Importante e incoraggiante discorso di Denis Branzanti, Responsabile del PMLI per l'Emilia-Romagna, alla commemorazione di Lenin che si è tenuta a Cavriago il 20 gennaio 2019
Studiamo e applichiamo gli insegnamenti di Lenin sul ruolo del proletariato nella lotta contro il capitalismo e l'imperialismo
Care compagne e cari compagni,
anche quest’anno le bandiere rosse del PMLI si stringono attorno al busto del Grande Maestro del proletariato internazionale Lenin, in occasione del 95° Anniversario della sua scomparsa, qui nella piazza di Cavriago che ne porta il nome.
Ancora una volta, senza timore alcuno ed anzi con orgoglio proletario rivoluzionario, i marxisti-leninisti dichiarano pubblicamente e con forza di essere i fedeli eredi degli insegnamenti di Lenin, così come di Marx, di Engels, di Stalin e di Mao, di essere i continuatori della storia del socialismo internazionale, di non cedere un passo alla reazione, al capitalismo e all’imperialismo, ma anche al riformismo e al revisionismo, perché solo rimanendo fedeli al marxismo-leninismo-pensiero di Mao, applicandolo dialetticamente alla nostra situazione specifica, potremo abbattere il capitalismo e l’imperialismo e conquistare l’Italia unita, rossa e socialista! Ci vorrà il tempo che ci vorrà, ma il PMLI rimarrà fedele a questo compito storico che si è dato sin dalla fondazione, avvenuta quasi 42 anni fa.
Anche quest’anno sono qui con noi altri sostenitori di Lenin, a partire dal PCI tramite la sua Organizzazione giovanile, la FGCI, che rinnova così la collaborazione che ci vede insieme da diversi anni per ricordare Lenin e il leninismo, questo ci conforta, perché vuol dire che il PMLI non è solo nel sostenere i Maestri, la lotta di classe e il socialismo, ma vi sono tanti altri sinceri comunisti, indipendentemente dalla loro collocazione organizzativa, che vogliono dare un reale contributo alla lotta per il socialismo nel nostro Paese.
Noi auspichiamo che il fronte unito si allarghi sempre più, sia in termini di organizzazioni, in particolare ai partiti con la bandiera rossa e la falce e martello, e in termini di rivendicazioni per unirsi sulle questioni condivise, a partire dal buttare giù il governo nero fascista e razzista Salvini-Di Maio, invito allargato a tutte le forze politiche, sindacali, sociali, culturali, religiose democratiche e antifasciste.
Qualcosa si sta muovendo, qualche timido segnale di opposizione accenna a manifestarsi, ma troppo tempo è passato dal momento in cui questo nero governo si è insediato, troppo gli è stato sinora concesso, e comunque troppo poco è quello che si preannuncia, al momento solo una manifestazione nazionale della Cgil, ma ci vuole ben altro per impensierire il nuovo fascismo, che va chiamato come tale, senza girarci troppo intorno, cos’altro serve ai dirigenti dei partiti della “sinistra” borghese e a quelli sindacali, agli intellettuali democratici, che si chiudano direttamente partiti, sindacati e giornali e si aprano le porte delle galere per i loro esponenti? Non basta, tra le tante cose, che a questo ci si voglia arrivare con la cancellazione da destra del parlamento, il depotenziamento del ruolo dei sindacati e il taglio dei fondi all’editoria per colpire i giornali non allineati?
Noi marxisti-leninisti continueremo a fare la nostra parte per spronarli a battersi contro questo nero governo, e soprattutto per aprire gli occhi alle masse proletarie e popolari perché prima o poi, inevitabilmente, queste volgeranno il loro sguardo verso le bandiere rosse e la falce e martello, perché questi sono i simboli del proletariato e della masse lavoratrici e popolari, questi sono i simboli della lotta e della riscossa, questi sono i simboli della vittoria, del progresso e dell’emancipazione!
Come ha affermato Lenin nel 1906: “Le masse, anche se non ci capiscono oggi, perché sono stordite dalle chiacchiere dei cadetti alle assemblee elettorali, se non ci capiranno domani, perché si lasceranno sedurre dei primi passi del primo parlamento russo, si convinceranno dopodomani che la nostra posizione è giusta. I fatti le costringeranno a vedere nella socialdemocrazia rivoluzionaria il partito che non si fa ingannare dalle apparenze, che esorta con fermezza e intransigenza 'a guardare' da quella parte dove si svolge inevitabilmente la lotta che deciderà delle sorti della vera (e non di quella cadetta) libertà del popolo
”.
