Guidi ci sprona a perseguire l'obiettivo strategico di far acquisire al PMLI un corpo da Gigante Rosso per dare le ali alla lotta di classe e far acquisire alla classe operaia coscienza di classe
per sé
di Giordano – Paola (Cosenza)
Con grande piacere e attenzione ho letto il discorso tenuto dal compagno Erne Guidi, a nome del CC del PMLI, alla Commemorazione di Mao nel 42° Anniversario della scomparsa. Un discorso rosso, potente ed educativo, incentrato sul tema dell'imperialismo, fase finale del capitalismo.
Il compagno inizia omaggiando il grande Maestro del proletariato internazionale e ricordando i suoi grandi insegnamenti anche nell'ambito della lotta all'imperialismo, raggiunti sviluppando e arricchendo quelli di Lenin e Stalin (Marx ed Engels operarono prima dell'avvento dell'imperialismo), specie nella nuova e mutata situazione internazionale determinata dal XX congresso del Pcus, nel quale il rinnegato Krusciov restaurò il capitalismo nel paese dei Soviet, che condusse poi l'Urss al socialimperialismo, e nella lotta contro l'imperialismo americano, i due imperialismi che allora si contendevano l'egemonia del mondo.
Mao, come Lenin e Stalin prima di lui, ha indicato ai sinceri comunisti di tutto il mondo la stella polare dell'internazionalismo proletario antimperialista, con il conseguente appoggio ai movimenti di liberazione nazionale dei popoli e delle nazioni oppresse, indipendentemente dalle forze che si trovano di volta in volta alla loro testa, persino quando sono anticomuniste.
Concetto fondamentale, questo, che consente quindi di scagliare colpi mortali all'imperialismo, il quale in ultima analisi è strategicamente da intendersi come una tigre di carta, ma tatticamente come una tigre vera.
Non va quindi mai sottovalutato ma combattuto tenendo presente, alla luce del materialismo storico e dialettico, che è portatore di una serie di contraddizioni che lo porteranno alla liquidazione da parte del proletariato internazionale e dei popoli delle nazioni oppresse, sulle sue ceneri sorgeranno il socialismo prima e il comunismo poi.
L'imperialismo stadio supremo del capitalismo
Se il capitalismo preimperialistico, basato sulla legge del medio profitto, così poderosamente analizzato e combattuto da Marx ed Engels si rivelava già di per sé agonizzante e capace di scavarsi la fossa generando i suoi seppellitori, il proletariato divenuto cosciente, per effetto del conflitto fra il capitale e il lavoro nella base materiale della società, il capitalismo monopolistico, basato sulla legge del massimo profitto unisce a questo conflitto le contraddizioni fra i paesi imperialisti, effetto della legge dello sviluppo ineguale dei medesimi, da una parte e tra i paesi imperialisti e quelli vittima dell'imperialismo dall'altra, con l'inevitabile esplosione di terrificanti conflitti (due dei quali hanno avuto carattere mondiale) che scuotono anche i popoli delle colonie e semicolonie e preparano, con la lotta di classe da una parte e le guerre di liberazione dall'altra, la liquidazione dell'imperialismo dalla faccia della terra.
Da qui il carattere strategico, militante e internazionalista dell'appoggio da parte dell'allora rossa Cina di Mao ai movimenti di liberazione nazionale:
“La rivoluzione mondiale può avere successo solo se il proletariato dei paesi capitalisti appoggia la lotta di liberazione dei popoli delle colonie e delle semicolonie, e se il proletariato delle colonie e delle semicolonie appoggia la lotta di liberazione nazionale del proletariato dei paesi capitalisti
” (Mao).
Ecco perché la parola d'ordine del Manifesto del Partito Comunista di Marx ed Engels "Proletari di tutti i paesi uniti
", la parola d'ordine per eccellenza dei sinceri comunisti operanti nel capitalismo preimperialistico, divenne "Proletari e nazioni oppresse di tutto il mondo unitevi
" con Lenin e l'avvento dell'imperialismo.
Come disse Stalin: "Il leninismo è il marxismo dell'epoca dell'imperialismo e delle rivoluzioni proletarie
" ed è questa una delle ragioni per le quali la Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre ha aperto una nuova fase nella storia del mondo, l'inizio della fine del capitalismo arrivato al suo inevitabile tramonto storico.
