Stime dell'Ufficio parlamentare di Bilancio
Taglio fino al 30% alle pensioni Quota 100

“C'era una volta la cancellazione della Fornero”. Potremmo iniziare così questo articolo poiché la promessa elettorale di Lega e 5 Stelle di abolire la controriforma pensionistica del governo Monti assomiglia sempre più a una favoletta.
A partire dalla cosiddetta “quota 100”, ossia la somma tra anni di contribuzione ed età anagrafica che permetterebbe di andare in pensione. Questa quota, che tra l'altro era già stata proposta dai sindacati confederali, ha due requisiti minimi, entrambi indispensabili e obbligatori: 38 anni di contributi e 62 di età.
Ragion per cui se un lavoratore ha la contribuzione richiesta ma ha “solo” 61 anni dovrà lavorare un altro anno, quindi si arriva a 101 (39+62), se ne ha 60 altri due (40+62=102) e così via. La stessa cosa si verifica se si raggiungono i 62 anni ma avendo 37 anni di contributi si dovrà lavorare un altro anno (38+63=101), altri due se 36 (38+64=102) e via di questo passo.
Perciò quando Salvini e Di Maio affermano: “istituita quota 100, abolita la Fornero”, la loro non è altro che una notizia fasulla o, se si vuole usare il termine inglese di gran moda, una “fake news”. Questa mistificazione è stata subito sottolineata da più parti, in primis dai sindacati.
L'altro aspetto che in un primo momento era stato messo in secondo piano è quello, altrettanto importante, del trattamento economico derivante dalle pensioni erogate con questa, seppur variabile, quota 100. Il primo ragionamento logico da fare è che trattandosi di sistema contributivo, gli anni che vengono a mancare con una pensione anticipata si ripercuoteranno sull'importo dell'assegno pensionistico.
Secondo le stime dell'Ufficio parlamentare di Bilancio (UpB) in cambio di 5 anni di anticipo il taglio dell’assegno viene stimato tra il 5 e il 30% dell’importo lordo. Oltre ai mancati versamenti bisogna tenere di conto del sistema di calcolo nel suo complesso che prevede un coefficiente di trasformazione che si alza di pari passo con l'età di accesso alla pensione.
Ad esempio nel 2019 a 62 anni il coefficiente sarà a 4,790 (è 4,856 fino alla fine di quest’anno) mentre quello di uscita a 67 anni sarà a 5,604. Il montante più basso, (l’insieme dei vari contributi versati durante la vita lavorativa) quindi si moltiplicherà per un coefficiente più basso riducendo l’assegno. Da segnalare anche le ricadute sui lavoratori pubblici, che rappresentano parte dei possibili beneficiari di quota 100, che in genere ricevono i maggiori aumenti a fine carriera e non li avranno se decidono di andare in pensione anticipata.
La proposta dal governo nero Salvini-Di Maio è sostanzialmente un meccanismo di pensione anticipata rispetto al sistema in vigore, che prevede 43 anni di contributi o 67 anni di età. In cambio però di un salasso che taglia l'assegno fin oltre il 30% se si va in pensione a 62 anni. Più che rottamare la Fornero, Quota 100 somiglia più all'attuale Ape, cioè l'Anticipo pensionistico che difatti, molto probabilmente andrà a scomparire.
Del resto il finanziamento in Legge di Bilancio di 6,7 miliardi di euro è del tutto insufficiente ad intaccare i meccanismi della Fornero. Pochi spiccioli sufficienti però a fare propaganda sui mass-media e sui social dove Salvini grida ai quattro venti di aver demolito la Fornero e creato le condizioni alle assunzioni dei giovani, fatto quest'ultimo smentito anche da Confindustria.
Salvo poi giustificarsi che non si poteva fare di più perché mancano i soldi. Ma questo non è vero perché, ad esempio, ritirare le missioni militari all'estero e istituire una patrimoniale permetterebbe di trovare le risorse più che sufficienti a rottamare davvero la Fornero e mandare in pensione a 60 anni i lavoratori con un assegno dignitoso.
Ma nel “contratto di governo” Lega-5 Stelle non è previsto di tarpare le ali all'imperialismo italiano e tassare i ricchi. Anzi, le loro intenzioni vanno proprio in direzione opposta.
 
 

28 novembre 2018