Anche quest’anno questa iniziativa è stata appoggiata da tutto il Partito, basta citare la presenza di compagni del PMLI giunti oltre che da varie città dell’Emilia-Romagna, dal Piemonte, dalla Lombardia e dalla Toscana, e che ringraziamo con calore proletario rivoluzionario, anche la Commissione per il lavoro di organizzazione del Comitato centrale del PMLI ha manifestato il suo appoggio e in particolare il compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, ci ha inviato un graditissimo messaggio di saluto, che vi leggo:
“Caro compagno Denis Branzanti, care compagne e compagni, vi saluto calorosamente e in maniera militante. Idealmente, assieme a tutto il PMLI, sono con voi per commemorare Lenin davanti al suo monumento a Cavriago, in occasione del 95° Anniversario della sua scomparsa.
Pur sotto bandiere rosse diverse, ma tutte con la falce e martello, voi siete qui riuniti per rendere omaggio al fondatore del Partito comunista russo, al principale artefice della Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre, al fondatore della Terza Internazionale di cui il 2 marzo ricorre il centenario.
Il proletariato italiano nel passato e fino agli anni Settanta lottava per il socialismo e per conquistare il potere politico. Ma poi si è smarrito nel riformismo, nel parlamentarismo, nel governismo, nel costituzionalismo e nel pacifismo perché i revisionisti, ossia i falsi comunisti, con l'inganno l'hanno decomunistizzato, deideologizzato e derivoluzionalizzato. Spetta quindi ai veri comunisti risvegliarlo alla lotta di classe e ricondurlo sulla via dell'Ottobre. Una impresa titanica che richiede un impegno totale, duri sforzi, molti sacrifici e perseveranza. Consapevoli che non tutto dipende da noi, dal nostro lavoro. La risoluzione del problema dipende anche dallo sviluppo della lotta di classe, dalla scoperta del socialismo da parte delle nuove generazioni.
In ogni caso dobbiamo tenere duro e stare attenti alle pallottole inzuccherate della borghesia che ci possono corrompere, tirarci fuori dalla via dell'Ottobre e infine portarci al tradimento della causa del socialismo.
Noi tutti, imparando da Lenin, non dobbiamo concedere nulla alla borghesia, e dobbiamo dimostrarlo perseverando con fiducia nel risveglio del proletariato alla lotta rivoluzionaria per il socialismo e per creare tutte le condizioni per buttar giù il governo nero fascista e razzista Salvini-Di Maio.
Per questo dobbiamo assimilare fino in fondo e mettere in pratica il pensiero e gli insegnamenti di Lenin riguardo al Partito, al proletariato, al Fronte unito, alla tattica e alla strategia della rivoluzione socialista.
Con Lenin per sempre contro il capitalismo, per il socialismo.
Vostro compagno di lotta. Giovanni Scuderi”.
Gli insegnamenti di Lenin per abbattere il capitalismo e edificare il socialismo
Care compagne e cari compagni,
Lenin ha speso tutta la sua vita per dare al proletariato la sua organizzazione politica, la sua ideologia, indicargli la strada per l’emancipazione, condurlo di battaglia in battaglia fino alla Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre, guidarlo nei primi anni del neonato potere sovietico.
Lenin ha dimostrato, dopo che Marx ed Engels l’avevano teorizzato, che il proletariato da classe in sé può divenire una classe per sé, cioè da una classe priva della propria coscienza, della concezione proletaria del mondo, frammentata ideologicamente e organizzativamente, votata alle sole lotte immediate ed economiche, può divenire una classe forte, unita, dotata delle proprie ideologia e concezione del mondo, una classe lungimirante e fondamentale, indipendentemente dalla sua consistenza numerica, e l’unica che può condurre le masse, con la guida di un vero Partito comunista, ad abbattere il capitalismo con la Rivoluzione socialista, e ad edificare il proprio sistema, cioè il socialismo.
Lenin ebbe a dire che: “In qualsiasi paese capitalistico la forza del proletariato è incomparabilmente più grande del peso numerico dei proletari nella somma totale della popolazione. E ciò perché il proletariato ha il dominio economico sul centro e sul ganglio di tutto il sistema economico del capitalismo ed anche perché, in regime capitalistico, esso esprime economicamente e politicamente gli interessi effettivi della maggioranza dei lavoratori.
Perciò il proletariato, anche quando costituisce la minoranza della popolazione (o quando l’avanguardia cosciente e veramente rivoluzionaria del proletariato costituisce la minoranza della popolazione), è in grado di abbattere la borghesia e di attrarre poi dalla sua parte molti alleati da quella massa di semiproletari e di piccoli borghesi che non si pronuncerà mai preventivamente per il dominio del proletariato, che non comprende le condizioni e i compiti di questo dominio, e che soltanto in base alla propria esperienza ulteriore si convincerà dell’inevitabilità, della giustezza, della necessità della dittatura del proletariato
”.
