ll megalomane narcisista sindaco di Napoli l'ha dichiarato all'”Espresso”
De Magistris punta a Palazzo Chigi per “attuare la Costituzione”, cioè il capitalismo e il potere della borghesia
Intanto lavora per andare all'Europarlamento per “riformare” l'Ue imperialista
Alla vigilia dell'assemblea nazionale convocata per il 1° dicembre a Roma, per dare vita a un nuovo cartello elettorale a sinistra del PD in vista delle vicine elezioni europee, Luigi De Magistris ha rilasciato un'intervista al settimanale "L'Espresso" in cui rivela le sue illimitate ambizioni politiche, che hanno per obiettivo immediato il parlamento europeo, ma investono anche la presidenza della Regione Campania, e soprattutto si proiettano fino a Palazzo Chigi.
Per quanto riguarda le elezioni per la Campania del 2020, "Candidarmi alla Regione è inevitabile" spiega il sindaco di Napoli, attribuendone la causa all'ostilità del governatore De Luca che non gli consente "neanche un minimo di dialogo istituzionale". E aggiunge: "Se mi sentirò appoggiato da una forte spinta popolare, lo sfiderò con il solo rammarico di lasciare Napoli un anno prima della fine del mandato". Un rammarico il suo non reale, ma puramente di circostanza dato che, come spiega più avanti, la presidenza della Campania, come anche il parlamento europeo, rappresentano solo tappe programmate di un percorso molto più ambizioso.
Riguardo alla sua candidatura alle elezioni europee del 2019, che sarebbe la seconda volta dopo la sua elezione a eurodeputato nella lista dell'IDV di Di Pietro nel 2009, De Magistris assicura che lascerà subito il posto al secondo eletto, ossia dovrebbe fare solo da catalizzatore di voti grazie alla sua popolarità: "Ma sia chiaro - avverte - che mi candiderò soltanto se prima si costruisce qualcosa di veramente innovativo che passi attraverso i territori, i beni comuni, i comitati, gli amministratori, i militanti, le associazioni, i movimenti". Cioè a patto che funzioni il suo progetto di costruire quel "fronte popolare democratico" che riunisca insieme alcuni spezzoni della "sinistra alternativa", movimenti, associazioni, centri sociali ecc., e che esso lo riconosca come il suo candidato e leader politico indiscusso in tutte le sfide elettorali importanti che si presenteranno: dalle già programmate elezioni europee e regionali campane fino alle prossime politiche, che siano anticipate o alla loro scadenza naturale.
Un disegno molto ampio e ambizioso
A questo mira infatti l'assemblea del 1° dicembre a Roma convocata da DemA (Democrazia Autonomia), l'associazione creata da De Magistris che, col suo primo congresso tenuto lo scorso maggio a Napoli, si va costituendo in un contenitore, denominato Demos ("popolo" in greco antico), che si propone di raccogliere tutta una serie di forze di base e a sinistra del PD e del M5S come alternativa al governo nero Lega M5S, ma anche a Berlusconi e a Renzi. All'assemblea di Roma hanno già annunciato la partecipazione Rifondazione Comunista, che da poco ha rotto con Potere al Popolo, e Sinistra Italiana, che guarda al raggruppamento europeo della sinistra (Gue) e che viene data in uscita da LeU, ora che MdP di Bersani e D'Alema guarda invece ad un'alleanza con i Verdi e i socialisti per superare il quorum alle europee. Anche se, li preavverte De Magistris nell'intervista, nel suo "fronte" non c'è posto per "aggregazioni composte da persone che hanno la sindrome visiva della sconfitta": "chi di loro aderirà al progetto deve sapere che non avrà la prima linea, né comizi né comparsate in tv".
Non si sa ancora se vi aderirà anche Potere al Popolo, mentre potrebbero aderire altri partiti come PCI e Sinistra Anticapitalista, anch'essi usciti di recente da PaP. Ma De Magistris guarda anche alla sinistra del M5S, sempre più a disagio in un movimento sempre più appiattito sulla Lega di Salvini. A lui guardano dissidenti espulsi dal M5S, come l'ex consigliera comunale di Roma, Cristina Grancio, e l'ex assessore della giunta Raggi, Paolo Berdini, e quei sindaci e amministratori eletti col M5S che nel corso del tempo hanno rotto col movimento, pur restando in carica, sull'esempio del sindaco di Parma Pizzarotti.
A livello europeo De Magistris guarda ad alleanze con L'altra Europa per Tsipras, Diem 25, il movimento europeo che fa capo all'ex ministro delle finanze greco Varoufakis, gli spagnoli di Podemos e i catalani del movimento che fa capo alla sindaca di Barcellona, Ada Colau, che saranno tutti collegati in video con l'assemblea di Roma. Inoltre il sindaco di Napoli punta ad avere in lista candidati bandiera come Ilaria Cucchi e l'ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano.
Un "anti Salvini" o un "Salvini di sinistra"?
Il disegno di De Magistris è dunque molto ampio e ambizioso, e si proietta perciò oltre l'orizzonte immediato delle elezioni europee e delle regionali campane, tant'è che alla domanda se la sua non sia soprattutto un'esercitazione per puntare alla politica nazionale, egli risponde: "Vuole la sincerità? il mio obiettivo è candidarmi alla guida del Paese. Machiavellicamente parlando, le elezioni regionali ed europee sono due momenti del progetto. A palazzo Chigi potrò avere gli strumenti con cui attuare veramente la Costituzione repubblicana, che da 70 anni viene al massimo difesa e spesso svuotata".
