C'è sempre un magistrato amico dei governanti
Salvini e Raggi graziati
Di Maio: “Giornalisti infimi sciacalli”
Dal “porto delle nebbie” di Roma al “porto sicuro” di Catania: ogni volta che si tratta di chiamare un boss politico o un membro del governo a dar conto delle sue malefatte sul piano giudiziario spunta sempre un “magistrato amico” pronto a insabbiare tutto.
Il “divieto di disturbare il manovratore” è un ordine perentorio istituzionale che si ripete fin dai tempi della prima Repubblica a conferma che in uno Stato borghese e ancora di più in un regime neofascista come quello attualmente retto da Lega e Cinquestelle, non potrà mai esistere una “giustizia giusta” né la “legge uguale per tutti i cittadini”.
È successo così con gli ex presidenti della repubblica Leone (scandalo Lockheed), Cossiga (Gladio) e Napolitano (trattativa Stato-mafia); con Andreotti (mafia e omicidio Pecorelli) con Craxi, Berlusconi, D'Alema, Occhetto, Prodi, tanto per citare i casi più eclatanti, e con tutti gli altri capicosca parlamentari coinvolti in Tangentopoli: ed è successo così anche in questi giorni per il ducetto del Viminale e caporione fascio-leghista Matteo Salvini e per la sindaca Cinquestelle Virginia Raggi.
Il primo, indagato da due procuratori Luigi Patronaggio (Agrigento) e Francesco Lo Voi ( Palermo) per il sequestro della nave Diciotti, è stato salvato da un terzo magistrato “amico”, il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro.
Grazie a un pretestuoso rimpallo di competenze fra le tre procure siciliane, l'indagine su Salvini è finita sulla scrivania di Zuccaro il quale ha immediatamente chiesto al Tribunale dei ministri che l’accusa di sequestro di persona nei confronti del ministro dell’Interno venga archiviata perché il sequestro dei migranti sulla Diciotti è stato “giustificato dalla scelta politica, non sindacabile dal giudice penale per la separazione dei poteri, di chiedere in sede Europea la distribuzione dei migranti in un caso in cui, secondo la convenzione Sar, sarebbe toccato a Malta indicare il porto sicuro”.
Pur di salvare il “ministro amico”, Zuccaro ha stravolto ogni principio costituzionale e giuridico borghese e, in nome della ragion di Stato borghese, ha sentenziato che Salvini, ma domani potrebbe essere qualunque altro politicante borghese, può impunemente violare la legge e i diritti fondamentali dell'uomo, come ad esempio la richiesta di asilo. Non solo; d'ora in avanti, sempre in nome “dell’insindacabilità dell’agire politico”, altre norme del codice penale potranno essere serenamente violate dai governanti e politici di turno, senza subire conseguenze penali.
Non a caso lo stesso Salvini, nel 2017, quando era ancora segretario della Lega, definiva Zuccaro “un procuratore da applausi... che nessuno si azzardi a toccare” anche perché si tratta dello stesso procuratore che sempre nel 2017 ammoniva il parlamento spiegando che “non tutti i migranti economici possono essere ospitati dall’Italia” e che le Ong fossero “finanziate da chi ha interesse a manovre di speculazione internazionale”.
La seconda invece era finita alla sbarra con l'accusa di abuso d’ufficio e falso nell'ambito dell'inchiesta sulle nomine d'oro in Campidoglio. Ma il 10 novembre un altro “giudice amico” dei Cinquestelle, Roberto Ranazzi, ci ha messo meno di un’ora per emettere una sentenza a dir poco ridicola perché da un lato riconosce che la dichiarazione inviata dalla sindaca il 6 dicembre 2016 all’Anticorruzione capitolina sul ruolo del suo fedelissimo Raffaele Marra nella nomina del fratello era falsa; che Marra ha trafficato per mettere il suo parente a capo dell’Ufficio Turismo; ma tutto ciò, secondo Ranazzi, sarebbe avvenuto a “insaputa” della Raggi che quindi viene prosciolta da ogni accusa esattamente come l'esito di tanti processi su Tangentopoli e la corruzione che i Cinquestelle dicono di voler combattere.
Scampato il pericolo i due ducetti, Salvini e Di Maio, si scatenano sui social con violenti attacchi contro la magistratura nemica del governo e i giornalisti non asserviti al potere.
Il primo addirittura inscena un altro teatrino in diretta facebook (come aveva già fatto il 7 settembre scorso quando aprì la busta della procura di Palermo contenente l’avviso di garanzia per sequestro di persona aggravato) per annunciare al mondo che: “Sono innocente, gioia, letizia... ma lo sapevo”. In realtà non è esattamente così, perché il collegio del Tribunale dei ministri catanese ha a disposizione 90 giorni per decidere se accogliere, o rigettare, la richiesta di archiviazione di Zuccaro. Infine Salvini si scaglia contro i giudici che hanno osato indagarlo e saluta i suoi accoliti chiedendosi ironicamente: “Perché Patronaggio ha indagato? Quanto è costata l’indagine? Quante persone ha coinvolto? Quante uomini delle forze dell’ordine sono stati allertati per un reato che non esisteva?”.
Mentre l'altro ducetto Di Maio subito dopo la sentenza assolutoria della Raggi si scaglia con tono intimidatorio contro i giornalisti colpevoli a suo dire di aver alimentato “Due anni di attacchi alla sindaca più massacrata di Italia. La magistratura ha fatto il suo dovere e la ringrazio. Il peggio in questa vicenda lo hanno dato invece la stragrande maggioranza di quelli che si autodefiniscono ancora giornalisti, ma che sono solo degli infimi sciacalli. Con le loro ridicole insinuazioni, hanno provato a convincere il Movimento a scaricare la Raggi.... Gli sciacalli sono gli stessi che stanno facendo la guerra al governo provando a farlo cadere con un metodo ben preciso: esaltare la Lega e massacrare il Movimento sempre e comunque”. Mentre l'altro boss dei Cinquestelle, Alessandroo Di Battista, dal Sudamerica rincara la dose e commenta: “Le uniche puttane qui sono proprio loro, questi pennivendoli che non si prostituiscono neppure per necessità, ma solo per viltà”. Tutto condito da esplicite minacce di mettere al più presto il bavaglio alla stampa non allineata al regime e ai giornalisti che hanno osato attaccare la Raggi e il M5S.
Altro che “governo del cambiamento”!
Altro che “ripulire Roma dalla corruzione di Mafia-Capitale”!
Altro che “onestà e trasparenza”!
21 novembre 2018