Devastate anche Sicilia e Puglia. La cementificazione, la mancata tutela dell'ambiente, l'abusivismo edilizio e la mancata prevenzione trasformano in tragedia gli effetti dei cambiamenti climatici
Il maltempo affoga la Calabria
Una donna e i suoi due figli muoiono per l'esondazione di un torrente
A partire da mercoledì 3 ottobre una terribile ondata di maltempo si è abbattuta sul meridione, in particolare su Sicilia, Puglia e Calabria.
A Catania le piogge hanno trasformato la centralissima via Etnea in un fiume in piena, allagando anche il Tribunale della Città. In Puglia interrotta la linea ferroviaria Bari-Taranto, con i treni fermi a Gioia del Colle, centinaia gli interventi dei vigili del fuoco. Disagi anche sulla A2 Salerno-Reggio Calabria.
In Calabria la situazione più grave, nel lametino tra San Pietro Lametino e San Pietro a Maida, una donna di 30 anni, Stefania Signore, è morta insieme ai suoi due bambini, uno di sette anni, uno di due anni del quale ancora si sta cercando il corpo. La donna era in macchina in transito verso Gizzeria, quando è stata travolta dall'acqua e dal fango per l'esondazione del torrente Cantagalli; inutili i soccorsi.
Sulla vicenda è stata aperta un'inchiesta da parte della procura di Lamezia Terme per omicidio plurimo colposo.
Nella stessa zona è crollato un ponte, sulla strada provinciale 19 nel comune di Curinga. Il comune per ore ha dovuto sospendere l'erogazione dell'acqua potabile, inoltre l'acqua del Cantagalli ha raggiunto i piani alti di decine di edifici. Un pensionato di Curinga commenta: “Non abbiamo mai visto una bomba d’acqua così. Ha iniziato a piovere attorno alle 7 di sera e non ha mai smesso fino a stamattina. Dal cielo veniva giù acqua a secchiate, sembrava un muro. Per la prima volta in sessant’anni di vita ho avuto paura del maltempo” .
Cancellati tutti i voli da e per Lamezia Terme.
Nel vibonese la piena del fiume Angitola ha sgretolato uno dei piloni del viadotto sul quale si trova la ferrovia, 16 persone sono state tratte in salvo dagli allagamenti dai vigili del fuoco, all'opera anche con i gommoni data l'impraticabilità delle strade, mentre si trovavano sui tetti delle loro case.
Grave la situazione per le frane e gli smottamenti anche sulla strada statale 18 tirrena inferiore, tra Pizzo e Maierato la strada è stata chiusa. Diversi interventi dei soccorritori, anche con gli elicotteri, per portare in salvo diversi automobilisti in panne, colpiti da alberi o in prossimità di voragini causate dalle piogge.
Nel crotonese circa 400 persone sono state evacuate da un complesso residenziale in località Margherita.
In provincia di Catanzaro, sul versante jonico, esondate fiumare e torrenti, tracimato il fiume Ancinale.
Un vero e proprio bollettino di guerra, dovuto all'enorme quantità d'acqua caduta in poche ore, chiaro effetto dei cambiamenti climatici, e dalla mancanza di manutenzione e pulizia di strade, torrenti, acquedotti, edifici.
La Calabria si dimostra, per l'ennesima volta, abbandonata a se stessa da parte degli organismi di controllo della sicurezza del territorio, i quali non spendono i fondi
per i controlli, gli adeguamenti e la prevenzione delle emergenze, prodotte anche dal disboscamento selvaggio, dagli incendi e dall'incuria, figlie dell'abusivismo edilizio, dal taglio indiscriminato degli alberi per la vendita del legname, tutti fenomeni prodotti dalle legge del massimo profitto capitalistico (e mafioso).
Il principale responsabile a livello locale in Calabria è il filomafioso governatore regionale del Pd, Mario “palla-palla” Oliverio, che è anche Commissario per l'emergenza idrogeologica della regione e del suo compare Nello Gallo, ''soggetto attuatore'' cioè capo della struttura regionale per le emergenze, su nomina di Oliverio, fino allo scorso 14 marzo e fin dal 2015 con uno stipendio di circa 10mila euro al mese.
Non secondarie, naturalmente, le responsabilità delle province calabresi e dei sindaci così come dei sedicenti Consorzi di bonifica, i quali in ultima analisi, si rivelano come inutili, costosi e quindi dannosi carrozzoni borghesi in mano ai politicanti del regime neofascista. Basti pensare che, secondo l'ultimo dossier Ispra, come ricorda Legambiente Calabria, la regione Calabria è una delle nove regioni in Italia in cui ben il 100% dei comuni è ad altissimo rischio idrogeologico.
Irricevibile poi la demagogia del ducetto Di Maio il quale, con un occhio alle europee e alle regionali del 2019, annuncia di voler recuperare in pochi anni i decenni di mala amministrazione in Calabria, perché “non si può morire di pioggia”.
Per questo nella sedicente “manovra del popolo” che in realtà è della borghesia, ducescamente annunciata sul balcone, si appresta a tagliare 5 miliardi di euro anche agli investimenti pubblici per la sicurezza? Vergognoso!
Urgono massicci investimenti pubblici, sui quali le masse abbiano diritto di parola e di gestione, per mettere davvero in sicurezza il territorio, per evitare altre tragedie e enormi danni economici, che si ripercuotono inevitabilmente sulla parte più povera della popolazione, i lavoratori dipendenti, i pensionati, i migranti e non certo sulla borghesia regionale e i suoi servi di destra e di ''sinistra'', spesso e volentieri in odor di 'ndrangheta.
La fallimentare giunta regionale, (potremmo dire pure criminale, vedete voi), borghese, neofascista e filomafiosa di Oliverio va spazzata via al più presto, prima che faccia ulteriori danni al martoriato popolo calabrese.
Anche la messa in sicurezza del territorio delle regioni del Sud, come tutti i terrificanti aspetti della secolare Questione Meridionale, che per il PMLI è la vera questione nazionale, potranno essere definitivamente risolti solo nel socialismo, con la conquista del potere politico da parte del proletariato.
10 ottobre 2018