Quindi, il megalomane e narcisista sindaco di Napoli, che nell'intervista non lesina le lodi a sé stesso affermando di "avere carisma, di essere un punto di riferimento", di sentirsi un "rivoluzionario del settecento" (dunque un rivoluzionario borghese a diciotto carati che vorrebbe portare fino in fondo nient'altro che una rivoluzione borghese) , nonché di attirare voti anche grazie al suo aspetto fisico, non fa mistero di puntare a Palazzo Chigi, e che tutti i suoi sforzi sono mirati in ultima analisi a quello. Non a caso pochi giorni dopo questa intervista ha dichiarato: "Vorrei essere l’anti Salvini. Come premier sarei il suo opposto: credo che si debba lavorare su coesione e solidarietà". E si è proposto come il leader di una "coalizione civica nazionale" contro "l'onda nera che avanza".
In sostanza ambisce a diventare un Salvini "di sinistra", con il suo stesso narcisismo, la sua stessa sfrenata ambizione individualistica e le sue stesse capacità demagogiche di imbonire le masse, ma usando una demagogia di sinistra anziché quella razzista e fascista del caporione leghista, blandendo i movimenti e i centri sociali anziché gli squadristi di CasaPound e di Forza Nuova, e impugnando la Costituzione anziché il manganello poliziesco. Può sembrare una differenza grande, ma è significativo che nell'intervista De Magistris si richiami come modelli a Guevara e a Marcos, e che arrivi a dichiarare che "se Salvini si definisce capitano, quando arriverò a guidare il Paese io sarò il subcomandante, perché il comandante è il popolo, come recita l'articolo 1 della Costituzione". Segno che se anche nei contenuti i due personaggi appaiono opposti, nei metodi sono invece molto simili, avendo sposato entrambi la demagogia e il ducismo come strumento di affermazione politica e personale.
Un nuovo inganno elettorale contro l'astensionismo
E a ben vedere, anche se De Magistris sfoggia una demagogia di sinistra, nella sostanza non mette in discussione il sistema capitalistico su cui si fonda la società che dice di voler cambiare attuando la Costituzione del 1948. Costituzione che in ogni caso è espressione di quel sistema e lo garantisce, sancendo l'intoccabilità della proprietà privata e vietando al proletariato di rovesciare il potere della borghesia. Non a caso egli si definisce orgogliosamente "un antagonista", ma allo stesso tempo sottolinea di essere un "antagonista ubbidiente, perché non ho mai tradito le istituzioni". Cioè di essere in ultima analisi e a modo suo un difensore e un baluardo delle istituzioni borghesi dall'ira delle masse, nel senso che cerca di incanalarla sul binario legalitario ed elettorale sviandola da quello rivoluzionario. Non a caso nell'intervista rifiuta il paragone con Masaniello e preferisce definirsi un "rivoluzionario illuminista", cioè non socialista e neppure popolare ma semplicemente borghese. Non per nulla nella sua ascesa politica egli ha anticipato per molti aspetti il M5S, unendo l'uso strumentale di certi temi sentiti dalle masse come i "beni comuni" e la lotta alla corruzione politica e alla camorra a metodi borghesi e qualunquisti come l'interclassismo, la demagogia, il personalismo.
Quello che il megalomane e narcisista sindaco di Napoli vuol costruire non è altro dunque che l'ennesimo inganno elettorale per imbrogliare i sinceri anticapitalisti, antifascisti e antirazzisti e dissuaderli dall'astensionismo, spacciando nuove illusioni parlamentari, governative e costituzionali per carpire i loro voti e soddisfare le proprie ambizioni personali. "È venuto il momento dell’unità delle forze che vogliono finalmente attuare in pieno la Costituzione e, quindi, è giunta l’ora della costruzione di un fronte popolare democratico", per "coalizzare quelli che difendono ed attuano la Costituzione" e per "cambiare anche l’Europa delle oligarchie e delle tecnocrazie", sostiene nel suo appello per la partecipazione all'assemblea del 1° dicembre. Cioè chiama ad attuare la Costituzione per rafforzare il consenso delle masse al capitalismo e al potere della borghesia, anziché chiamare alla lotta per il suo abbattimento e per il potere al proletariato. E a riformare l'Unione europea imperialista, invece di distruggerla per fare spazio ad una futura Europa socialista.
In sostanza la sua è la proiezione a livello nazionale ed europeo della politica demagogica che ha praticato a Napoli, dove dopo quasi dieci anni di governo della città, a parte trasformarla in una vetrina della borghesia, non ha fatto nulla sul fronte del lavoro, sul risanamento delle periferie e dei quartieri popolari, sulla lotta alla camorra e per i giovani e le masse popolari. È drammatica a questo riguardo la recente denuncia dei parroci di Napoli, dopo l'ultimo omicidio di strada avvenuto davanti a una chiesa, sulla situazione di degrado della città, "conseguenza - si legge nel loro appello - di un abbandono sistematico da parte degli uomini di potere, delle politiche miopi e cieche, dell'assenza reiterata di interventi per riorientare le tendenze negative e guidare la popolazione".
28 novembre 2018