Indagine della Guardia di Finanza in Lombardia
Dipendenti della Lega pagati in nero
La Procura della Repubblica di Bergamo ha aperto un'indagine per evasione fiscale, evasione contributiva e truffa ai danni dello Stato per mancato rispetto degli accordi sulla cassa integrazione straordinaria al fine di fare chiarezza sule modalità di pagamento degli stipendi del personale dipendente dalla Lega di Matteo Salvini.
L'inchiesta è partita dall'ipotesi, tutt'altro che infondata, che i famosi 49 milioni di euro di contributi elettorali che il partito di Salvini deve riconsegnare allo Stato e che non ha mai riconsegnato, si trovino nella piena disponibilità dell'organizzazione politica e che siano sistematicamente utilizzati per effettuare, tra l'altro, svariati pagamenti, tra cui quello del personale dipendente.
Per questo a partire dallo scorso dicembre la Guardia di finanza ha iniziato a setacciare, soprattutto in Lombardia ma non solo, decine di conti correnti per verificare le modalità di pagamento degli stipendi del personale.
L'inchiesta riguarda la gestione leghista del proprio patrimonio nel periodo tra il 2013 e il 2017, quando Salvini quindi si era già insediato alla segreteria, e sta chiaramente emergendo che centinaia di dipendenti delle varie sedi regionali e provinciali della Lega sono stati retribuiti in modo irregolare attraverso una sistematica falsità in bilancio, ossia tramite l'iscrizione per anni a bilancio di soldi in contante spacciati come rimborsi di spese anticipati dai dipendenti (denaro che in realtà i dipendenti del partito non hanno mai anticipato) per poi essere fittiziamente rimborsati con denaro contante che in realtà costituiva un vero e proprio stipendio.
A finire sotto la lente di ingrandimento dei magistrati bergamaschi sono stati dapprima i bilanci della "Lega Nord per l'indipendenza della Padania
" (dei quali quelli approvati sotto la gestione Salvini portano le date del 2013, 2014 e 2015) che venivano redatti a livello nazionale. Poi la Lega Nord, con il cambio di statuto, ha stabilito che la regolarità dei bilanci dovesse essere assegnata al livello regionale, e con questo nuovo criterio furono redatti i bilanci del 2016 e del 2017. Nel frattempo poi, precisamente nel 2014, Salvini aveva messo in cassa integrazione straordinaria quasi tutti i dipendenti del partito.
Secondo l'accordo sottoscritto da Salvini al ministero del Lavoro i lavoratori in cassa integrazione abrebbero avuto la precedenza nel ricoprire nuove posizioni qualora la Lega ne avesse riscontrato l'esigenza: ma l'ipotesi dei magistrati bergamaschi, avvalorata dagli accertamenti, è che le segreterie regionali e provinciali della Lega Nord, che nel frattempo avevano avuto mano libera nella certificazione delle proprie spese, avrebbero pagato i dipendenti in nero, in quanto non avrebbero potuto assumere personale (perché avrebbero dovuto utilizzare quello in cassa integrazione straordinaria), e lo avrebbero fatto utilizzando in contanti parte dei famosi 49 milioni che la lega dovrebbe restituire allo Stato, ma che evidentemente sono da qualche parte, ancora nella disponibilità del partito di Salvini.
Dopo la sigla dell'accordo sulla cassa integrazione, infatti, centinaia di persone sono rimaste a svolgere le stesse mansioni che svolgevano precedentemente in qualità di lavoratori dipendenti, e lo hanno fatto ufficialmente come volontari ma, di fatto, percependo stipendi in nero.
16 gennaio 2019