Nonostante il minaccioso schieramento di blindati e “forze dell'ordine”
In 10 mila in piazza a Roma contro il “risorgere di un nuovo fascismo”, il razzismo, le mafie, la povertà e il governo
Tantissime categorie della Cgil, Anpi, Arci, Rete romana degli studenti medi. Massiccia presenza di immigrati
Nel mirino anche i decreti Salvini e Pillon
Contro il governo nero, fascista e razzista dei ducetti Salvini e Di Maio e la giunta capitolina della pentastellatta Raggi, il primo dicembre oltre 10 mila persone sono scese in piazza a Roma per “Riconoscersi e ribellarsi contro il risorgere di un nuovo fascismo, il razzismo, le mafie, la povertà le disuguaglianze e i decreti Salvini e Pillon”.
Per circa tre ore un lungo e combattivo corteo unitario è partito da Piazza della Repubblica ed è sfilato per via Cavour, via dei Fori Imperiali per concludersi sotto l’Altare della patria in piazza della Madonna di Loreto.
Alla manifestazione, indetta da “Una di noi. Uno di noi”, ha aderito un ampio fronte di forse sociali fra cui la Cgil, presente in piazza con tantissime categorie, Arci, Rete romana degli studenti medi e universitari, Libera, Anpi comitato provinciale Roma, a tantissimi comitati di quartiere, realtà di base, cooperative sociali, associazioni. Con una massiccia presenza di immigrati, tra cui tantissime donne con bambini in passeggino o in braccio.
Tantissimi gli slogan e i cartella contro la sindaca Raggi e i ducetti Salvini e Di Maio fra cui
“-Salvini + bangladini”, “La mafia ci vuole deboli e divisi,noi rispondiamo uniti e decisi”, “Il silenzio è mafia” e il significativo: “Il freddo uccide, sappiamo chi è stato” riferito al povero senzatetto morto di freddo nei giorni scorsi nel quartiere di San Lorenzo.
Su 8 mila persone che ogni notte dormono in strada ci sono solo 2.500 posti letto del Comune, che invece di potenziarli dieci giorni fa non ha trovato di meglio da fare che procedere invece allo sgombero dell’accampamento di fortuna gestito dai volontari dell’associazione Baobab Experience.
Al termine del corteo ha preso la parola la staffetta partigiana Tina Costa, 93 anni, la quale ha spiegato il senso e l’unitarietà della piattaforma che va dal rifiuto del decreto Salvini al No al decreto Pillon, dalla difesa della Casa internazionale delle donne dalle mire della giunta Raggi alla lotta contro il caporalato nei campi intorno a Pomezia, sul litorale, fino alla resistenza agli sgomberi di case e spazi, urbani e suburbani, occupati dai movimenti per il diritto all’abitare, sgomberi promessi dal Campidoglio ma sotto la guida del Viminale. Perciò ha concluso Costa: “Noi siamo qui contro l’ingiustizia e contro questo governo, siamo qui per riprenderci i diritti che ci hanno rubato... Siamo qui contro il risorgere di un nuovo fascismo e possiamo ancora vincere”.
“ A un passante distratto – ha spiegato ancora dal palco uno degli organizzatori della manifestazione - il nostro può sembrare un blocco sociale informe, in realtà qui sono rappresentate le nuove soggettività, dove si mischiano rivendicazioni anche diverse, tenute insieme dalla consapevolezza che nessuno vince da solo. Stiamo costruendo una alleanza ampia che parte dai territori, dal lavoro comune, da iniziative concrete di nuovo mutualismo. È un lavoro duro ma anche le forze politiche devono capire che è l’unico possibile per combattere l’avanzare della destra e siamo ancora all’inizio... C’è un nesso che va spiegato, sciolto, tra il decreto-sicurezza di Salvini e l’operato degli ultimi due anni della giunta pentastellata in Campidoglio. In una città dove ci sono 94 clan e 100 piazze di spaccio le mafie si sostituiscono allo Stato con un welfare criminale. Interi quartieri sono dominati da una economia mafiosa, la mafia è tanto più forte quanto più ampia è la povertà e la marginalità sociale ma questo non succede per un virus o una meteorite, viene dalla chiusura degli spazi sociali e dei servizi, si nutre delle corresponsabilità istituzionali, nella zona grigia”.
Basti pensare che nel bilancio di previsione della giunta Raggi, secondo un' analisi del Cresme per Libera, ci sono pesanti tagli a quasi tutti i capitoli di spesa per servizi sociali a cominciare dagli asili nido agli interventi per il diritto alla casa ai disabili, per un ammontare complessivo di oltre 478 milioni di euro.
Per quanto riguarda il fascistissimo decreto sicurezza imposto da Salvini, si legge fra l'altro nella piattaforma rivendicativa “crea solo più emarginazione e più irregolari che servono da manodopera alle mafie, è incostituzionale e noi non lo rispetteremo”.
Insomma una bella e combattiva giornata di lotta e di solidarietà che certamente non ha fatto piacere al ducetto Salvini che ancora una volta a scopo repressivo e intimidatori ha blindato il corteo con centinaia di poliziotti schierati in assetto antisommossa e pronti a intervenire a suon di manganellate e arresti.
Non a caso, come denuncia in un comunicato il coordinamento regionale dell’ANPI del Lazio: “alla fine della bellissima manifestazione “1 di noi” alcuni manifestanti della CGIL sono stati oggetto di intimidazioni, strattonamenti e velate minacce da parte di alcuni componenti della polizia a Piazza Venezia, di fronte all’Altare della Patria. I poliziotti hanno preteso che le bandiere che i manifestanti portavano con sé, chi nell’asta sventolando, chi arrotolata e chi al collo, fossero tolte dalla vista e 'levate di mezzo'”.
Si tratta, denuncia ancora il comunicato di fatti molto “gravi in quanto i manifestanti stavano tornando ai pullman e non erano in alcun modo turbamento per l’ordine pubblico”. Anche perché i poliziotti se la sono presa in modo particolare con i militanti, i pensionati, i lavoratori e i sindacalisti della CGIL a cui l'Anpi “esprime la totale solidarietà.
5 dicembre 2018