Infatti il carattere universale e internazionale della via dell'Ottobre quale via maestra per la conquista del potere politico da parte del proletariato è dato anche dalla sua capacità di indicare ai popoli delle colonie e delle semicolonie la lotta contro l'imperialismo.
Gli insegnamenti di Mao nell'ambito della lotta antimperialista non si fermano certo qui, il compagno Erne cita anche la teoria della coesistenza pacifica dei paesi a differenti regimi sociali, la teoria dei tre mondi, la non aggressione, insegnamenti tattici, preziose indicazioni per non far sbandare il fronte unito antimperialista a destra e "sinistra" e così via.
Si vedano in dettaglio anche gli opuscoli del compagno Giovanni Scuderi "Mao è un grande maestro del proletariato internazionale, delle nazioni e dei popoli oppressi" e "Mao sull'internazionalismo proletario".
Ma cos'è esattamente l'imperialismo? Perché non esiste una terza via tra la lotta senza quartiere contro di esso e la sua accettazione? Quali sono le sue caratteristiche?
Il compagno Guidi ci ricorda la magistrale definizione scientifica che ne diede Lenin: “dobbiamo dare una definizione dell'imperialismo, che contenga i suoi cinque principali contrassegni, e cioè:
1) la concentrazione della produzione e del capitale, che ha raggiunto un grado talmente alto di sviluppo da creare i monopoli con funzione decisiva nella vita economica;
2) la fusione del capitale bancario col capitale industriale e il formarsi, sulla base di questo ‘capitale finanziario’, di un’oligarchia finanziaria;
3) la grande importanza acquistata dall’esportazione di capitale in confronto con l’esportazione delle merci;
4) il sorgere di associazioni monopolistiche internazionali di capitalisti, che si ripartiscono il mondo;
5) la compiuta ripartizione della terra tra le più grandi potenze capitalistiche.
L’imperialismo è dunque il capitalismo giunto a quella fase di sviluppo, in cui si è formato il dominio dei monopoli e del capitale finanziario, l’esportazione di capitale ha acquistato grande importanza, è cominciata la ripartizione del mondo tra i trust internazionali, ed è già compiuta la ripartizione dell’intera superfice terrestre tra i più grandi paesi capitalistici
”.
In effetti nei suoi caratteri essenziali l'imperialismo si presenta sostanzialmente immutato anche ai nostri giorni, anche se, tanto dai tempi di Lenin e Stalin, quanto da quelli di Mao è ovviamente mutata la situazione internazionale, così come si sono accentuate le terribili contraddizioni insite nei rapporti di produzione e nelle politiche degli Stati imperialisti i quali, in ultima analisi, si trovano dentro i monopoli (e non viceversa i monopoli dentro gli Stati), cioè a loro completamente asserviti.
I dati citati dal compagno Guidi sono incontrovertibili e vengono perfino ammessi dai tecnocrati al servizio dell'imperialismo e quindi dell'esportazione del capitale.
Basti pensare all'inquinamento, la miseria crescente della quasi totalità dei popoli del mondo a fronte della concentrazione della ricchezza nelle mani di una sparuta minoranza di parassiti borghesi, il fenomeno delle migrazioni, che vede i marxisti-leninisti schierati perché i migranti abbiano libero accesso ai vari paesi e pari diritti agli altri lavoratori, rifiutando quindi ogni forma di razzismo e di guerra tra poveri, le guerre imperialiste che producono fra l'altro sciagurate rappresaglie, non condivisibili ancorché comprensibili, da parte dei combattenti islamici antimperialisti e tutte le “infinite delizie” del capitalismo in putrefazione.
Principali Paesi imperialisti oggi
Il compagno dopo aver tracciato il quadro generale dell'attuale situazione mondiale prodotta dall'imperialismo, passa nel suo discorso all'analisi minuziosa delle caratteristiche attuali dei singoli paesi imperialisti.
Per quanto riguarda gli Usa, come ha detto il compagno Giovanni Scuderi al 5° e ultimo Congresso nazionale del PMLI nel 2008: “Il crollo di Wall Street è la pietra tombale dell'egemonia dell'imperialismo americano nel mondo. Gli rimane il predominio militare, ma fino a quando? In ogni caso è fallito il disegno unipolare di Bush lanciato dopo l'attentato dell'11 settembre 2001 alle Torri Gemelle”.
