Bombardieri nucleari russi in Venezuela
Il ministro della difesa venezuelano: “Ci prepariamo a difenderci”
Lo scorso 10 dicembre due bombardieri strategici Tu-160, un cargo An-124 e un velivolo a lungo raggio IL-62 dell’aeronautica militare russa hanno percorso 10.000 km partendo da una base della penisola di Kola per atterrare all’aeroporto internazionale di Maiquetia, in Venezuela, secondo quanto reso noto attraverso un comunicato diramato dal Dipartimento di Informazione e Comunicazione del ministero della Difesa della Russia.
I militari russi sono stati accolti da una rappresentanza dell'aviazione venezuelana e insieme hanno discusso di voli operativi combinati, e successivamente si è svolta una riunione allargata a diplomatici russi, che si trovavano già in missione in Venezuela da alcuni giorni, ed esponenti del governo di Maduro.
Lo spiegamento degli aerei russi, che segue la visita del presidente venezuelano Nicolas Maduro in Russia la scorsa settimana, si è svolto nell’ambito una visita di cortesia nel quadro dell’amicizia che lega il Venezuela alla Russia.
“Ci prepariamo a difendere il Venezuela se è necessario” e “lo faremo con i nostri amici che difendono i rapporti di rispetto tra Stati”, ha dichiarato il ministro della Difesa di Caracas, Vladimir Padrino Lopez, subito dopo l’atterraggio, una dichiarazione che ha fatto infuriare gli Stati Uniti, evidenti destinatari delle parole di Padrino Lopez: infatti il Segretario di Stato, Mike Pompeo, ha subito affermato, come riportato anche dalla Tass, che “il popolo venezuelano e russo dovrebbero vedere questo per quello che è: due governi corrotti che sperperano soldi pubblici e reprimono le libertà mentre il loro popolo soffre”.
È poi seguita la risposta del portavoce della presidenza russa, Dmitry Peskov, il quale ha dichiarato che le parole di Pompeo sono state inappropriate e non diplomatiche, sottolineando che la metà del bilancio che gli Stati Uniti stanziano per la difesa basterebbe a sfamare l’intero continente africano.
Le gravi difficoltà economiche che affliggono il Venezuela ormai da oltre due anni e che hanno messo in gravi difficoltà il governo di Maduro, l'hanno spinto a mendicare aiuti politici e militari all'imperialismo russo, il quale teme che anche in Venezuela, come è recentemente successo in Brasile con l’elezione di Bolsonaro, possa insediarsi un governo di destra succube degli Stati Uniti.
In quest’ottica l’atterraggio dei bombardieri nucleari, e ancora più l’incontro con il personale diplomatico russo giunto in Venezuela, è senza dubbio un forte e chiaro segnale lanciato da Mosca a Washington che la Russia di Putin non intende abbandonare il Paese sudamericano nella mani degli Stati Uniti e anzi risponde colpo su colpo a quell'accerchiamento che Trump gli ha serrato sul suo fianco orientale che va dall'Ucraina ai Paesi baltici permettendosi di inviare i suoi bombardieri nucleari in quello che Usa considerava tradizionalmente il loro “cortile di casa”
19 dicembre 2018