Per aver favorito aziende mafiose
Arrestato Galati, ex sottosegretario di Berlusconi

 
Nuovo terrificante spaccato dello strapotere della 'ndrangheta in Calabria, la regione più povera d'Italia in mano al filomafioso governatore del PD Mario ''palla-palla'' Oliverio.
Il 12 novembre è scattata l'operazione ''Quinta Bolgia'' coordinata dalla DDA di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri che ha portato all'arresto di 24 persone, per reati quali corruzione e abuso d'ufficio, nell'ambito delle indagini sulla penetrazione delle 'ndrine del lametino nell'Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro e nell'ospedale di Lamezia Terme.
Fra gli arrestati Giuseppe ''Pino'' Galati di Lamezia Terme, deputato dal 1996 al 2018 del ''centro-destra'' (passato dal Ccd fino ad Ala di Verdini e trombato al Senato con “Noi con l'Italia” il 4 marzo scorso) ed ex sottosegretario con Berlusconi, uno degli anelli di collegamento con la 'ndrina Giampà di Lamezia e le 'ndrine alleate Iannazzo-Daponte-Cannizzaro.
I mafiosi facevano il bello e il cattivo tempo all'ospedale di Lamezia, arrivando perfino a gestire il trasporto del sangue, la nomina dei primari, la fornitura di materiale sanitario, i servizi funebri, il servizio di ambulanze private sostitutivo di quello pubblico (il quale “servizio” di per sé è già una sciagurata conseguenza dei tagli alla Sanità pubblica) attraverso le aziende mafiose Putrino e Rocca agli ordini del boss Vincenzo Torcasio dei Giampà.
Proprio Torcasio, in alcune intercettazioni, svela l'asservimento ai suoi voleri di Galati e, fra gli altri, del consigliere comunale lametino Luigi Muraca, dell'ex direttore dell'Asp Perri, dell'ex direttore amministrativo Asp Pugliese e del responsabile del 118 di Ciccone, anche loro fra gli arrestati, in riferimento al bando irregolare delle autoambulanze private.
Particolari agghiaccianti, ''indegni di un paese civile'' come dice il comandante dello Scico Barbera, rivelano come i mafiosi facevano somministrare dai loro sottoposti e dal personale medico e paramedico intimidito sangue scadente e ossigeno scaduto ai pazienti, imponevano il transito di ambulanze fatiscenti, spesso senza freni e i requisiti tecnici minimi per la circolazione, arrivando perfino a controllare, chiavi in mano, l'accesso ad alcuni reparti dell'ospedale, individuando così, anche con l'utilizzo delle ''password'' personali dei medici, i pazienti allo stadio terminale in modo da indurre poi i parenti degli sfortunati all'utilizzo dei servizi erogati da parte delle aziende funebri mafiose.
Dice Gratteri: ''Pensare che c’è gente spregiudicata che vive nell’agiatezza lucrando sui morti, sui funerali. C’era una sorta di racket. Imponevano la propria agenzia con il coinvolgimento di impiegati dell’ospedale che sostanzialmente regolamentavano anche i tempi di consegna del cadavere per dare tempo a queste agenzie di imporre il loro carro funebre''.
Sequestrati dagli inquirenti beni per 10 milioni di euro.
Una vera e propria occupazione militare mafiosa dell'ospedale lametino, con relativa terrificante gestione dei servizi sulle spalle dei malati, andata avanti almeno dal 2010, basata sulla legge del massimo profitto, con la complicità anche dei politicanti borghesi e dei funzionari pubblici corrotti dell'Asp, per i quali era previsto un vero e proprio piano tariffario in cambio di favori, coperture e irregolarità, che prevedeva non solo denaro ma anche litri d'olio d'oliva, che variavano in quantità in base ai favori ricevuti dai mafiosi.
Pino Galati in passato venne coinvolto in altre inchieste fra le quali ''Alchemia'' e soprattutto ''Poseidone'' e ''Why not'', rispetto alle quali fu, insieme al deputato Pittella, uno dei principali insabbiatori.
Grande il risentimento popolare in Calabria per la vicenda, echi della rabbia contro lo strapotere della 'ndrangheta si sono sentiti anche durante la manifestazione di venerdì 16 novembre proprio a Lamezia, indetta da 2 comitati civici per chiedere la fine del commissariamento susseguente allo scioglimento del comune per mafia avvenuto lo scorso anno. Migliaia i lametini in piazza, nonostante la pioggia, in particolare i giovani e i giovanissimi del Liceo ''Campanella'' che hanno sfilato dietro allo striscione “Difendiamo e riprendiamoci la Città”.
Alcuni manifestanti hanno parlato di “situazione emergenziale sotto tutti i punti di vista”, vi è infatti il problema dei rifiuti, dell’apparato burocratico del comune, definito “un muro di gomma”, la situazione dell’igiene pubblica, il decoro urbano, la mancata pulizia dei fiumi, la chiusura degli impianti sportivi e dei teatri comunali.
Vicinanza dei manifestanti ad Alessia Muraca, la 18enne lametina colpita da 4 aneurismi, purtroppo deceduta sabato 17 novembre nel reparto rianimazione dell'ospedale di Cosenza.
Gli abitanti di Lamezia scesi in piazza hanno chiesto al nero governo fascista e razzista Salvini-Di Maio di tornare al voto.
Occorre un ampio fronte unito contro le mafie, per il lavoro, lo sviluppo e l'industrializzazione del nostro martoriato Meridione, per la sanità pubblica, universale, gratuita, gestita con la partecipazione diretta dei lavoratori e delle masse popolari, che disponga di strutture capillari di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione su tutto il territorio nazionale e sia finanziata tramite la fiscalità generale.
La Questione meridionale, che per il PMLI è la vera Questione nazionale, così come il problema delle mafie, generate dal capitalismo, potranno essere risolte definitivamente solo col socialismo e la conquista del potere politico da parte del proletariato.

5 dicembre 2018