Il compagno Guidi nel suo discorso mostra proprio come, dopo la loro fase di ascesa, post seconda guerra mondiale e senza sosta per decenni, gli Usa hanno cominciato a rallentare e perdere terreno sul piano economico e quindi politico-militare rispetto agli altri paesi imperialisti, Cina in testa.
Da qui la loro politica interventista degli ultimi decenni, pensata non solo per sottomettere i singoli paesi ed esportare capitale, ma anche in chiave di riaffermazione del proprio dominio rispetto ai concorrenti imperialisti, vedi l'intervento nei Balcani per ridimensionare il nascente Euro, quindi le infami guerre "contro il terrorismo" in Medio Oriente e così via.
Senza dimenticare il peggioramento progressivo delle condizioni di vita del popolo americano, vittima egli stesso, come tutti i popoli del mondo, dell'imperialismo e delle sue crisi.
Per risollevarsi la borghesia monopolista americana ha puntato tutto, dopo Obama, sul dittatore fascista Trump il cui slogan per le presidenziali ultime era "far tornare grande l'America”, implicita ammissione del declino dell'imperialismo Usa, la qual cosa è la riprova della legge dello sviluppo ineguale dei paesi imperialisti e dei cambiamenti repentini delle alleanze fra i paesi imperialisti, come indicato da Lenin.
Gli Usa, pur se in declino (anzi anche per questo), in virtù della loro forza militare, che Trump cerca di aumentare, sono particolarmente pericolosi per i popoli del mondo e proiettati pericolosamente verso una nuova guerra mondiale.
Ma, come diceva Mao, il loro pluridecennale dominio del mondo "a suon di bombe" li ha resi nel tempo particolarmente antipopolari e odiati, tanto in patria quanto all'estero e comunque, ci insegna il grande Maestro, anche un piccolo e male armato popolo può sconfiggerli, anche in virtù della loro impopolarità. Strategicamente sono deboli e "tigri di carta", tatticamente forti e “tigri vere”, come del resto tutti i paesi imperialisti.
Se l'imperialismo Usa è in declino certamente in ascesa è quello cinese.
Dopo la morte di Mao anche la RPC, come già l'Urss di Lenin e Stalin dopo il 1956, ha cambiato colore, per effetto della salita al potere dei revisionisti e quindi della borghesia cinese rappresentata dall'omuncolo Deng, il Krusciov cinese.
Nel socialismo esistono ancora le classi e i pericoli di restaurazione capitalistica, anzi, la lotta di classe "cambia soltanto le sue forme, diventando sotto molti aspetti ancora più accanita
” (Lenin).
D'altra parte se così non fosse non si capisce a cosa servirebbe la dittatura del proletariato, la quale va rilanciata e difesa prendendo a modello la Grande Rivoluzione Culturale Proletaria cinese ideata e diretta da Mao.
La restaurazione del capitalismo in Urss nel 1956 e nella RPC poco dopo la morte di Mao, la loro trasformazione in paesi fascisti e imperialisti, il crollo dei regimi revisionisti dell'Est e la stessa liquidazione dell'Urss socialimperialista, in ultima analisi confermano e non smentiscono la via dell'Ottobre (vedi il documento del CC del PMLI per il 100° Anniversario dell'Ottobre).
Tornando alla Cina di oggi, completata in pochi decenni la restaurazione capitalistica, la necessità di esportare il capitale all'estero per i monopoli cinesi ha portato la Cina di oggi all'imperialismo, anche se ancora camuffato da socialismo "con caratteristiche cinesi", da cui appunto la locuzione di socialimperialismo, già utilizzata per l'Urss del dopo Stalin.
La crescita poderosa del Pil negli ultimi decenni, che ha portato Pechino ad essere la seconda economia del mondo, le alleanze interimperialistiche, specie con la Russia, la strategica “Nuova via della seta” che coinvolge mezzo mondo, oltre 70 paesi, e la cui realizzazione ha un costo 12 volte superiore al Piano Marshall americano, il rilancio degli investimenti nel settore della “difesa”, che vedono oggi la RPC essere la seconda potenza militare del mondo, il dominio del capitale monopolistico nei rapporti sociali interni (con le sue terrificanti contraddizioni :la miseria delle masse, la repressione, l'inquinamento e così via) e la penetrazione del capitale cinese nel resto dell'Asia, in America Latina e in Africa fanno della Cina il principale nemico degli Usa.
