La sindaca Raggi (M5S) sfratta la Casa internazionale delle donne
Dopo mesi di attesa di una risposta alle proposte della Casa internazionale delle donne, il Comune di Roma della sindaca Raggi, tramite l'assessore Rosalba Castiglione, ha chiaramente detto lo scorso 3 agosto che esse sono inaccettabili, per cui il Comune ha revocato la convenzione che regolava il rapporto fra la Casa internazionale delle donne e Roma Capitale.
La convenzione stipulata con il Comune prevedeva un affitto di novemila euro al mese per consentire alla Casa internazionale delle donne di rimanere nella sede dell'ex convento del Buon pastore a Trastevere, che è di proprietà comunale, e questo ha messo in difficoltà le associazioni che compongono la Casa, perchè esse svolgono e hanno sempre svolto attività senza scopo di lucro e si finanziano esclusivamente con il tesseramento delle donne associate, per cui con il tempo è nata la morosità nel pagamento dell'affitto. A nulla peraltro è servito che finora oltre 600.000 euro di affitto siano state pagate dall'organizzazione al Comune, e che la stessa struttura si è sempre occupata a proprie spese della manutenzione ordinaria e straordinaria della struttura seicentesca.
Costretta quindi a pagare un affitto proibitivo, cui non è in grado di far fronte, la Casa internazionale delle donne dovrà quindi lasciare tale sede, e non è bastata la storia pluridecennale di questa realtà che tanto ha fatto per il progresso sociale e l'emancipazione delle donne nel nostro Paese a far cambiare idea al Campidoglio, per di più guidato da una donna.
La Raggi ha peraltro dovuto subire l'immediata presa di posizione da parte del presidente della Regione Lazio Zingaretti e dell’assessore regionale al Turismo e alle Pari opportunità hanno parlato di un “fallimento progettuale
“ del Comune di Roma e hanno dichiarato che la Casa internazionale delle donne deve essere considerato un “luogo di interesse pubblico
“.
La Casa internazionale delle donne infatti non può essere considerata alla stregua di una qualsiasi associazione, ma deve essere messo in assoluto rilievo il ruolo sociale che tale organizzazione ha avuto negli scorsi decenni nella battaglia per la parità tra i sessi e per difendere le esigenze e gli interessi delle donne, sia pure con posizioni prevalentemente femministe.
Ed è ovvio che se un'organizzazione riveste un pubblico interesse, la sua tutela deve essere vista con uno sguardo ben diverso rispetto a una comune organizzazione privata: quindi il Comune di Roma deve assolutamente venire incontro alle esigenze della Casa internazionale delle donne o abbattendo drasticamente il canone di locazione che è assai esoso per associazioni senza scopo di lucro o, quantomeno, facendosi carico di fornire a questa realtà una diversa sede dove continuare a svolgere i suoi compiti sociali.
31 ottobre 2018