Sulla promozione del premier a professore ordinario
Conte nega il conflitto di interessi con Alpa. Ma “Repubblica” lo conferma
“Il premier Giuseppe Conte ha mentito sulla natura dei suoi rapporti professionali con il professor Guido Alpa, suo commissario d’esame nel concorso che, nel 2002, lo promosse a professore ordinario di Diritto Privato”.
Lo scrive il quotidiano “la Repubblica” in un articolo pubblicato il 20 ottobre in cui fra l'altro si precisa che nel 2002, anno della selezione per diventare ordinario, il futuro premier era “ospite” nell’ufficio romano di via Sardegna del professor Guido Alpa e solo nel 2008 Conte firma un contratto autonomo, nello stesso stabile dello studio Alpa, al piano superiore, conservando comunque lo stesso numero di telefono e una targa con il proprio nome davanti alla porta dello studio del suo professore.
Una collaborazione a tutto tondo confermata dallo stesso Conte nel suo curriculum e che poi ha cercato di smentire con una lettera a “la Repubblica” riducendo la collaborazione col suo maestro Alpa a un semplice rapporto fra “coinquilini” che utilizzavano “una segreteria comune, che serviva anche altri studi professionali, tutti collocati nello stesso stabile (...) mantenendo tuttavia distinte le rispettive attività professionali”.
“Nella precisazione di due pagine inviata a questo giornale dodici giorni fa – precisa ancora Repubblica - il Presidente del Consiglio, aveva curiosamente omesso circostanze e dettagli cruciali che permettono oggi di raccontare con ancor più precisione la storia di quel concorso.
Repubblica è infatti in grado di dimostrare che Conte e Alpa, esaminato ed esaminatore, pur senza mai aver formato ufficialmente una 'associazione professionale', hanno comunque lavorato insieme, non in uno, ma in ben due studi in Roma. Dapprima in via Sardegna, e poi nella centralissima piazza Cairoli. Tutto questo, certamente sin dal 2002. E, dunque, anche durante lo svolgimento del concorso”.
Nella lettera a Repubblica
Conte scrive che: “Alpa, all’epoca dei fatti, aveva sì uno studio associato, ma a Genova, con altri professionisti”. Non è vero. Alpa nel 2002, mentre si trovava a valutare i titoli del suo collega Conte, aveva anche uno studio a Roma. In via Sardegna. All’interno del quale, però, ospitava un collega: il professor Conte. E in quello stesso periodo, a quanto risulta, i due hanno patrocinato insieme diverse cause. Tra le altre una per il Garante della privacy contro la Rai. Nei faldoni di quel processo, è indicato proprio lo studio di via Sardegna come indirizzo comune per i due avvocati.
“A Roma — scriveva ancora Conte sullo studio di via Cairoli — siamo stati coinquilini" utilizzando una segreteria comune. Peraltro, a conferma della distinzione vi è il fatto che io ho stipulato un contratto di locazione per l’appartamento sito al piano superiore e Alpa per l’appartamento sito al piano inferiore, entrambi a Roma, in piazza Benedetto Cairoli 6”. Due contratti, dice il premier. Che però dimentica di raccontare almeno un’altra circostanza fondamentale (oltre a quella dello studio in via Sardegna, di cui si è detto). E cioè che i due contratti recano due date diverse. All’inizio, infatti, è soltanto il professor Alpa a prendere l’appartamento in piazza Cairoli, ospitando Conte. Era il 13 gennaio del 2005. Mentre il premier affitta il nuovo piano soltanto tre anni dopo, il primo aprile del 2008. Fino ad allora, era stato ospite dell’uomo che lo aveva fatto diventare professore ordinario nel 2002. Con buona pace degli altri candidati a quell’ambitissima cattedra.
Non solo, Conte è anche l'amico comune che ha fatto conoscere al suo esaminatore Alpa l'ex premier Renzi. Lo ha confermato lo stesso Alpa in una intervista sempre a Repubblica
del 20 ottobre in cui fra l'altro rivela che: “Nel mondo accademico quando si tratta di colleghi considerati valenti dalla comunità scientifica, credo che si debba aiutarli piuttosto che emarginarli... Conte era bravo, serio e riconosciuto dalla comunità accademica. Non era figlio d’arte. E quindi ha avuto più difficoltà di altri a svolgere la sua attività. Siccome anche io non sono figlio d’arte, mio padre faceva il tranviere, è nata questa simpatia perché il ragazzo era bravo”.
Ma allora, se Conte era davvero così “bravo” perché aiutarlo? Poteva benissimo farcela con le proprie forze. E poi perché aiutare solo lui e non altri “ragazzi bravi e valenti” come lui e/o forse anche valenti di lui?
La verità è che siamo di fronte a un conflitto di interessi senza precedenti tra il premier Conte e il suo esaminatore Alpa che, a detta del presidente dell'Anac Raffaele Cantone, potrebbe addirittura portare all'invalidazione del concorso. Perché, ha spiegato Cantone, c’è un’incompatibilità quando “esiste una collaborazione professionale con una comunione di interessi economici” tra l’esaminato e l’esaminatore. Lo dice chiaramente la legge che vieta a chi giudica e a chi è giudicato d’avere rapporti d’affari.
Ecco la meritocrazia, la trasparenza e la lotta contro la corruzione e alle baronie universitarie di cui cianciano Conte e i Cinquestelle!
Alle loro parole e ai loro proclami demagogici corrispondono ben altri comportamenti e politiche che perpetuano la corruzione e il doppiogiochismo tipici delle peggiori organizzazioni statali borghesi.
31 ottobre 2018