La dittatura fascista del neo imperatore a vita Xi, insieme a quella di Trump, rappresentano la principale minaccia alla pace nel mondo e la contraddizione interimperialistica più importante a livello planetario, come ammette lo stesso Trump.
Il nobile e martoriato popolo cinese non ha comunque certo dimenticato Mao e il socialismo, cosa peraltro impossibile poiché è lo stesso conflitto capitale-lavoro che genera la lotta di classe e quindi il marxismo-leninismo, i quali finiranno per travolgere tutti i reazionari. Basti citare la lotta degli studenti cinesi marxisti-leninisti che in agosto sono scesi in piazza con il ritratto di Mao.
Il compagno Guidi indica che è in ascesa anche l'imperialismo russo, come dimostra l'ingresso della Russia nel conflitto siriano e in Nord Africa e gli interventi in Georgia, Ossezia del sud e Abkhazia oltre che l'annessione della Crimea.
La Russia considera sua area di influenza anche l'Ucraina, ha retto alle sanzioni Usa e abbandonato il dollaro come mezzo per gli scambi commerciali internazionali. Il nuovo zar Putin rafforza i suoi legami con la Cina e cerca di influenzare a suo vantaggio anche la Ue imperialista specie finanziando forze di estrema destra, fra le quali la Lega di Salvini.
I forti legami stretti con la Turchia del fascista Erdogan, dopo la crisi del 2015, le enormi spese militari che nel delirio di onnipotenza dell'ex membro del KGB dovranno rendere "invincibile" la Russia, l'appoggio all'Egitto e ad Assad, il suo ruolo di potenza energetica, fanno di questo imperialismo un concorrente pericoloso degli Usa, specie in quelle zone in cui gli americani hanno dovuto cedere il passo per effetto della crisi economica, a cominciare dal Medio Oriente.
Naturalmente l'esportazione del capitale dei monopolisti russi ha per presupposto la crescente miseria del popolo russo, dimostrata dai dati.
In Medio Oriente diversi imperialismi regionali si contendono l'egemonia della regione, certamente il più aggressivo e pericoloso è quello israeliano, il quale, specie dal 1980, ha cominciato ad esportare massicciamente capitali all'estero. Oggi ben 10 multinazionali delle 2.000 più importanti sono israeliane.
I nazisti di Tel Aviv dispongono del 16° esercito del mondo, dotato anche di ben 200 testate nucleari. Le mire egemoniche del sionismo, dopo aver conquistato e sottomesso l'eroico popolo palestinese si spingono nel nord dell'Iraq ed in Siria. L'entità statale sionista, specie dopo l'approvazione della terrificante "legge-base" che istituisce l'apartheid e mira a costruire una nazione di ebrei "puri" in perfetto stile nazista, va liquidata e distrutta in base alla parola d'ordine: uno Stato, due popoli.
Anche la Turchia del fascista Erdogan si rilancia nella regione, come detto anche grazie ad importanti accordi con la Russia, specie sulla questione siriana. Tende ad espandersi tanto attraverso il Mar Egeo e a Cipro, quanto puntando alla realizzazione, sulla pelle dei curdi, di una zona cuscinetto di oltre 30 km al confine meridionale, anche per spartirsi il nord della Siria.
Oggi è in attrito con gli Usa, nonostante sia parte della Nato, per effetto dei dazi imposti da Trump ed è pronta ad allearsi anche con Cina e Iran. Si rilancia nella regione anche l'imperialismo iraniano che punta a realizzare due "mezzelune sciite" che altro non sono che le zone di influenza dell'Iran nella regione.
Quanto all'Arabia Saudita, da sempre appoggiata dagli Usa, il governo reazionario locale è terrorizzato dall'espansionismo del "nemico" sciita iraniano, da qui le enormi spese militari in chiave antiraniana, in alleanza con i sionisti ed in funzione anti Stato Islamico.
