Con la Ue in difficoltà
La Cina fa affari nell'Europa dell'Est
Poco più di tre mesi fa il vice ministro degli Esteri cinese Wang Chao presentava l'ormai prossimo tour europeo del primo ministro Li Keqiang dalla Bulgaria alla Germania, sostenendo che “una Unione Europea unita, prospera e stabile è in linea con gli interessi di base della Cina”. Una posizione confermata nel recente vertice Asia-Europa (ASEM) del 18 e 19 ottobre a Bruxelles, il forum istituito nel 1996 per il dialogo e la cooperazione tra l'Asia e l'Europa, tra i 28 Stati membri dell'Ue più Norvegia e Svizzera e 21 paesi asiatici, Cina, Giappone, Russia e India compresi.
Nel documento finale ASEM si afferma che c'è “un bisogno vitale di mantenere un'economia mondiale aperta“ e la necessità di “un multilateralismo efficace“, i due principi che compattano i due blocchi di paesi imperialisti e ne facilitano gli affari contro le politiche del presidente Usa Donald Trump. Ma sia la Ue coi paesi asiatici sia la Cina coi paesi europei fanno affari e stringono accordi in base ai loro interessi imperialisti che non di rado sono concorrenti.
Alla Cina torna utile una Europa aggregata per beneficiare del mercato unico ma è pronta a inserirsi nelle contraddizioni interimperialiste interne alla Ue per i suoi affari. Che al momento riguardano la costruzione della nuova Via della Seta nel terminale di arrivo in Europa. Pechino ha finora firmato il memorandum di intesa sulla Via della seta con Grecia, dove la compagnia statale cinese Cosco ha già investito 600 milioni di euro per la modernizzazione dellle strutture e di fatto si è comprata il porto del Pireo, e l'Ungheria; prossimo bersaglio sembra essere l'Italia dei ducetti Salvini-Di Maio, col vicepremier M5S che ha auspicato di poter firmare il memorandum “già alla mia prossima visita a novembre a Shanghai“. Magari per poter ottenere in cambio dalla Cina l'acquisto di titoli di Stato e abbassare lo spread una volta che gli acquisiti della Bce cesseranno.
Lo strumento economico privilegiato per questo attacco del socialmperialismo cinese nel cuore dell'Europa è il forum definito dei “16+1“ tra Repubblica Popolare cinese e paesi dell'Europa centro-orientale (Ceec nell'acronimo inglese) il cui settimo summit si è svolto lo scorso 7 luglio a Sofia in Bulgaria. I sedici paesi europei del Ceec sono Albania, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Macedonia, Montenegro, Polonia, Romania, Serbia, Slovacchia e Slovenia. Tutti membri della Ue tranne Albania, Serbia, Macedonia, Montenegro e Bosnia-Erzegovina che sono a un passo dall'ingresso nella comunità. Il forum è nato nel 2012 in occasione del primo incontro a Varsavia su iniziativa cinese guidata dall'allora primo ministro Wen Jibao per dare il via a una cooperazione strategica di lungo termine tra la Cina e i paesi europei centro-orientali che sono finiti nell'abbraccio peloso della Germania e sotto la tutela del tandem franco-tedesco che guida la Ue imperialista.
L'iniziativa del Forum è entrata poco dopo nel più grande programma del socialimperialismo cinese, la One Belt One Road (OBOR), meglio conosciuta come nuova Via della Seta lanciata nel Settembre 2013 da parte del presidente Xi Jinping. Nei paesi della Ceec si sono da allora moltiplicati gli investimenti cinesi in particolare per la modernizzazione delle infrastrutture o la costruzione ex novo di ferrovie, autostrade, aeroporti e il potenziamento delle vie d’acqua a partire da quelle del Danubio e la sua rete di affluenti e canali. Dalla Grecia, dal porto del Pireo le merci cinesi viaggeranno veloci su ferrovia o autostrada via Skopje in Macedonia, Belgrado in Serbia e Budapest in Ungheria fino al cuore dell’Europa Centrale ed Occidentale.
Fra gli affari delle multinazionali cinesi registriamo quelli del gruppo Cinese Wanhua che ha investito 1,6 miliardi di dollari nell’ungherese BorsodChem mentre la LiuGong Machinery ha acquisito la polacca Huta Stalowa Wola e la China’s Railway Signal and Communication è divenuta l’azionista di maggioranza della Ceck’s IneconTram Producing Group; il colosso cinese nel settore siderurgico, la HeSteel, ha assorbito la Serbian Steel Mil Company di Smederevo, la Great Wal Car Factory si è piazzata in Bulgaria. Altri investimenti cinesi sono finiti in Bosnia Herzegovina mentre banche e compagnie cinesi hanno finanziato e costruito due delle principali autostrade in Macedonia. Gli ultimi progetti riguardano la costruzione di una nuova autostrada di 165 chilometri che collegherà il Montenegro alla Serbia, dall'Adriatico a Belgrado; si tratta di una ramo secondario della che nella capitale serba si connette alla vie ferroviaria veloce di 350 chilometri che collegherà Belgrado e Budapest. I tre miliardi di euro necessari al progetto li mette Pechino.
24 ottobre 2018