerata Giampiero Todini, presente! “, e per altrettante volte i giovani fascisti hanno alzato il braccio destro nel saluto fascista gridando “Presente! “, infine Farris ha urlato “Riposo! “ e subito dopo “Camerati, in libertà “, e la cerimonia fascista è finita.
Tutto questo è documentato da un video che la consigliera comunale di “centro-sinistra” Lalla Careddu ha pubblicato su vari portali telematici, e che dura non più di due minuti, sufficienti comunque a far comprendere la gravità dell'accaduto, e il fatto è ancora più grave se si pensa che tutto ciò è avvenuto davanti a un luogo di culto cattolico, senza che nessun responsabile della chiesa intervenisse a proibire una simile provocazione che offende, tra l'altro, tanti martiri cattolici della Resistenza al nazifascismo come don Pietro Pappagallo e don Giuseppe Morosini, caduti da antifascisti e da partigiani sotto i colpi di due plotoni di esecuzione di quella stessa Repubblica Sociale Italiana la cui infame bandiera è stata ostentata davanti alla chiesa.
Forte imbarazzo per l'accaduto si può comunque notare dalle goffe reazioni che i responsabili del luogo di culto hanno avuto in seguito alla parata nazifascista: il parroco di San Giuseppe si è limitato, la sera stessa dell'accaduto, a dichiarare di non essersi accorto di nulla, mentre il vescovo di Sassari, in una nota, ha fatto sapere di non avere alcuna responsabilità per ciò che avviene sul suolo pubblico, anche prospiciente ai luoghi di culto cattolici.
Durissima è stata la condanna dell'Anpi, che ha organizzato il 4 settembre una manifestazione di protesta davanti alla chiesa di S. Giuseppe, dove hanno partecipato molte centinaia di persone di ogni età, e altrettanto chiara è stata la protesta dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane che, per bocca della sua presidente: “Ciò che è accaduto - ha detto Noemi Di Segni - è scioccante e dimostra che dobbiamo finalmente riempire il vuoto delle responsabilità e spiegare a tutti e soprattutto ai più giovani i risultati di provvedimenti infami come la persecuzione degli ebrei e il fascismo ”.
Anche il rettore dell'Università di Sassari, dove Todini è stato docente per trenta anni, ha preso le distanze a nome del suo ateneo, e proteste, per la verità assai tiepide, sono giunte dal PD e da alcune formazioni della sinistra parlamentare, ma l'impressione è che non ci si renda realmente della realtà di ciò che è accaduto, ossia che un gruppo di squadristi fascisti, in uno stile chiaramente paramilitare, ha inscenato una cerimonia pubblica ostentando stemmi e frasi ispirate al nazifascismo, in aperta violazione delle norme che proibiscono l'apologia del fascismo.
La magistratura deve assolutamente intervenire sull'accaduto fino in fondo nell'incriminazione dei 23 indagati per la violazione dell'art. 5 della legge Scelba, così come il legislatore deve intervenire con una legislazione che metta una volta per sempre fuori legge i gruppi neofascisti e neonazisti, come da tanto tempo il nostro Partito chiede, anche tramite il suo organo “Il Bolscevico”.

10 ottobre 2018