L'Unione europea imperialista
Per quanto riguarda l'Unione Europea imperialista a 27 Stati, questo mostro economico, politico, militare e istituzionale, che non è riformabile e va distrutto cominciando a tirarne fuori l'Italia, poiché completamente al servizio dei monopoli e quindi nemico giurato dei popoli europei (i quali infatti l'hanno sonoramente bocciato in diversi referendum, vedi la stessa Brexit e l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione) c'è da dire che fra le grandi potenze appare essere quella più in difficoltà, vuoi per le politiche di "austerity" (cioè di macelleria sociale) effettuate sotto dettatura della Bce, vuoi perché non sembra ancora essersi ripresa dalla crisi economica del 2007, non riuscendo ad imporre l'euro sul dollaro a livello globale.
Concausa della sue debolezze certe contraddizioni fra gli Stati interni, specie fra Germania e Francia.
Non mancano i tentativi di rilancio, anche in chiave militare, a fare la voce grossa in tal senso in particolare la Francia di Macron, il nuovo De Gaulle. Comunque la Ue non rinuncia certo all'esportazione di capitali e contende diverse aree del mondo agli altri imperialismi, vedi in particolare l'Africa.
Il PMLI coerente con la sua lotta all'imperialismo e per il socialismo, lotta senza sosta per l'Europa dei popoli e quindi per la distruzione dell'Ue imperialista, cominciando con la delegittimazione dei suoi governi e istituzioni utilizzando anche l'arma dell'astensionismo alle elezioni europee. Astensionismo che in questo caso ha carattere strategico e non tattico come nel caso delle politiche, regionali e amministrative, poiché anche solo presentare delle liste per il parlamento europeo significherebbe legittimare la Ue e quindi tradire la lotta antimperialista per la sua liquidazione e la lotta per l'Europa socialista.
Purtroppo nell'epoca dell'imperialismo le guerre sono inevitabili, la legge del massimo profitto, la legge dello sviluppo ineguale dei paesi imperialisti in un mondo già dominato dai trust, il tentativo di trovare nuovi sbocchi all'esportazione del capitale (enormemente superiore a quello delle merci) l'accaparramento di aree di influenza e risorse energetiche porta inevitabilmente alla guerra, la quale ci ricorda il compagno Guidi citando Mao, non è altro che la continuazione della politica con altri mezzi.
Il compito dei marxisti-leninisti è quello di appoggiare i popoli in lotta contro l'imperialismo indipendentemente dalle forze che si trovano alla loro testa (come già detto e come del resto il PMLI fa fin dalla sua Fondazione) e, nel caso di una guerra mondiale, effetto dell'esplosione delle contraddizioni fra più paesi imperialisti (peraltro mai così probabile nel mondo a partire dagli anni 80) opporre alla guerra ingiusta imperialista, la giusta guerra antimperialista, impedire in ogni modo che i popoli diventino carne da macello per gli interessi delle classi dominanti e dei monopoli.
Naturalmente il contributo più grande che il popolo italiano ed il partito del proletariato possono dare alla lotta per la liquidazione dell'imperialismo è la lotta contro il "proprio" imperialismo, anche perché questa lotta è l'esempio ed il contributo più grande che si possa dare alla lotta contro tutti gli imperialismi.
Nell'ultima parte del suo discorso il compagno Guidi si sofferma quindi sull'imperialismo italiano.
L'imperialismo italiano
Il capitalismo italiano non ha mai risolto i problemi di fondo del nostro popolo, fin dall'Unità d'Italia, anzi li ha aggravati, basti pensare alla Questione meridionale e alle disuguaglianze sociali all'interno del Paese, mentre in politica estera ha sempre puntato ad avere il suo “posto al sole”, specie in Africa e nel Mediterraneo, per saziare gli appetiti dei monopoli.
Questo è avvenuto anche con la prima Repubblica e specie con l'avvento e il consolidamento della seconda repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista e interventista parte integrante dell'Ue imperialista, qualunque governo si trovasse in carica, anche quelli della "sinistra" borghese, macchiandosi di tremendi crimini contro l'umanità. Oggi sono 35 le missioni militari imperialiste italiane all'estero, dislocate in ben 24 paesi del mondo (dal Medio Oriente alla Lettonia) con circa 7 mila unità operative al costo di circa 1,5 miliardi di euro all'anno.
