Sentenza fascista
16 NoTav condannati a 30 anni di carcere
“Ma la Val Susa paura non ha”
Con l'accusa di resistenza aggravata, lesioni, lancio di artifizi pirotecnici e materiale esplodente, il 12 ottobre la giudice Diamante Minnucci del Tribunale di Torino ha condannato sedici attivisti del movimento No Tav a una pena complessiva di oltre trenta anni di carcere.
Tra i condannati figurano giovani NoTav e storici valsusini dai 26 ai 73 anni da sempre in prima linea a lottare contro l'inutile, dannoso e costosissimo progetto della Torino-Lione.
Le pene inflitte vanno dai 4 mesi ai 3 anni e 10 mesi. Fra gli imputati anche la "pasionaria" del Movimento No Tav Nicoletta Dosio, 73 anni, insegnante di greco in pensione, condannata a 1 anno e 8 mesi.
L'inchiesta da cui è scaturita la pesantissima condanna di chiaro stampo fascista era stata avviata all'indomani del combattivo e partecipato corteo NoTav del 28 giugno 2015 quando migliaia di manifestanti provenienti dalla Val Susa e da tutta Italia si radunarono sotto il Forte di Exilles per dare il via al corteo diretto al “cantiere della vergogna” a Chiomonte.
Dopo qualche chilometro di marcia i NoTav si trovarono di fronte ai famigerati jeresy con filo spinato israeliano a bloccare la strada. I manifestanti avevano quindi attaccato alcuni rampini tentando di tirare giù le reti e proseguire fino al cantiere della Torino-Lione. La polizia aveva risposto con lanci di lacrimogeni e idranti disperdendo il corteo che era però proseguito fino alla centrale elettrica di Giaglione dove i NoTav si erano lanciati di nuovo all'abbordaggio del cantiere, stavolta vittoriosamente. Le barriere erano fragorosamente cadute e la polizia caricava e sparava lacrimogeni a più non posso.
Al termine del corteo la DIGOS aveva fermato il furgone con l’impianto di amplificazione denunciando ed arrestando tre notav tra cui una signora di 73 anni.
All’apertura del processo il Pubblico ministero (Pm) Antonio Rinaudo, ormai prossimo alla pensione, aveva chiesto pene per oltre settanta anni di carcere.
Segno evidente che ormai da anni all'interno della magistratura torinese si è costituito un vero e proprio pool anti-NoTav votato a stroncare il Movimento nelle aule giudiziarie.
Nei prossimi giorni infatti ci sarà una nuova tornata di sentenze – di secondo grado – inerenti le denunce della manifestazione “oggi paga Monti” svoltasi nel 2012 e durante la quale alcuni attivisti per protesta alzarono le sbarre dei caselli dell’autostrada del Frejus, facendo transitare gratis gli automobilisti.
Subito dopo il verdetto i NoTav hanno tenuto una conferenza stampa sotto la prefettura per ribadire che siamo di fronte “a un attacco preciso contro di noi del movimento No Tav quello portato avanti nelle ultime settimane dalla questura e dalla prefettura di Torino... le responsabilità penali per quello che facciamo o non facciamo – hanno aggiunto – dovrebbero essere individuali. Tutti questi provvedimenti, presi ’a pioggia’ in assenza di accuse specifiche, dimostrano però che siamo bersagliati per quello che siamo, per il solo fatto di essere No Tav. L’ultimo atto, davvero emblematico, è stata la revoca della patente a un simpatizzante per 'indegnità morale'... La giudice Minucci ha parenti molto stretti nelle forze dell'ordine e pensiamo non sia psicologicamente serena quando si tratta di giudicare fatti su manifestazioni e l'ordine pubblico. Da anni continua a comminare condanne pesantissime anche quando i Pm chiedono l'assoluzione. Dubitiamo che da parte sua ci sia imparzialità e per questo chiederemo la ricusazione nei prossimi processi... Non siamo qui a piangere per fogli di via, denunce e condanne. Abbiamo dimostrato in questi anni che sappiamo che quando infrangiamo la legge lo facciamo consapevolmente. Qui invece ci troviamo in una situazione paradossale: procura, questura e prefettura si sono sostituti a chi dovrebbe decidere se e come fare questa opera”. Ossia il governo nero, fascista e razzista Salvini Di Maio al quale i No Tav, dopo la “Conferenza dei territori contro le opere inutili” organizzata a Firenze agli inizi di ottobre, hanno inviato una lettera aperta in cui fra l'altro chiedono “al governo del cambiamento di mantenere fede agli impegni elettorali e bloccare le decisioni sfasciste del passato” nonché “un segno di cambiamento rispetto la rotta finora tenuta”.
Certi che questa ennesima persecuzione politica-giudiziaria contro la resistenza NoTav non farà indietreggiare nessuno. Perché “la Val Susa paura non ne ha”.
24 ottobre 2018