Pregi e limiti della manifestazione di Usb e Pap
In piazza per le nazionalizzazioni ma non per la cacciata del governo
Ripetute provocazioni delle “forze dell'ordine” ai manifestanti
In 10mila sono scesi in piazza a Roma sabato 20 ottobre per la manifestazione indetta dall'Usb, che fa parte di Potere al popolo (Pap), la quale infatti l'ha subito sostenuta, con lo slogan “Nazionalizzare qui e ora”.
L'appello per la manifestazione era stato lanciato il 4 settembre, all'indomani della tragedia del ponte Morandi, per “costruire la mobilitazione di ottobre” e dare vita alla “settimana internazionale di lotta alle privatizzazioni”. L'appello, oltre alle varie forze all'interno di Pap, come Eurostop, Rete dei comunisti, Noi Restiamo, Clash city workers e altre, aveva ricevuto l'adesione di Rifondazione, allora ancora in Pap da cui è poi uscita questo mese, del PCI, uscito invece a luglio, dei movimenti di lotta a partire dai No Tav e da altre formazioni come Risorgimento socialista e Senso Comune.
Il corteo è stato aperto dallo striscione “Nazionalizzare qui e ora”, seguito dallo spezzone delle realtà sociali e di lotta di Genova. Tanti i giovani, tante le donne, di ogni colore della pelle e ogni età, passati però quasi sotto silenzio dai media di regime, troppo occupati a seguire la Leopolda di Renzi e la kermesse del M5S al Circo Massimo.
Non così per le “forze dell'ordine”, che invece, secondo quanto denunciano partecipanti alla manifestazione, ha ripetutamente provocato i manifestanti, certe volte anche a suon di manganello, per esempio impedendogli di raggiungere la metropolitana o persino il bar per andare al bagno.
L'ingente partecipazione della piazza romana e il fatto che un tema come le nazionalizzazioni, dopo decenni di neoliberismo e privatizzazioni sfrenate, attuate tanto dai governi di destra quanto da quelli di “sinistra” (anche più alacremente), è senz'altro un segnale positivo. Dimostra che c'è una considerevole base di sinistra che vuole il cambiamento ed è pronta a lottare per esso.
Sono però altrettanto chiari i limiti con cui Pap e l'Usb hanno gestito la giornata. Il limite più evidente è che nessuno, dai comizi di piazza San Giovanni così come nella piattaforma ufficiale, ha chiaramente ed esplicitamente attaccato il governo Salvini-Di Maio. Non l'hanno fatto nemmeno i dirigenti dei partiti che si richiamano al comunismo, Acerbo e Alboresi. Una grave e inspiegabile mancanza, perché impedisce di identificare il nemico principale, le priorità della lotta attuale, nonché il maggiore ostacolo persino per attuare un piano di nazionalizzazioni interno all'attuale sistema (che è poi quello che propone Pap).
Il secondo limite, riguarda proprio cosa come e cosa nazionalizzare e come questo si inserisca in una strategia più ampia. In un articolo del 22 ottobre, curiosamente dopo la manifestazione, pubblicato sul sito di Pap dal titolo “Cosa intendiamo per Nazionalizzare”, si afferma che nazionalizzare “è centrale per rompere la dittatura del presente” e “per uscire dalla dittatura del capitale finanziario”. A parte che non si capisce perché parlare di una vaga “dittatura del presente” senza connotarla senza mezzi termini come dittatura della borghesia, del grande capitale, il problema è che un'economia pubblica da sola non consente di uscire dal capitalismo. È pienamente possibile, e così è stato in passato, che il capitalismo ricorra a dosi massicce di economia pubblica a seconda della congiuntura socio-economica e storica che sta attraversando. Il nodo centrale è quello del potere politico, cioè dello Stato, e del sistema economico complessivo: se resta capitalista e il potere resta nelle mani e a tutela del capitale, non è possibile debellare lo sfruttamento. In ultima analisi, l'orizzonte è riformista, per quanto radicale, ma non anticapitalista, non rivoluzionario.
Sempre nello stesso articolo tra l'altro si afferma che “proporre le nazionalizzazioni (…) ci porterà diretti allo scontro con un'unione europea che ha nel suo orientamento la Lex Marcatoria”, il che è corretto, ma non fa il naturale passo successivo, cioè rivendicare l'uscita dall'Ue, che infatti non rientra nel programma di Pap, a livello europeo accompagnata ai socialdemocratici di sinistra Varoufakis, Melenchon, Podemos ecc.
24 ottobre 2018