Missioni palesemente incostituzionali alla luce dell'Art. 11 della Costituzione borghese del '48 (ormai ridotta davvero a carta straccia) che vengono legittimate a partire dal 31 dicembre 2016 da una vera e propria legge per la guerra, pensata proprio per sfuggire ad ipotesi di incostituzionalità.
L'attuale mostruoso governo nero fascista e razzista Salvini-Di Maio è in assoluta continuità con i precedenti governi e anzi rilancia l'interventismo italiano, esponendo quindi il nostro popolo a enormi rischi e sciagure. Il governo riafferma le alleanze dell'imperialismo italiano, a cominciare dalla collocazione dell'Italia nell'Ue imperialista, nella Nato, nell'Onu, al fianco degli Usa e conferma le missioni militari all'estero perché considerate "strategiche". In generale l'imperialismo italiano si proietta con forza nel Mediterraneo e nel Nord Africa.
In particolare il fascista Trump appoggia il nero governo italiano sui migranti e sulla Libia, paese nel quale i monopoli italiani, Eni in testa, aspirano a sottrarre risorse ed esportare capitali anche in competizione con la Francia.
Ecco perché il contributo più grande che la lotta antimperialista del PMLI può dare è spazzare via il nero governo Salvini-Di Maio, non solo per la sua politica interna ma anche estera, creando un ampio fronte unito per abbatterlo dalla piazza prima che faccia ulteriori danni al nostro e ad altri popoli, impedendo ad ogni costo la partecipazione dell'Italia ad ulteriori guerre imperialiste e pronti ad infuocare le piazze, armi in pugno se necessario, per impedire il coinvolgimento del nostro popolo in una nuova e terrificante guerra mondiale.
La battaglia antigovernativa del Partito ha quindi carattere antifascista, antirazzista e antimperialista. Spazzato via il nero governo, il più a destra della storia d'Italia del dopoguerra, il PMLI proseguirà poi per la sua strada, che è quella di liquidare definitivamente il capitalismo ed il dominio della classe dominante borghese, seguendo la via dell'Ottobre e realizzare l'Italia unita, rossa e socialista.
La Fondazione del PMLI il 9 Aprile del 1977 ha aperto la terza fase della lotta di classe in Italia fra il proletariato e la borghesia, dopo la prima dominata dal riformismo del PSI e la seconda dal revisionismo del PCI, i suoi primi 41 anni di storia, i suoi successi e l'unità del suo gruppo dirigente, come ha detto il compagno Scuderi, costituiscono un vero e proprio "miracolo politico".
La testa del Partito è rossa e forte, è però ancora piccolo il corpo, ecco perché il compagno Guidi rilancia in chiusura del suo magistrale discorso l'obiettivo strategico a medio-termine sul quale è concentrato il PMLI: l'acquisizione di un corpo da Gigante Rosso, spronandoci a seguire le indicazioni di Scuderi per raggiungere questo fondamentale traguardo, per dare le ali alla lotta di classe e fare acquisire alla classe operaia coscienza di essere classe per sé (e non solo in sé) e condurla alla conquista del potere politico, che poi è la madre di tutte le questioni.
Un grande, rosso e radicato Partito di quadri (forgiati sul modello dei "5 assi", i 5 Maestri del proletariato internazionale) saldamente ancorato al marxismo-leninismo-pensiero di Mao, basato sul centralismo democratico, profondamente radicato fra le masse, in particolare gli operai (che devono diventare l'ossatura del PMLI) e gli studenti, i cui dirigenti, militanti e simpatizzanti prendano a modello le 10 splendide citazioni di Mao sui marxisti-leninisti pubblicate su “Il Bolscevico”.
Evviva, evviva, evviva l'esemplare, rosso e potente discorso del compagno Guidi alla Commemorazione di Mao nel 42° Anniversario della scomparsa!
A morte l'imperialismo e le guerre imperialiste!
Buttiamo giù il nero governo fascista e razzista Salvini-Di Maio!
Avanti con forza e fiducia sulla via dell'Ottobre, verso l'Italia unita, rossa e socialista!
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!
Giordano – Paola (Cosenza)
7 novembre 2018