Non dobbiamo quindi oggi farci scoraggiare non solo dalla consistenza numerica dei comunisti, ma nemmeno da quella del proletariato che, al di là del fatto che non è per nulla scomparso come vuol farci credere la borghesia, esso rappresenta comunque la forza motrice della lotta di classe e della rivoluzione socialista, perché come ha rilevato Mao “Il proletariato è la classe più prestigiosa della storia dell’umanità, la classe rivoluzionaria più potente dal punto di vista ideologico, politico e dal punto di vista della forza”, “Senza la direzione della classe operaia, la rivoluzione fallisce, mentre con la direzione della classe operaia essa trionfa. Nell’epoca dell’imperialismo nessun’altra classe in nessun paese può condurre una vera rivoluzione alla vittoria
”.
Già Marx aveva rivelato come la centralità operaia, nel sistema di produzione capitalistico e nell’intera società, nasca dal “rapporto di produzione specificatamente sociale di origine storica, che imprime all’operaio il marchio di mezzo diretto di valorizzazione del capitale
”.
Infatti la classe operaia è collocata al cuore del sistema economico capitalistico in virtù della sua peculiare capacità di produrre e valorizzare capitale, quantunque le funzioni che essa svolge nel processo lavorativo abbiano subito nel tempo grandi trasformazioni.
Lenin ha sottolineato che: “Grazie alla sua funzione economica nella grande produzione, solo il proletariato è capace di essere la guida di tutti i lavoratori e di tutte le masse sfruttate, che la borghesia spesso sfrutta, opprime, schiaccia non meno e anche più dei proletari, ma che sono incapaci di lottare indipendemente per la loro emancipazione
”.
E la storia della Rivoluzione bolscevica guidata da Lenin e Stalin, è li a dimostrarlo e confermarlo inconfutabilmente.
Infatti le rivoluzioni del passato fino a quella della borghesia, poiché si proponevano solo di sostituire al potere una classe sfruttatrice con un'altra classe sfruttatrice, avevano l'obiettivo di riformarle e adeguarle alle necessità della nuova classe dominante, la Rivoluzione d'Ottobre dimostrava ciò che fino a quel momento era ritenuto impossibile: il proletariato poteva – e può – rovesciare dal potere la borghesia sfruttatrice, eliminare la proprietà privata dei mezzi di produzione e abbattere la vecchia macchina statale, per questo da allora è stata il faro di tutti gli sfruttati e gli oppressi del mondo intero.
Lenin ha indicato come “L’abbattimento del dominio borghese è possibile soltanto ad opera del proletariato, come classe particolare, preparata a questo rovesciamento dalle proprie condizioni economiche di esistenza che gli danno la possibilità e la forza di compierlo
”, e che questo non possa avvenire “non soltanto senza una rivoluzione violenta, ma anche senza la distruzione dell’apparato del potere statale che è stato creato dalla classe dominante
”, cioè, in pratica, il proletariato non può semplicemente impossessarsi dell’apparato statale e utilizzarlo ai propri fini, ma deve distruggerlo e crearne uno nuovo corrispondente alla nuova base economica socialista e al nuovo potere politico socialista.
Ma per far sì che ciò avvenga, che il proletariato diventi classe per sé, assuma la direzione della lotta di classe e guidi le masse verso l’abbattimento del capitalismo e la conquista del socialismo, occorre necessariamente che innanzitutto acquisisca la propria concezione del mondo, trasformi la propria coscienza in senso proletario-rivoluzionario, marxista-leninista. Lenin infatti chiarisce: “Lo schiavo che ha coscienza delle sue condizioni di schiavo e lotta contro queste condizioni è un rivoluzionario. Lo schiavo che non ha coscienza della sua schiavitù e vegeta in una silenziosa, incosciente, e sottomessa vita da schiavo è semplicemente uno schiavo. Lo schiavo che sbava quando, soddisfatto, descrive le delizie della vita da schiavi ed esalta il buono e bravo padrone è un lacchè, un bruto
”.
Ed è grazie all’educazione politica dei Maestri e all’esperienza nella lotta di classe che una larga parte del proletariato mondiale aveva acquisito questa coscienza, la coscienza di essere una classe per sé, e la concezione proletaria del mondo, la cui essenza è costituita dal materialismo dialettico che è la base filosofica e teorica del marxismo-leninismo-pensiero di Mao e dal materialismo storico che è ne la base scientifica e storica.
Ma successivamente questa coscienza è stata nuovamente perduta a causa della de-ideologizzazione e de-comunistizzazione di massa, della martellante campagna diffamatoria contro il socialismo, che ha portato con sé negli anni un forte indebolimento dello spirito, dell’ideologia, della combattività e della coscienza di classe del proletariato, che è stato rigettato in uno stadio pre-marxista come classe in sé non come una classe per sé, anche per responsabilità dei revisionisti che l’hanno depotenziato e corrotto col riformismo, l’elettoralismo, il parlamentarismo, il costituzionalismo, il governismo e il pacifismo dei quali si deve liberare, e che hanno finito via via per lasciare le nuove generazioni in balia di una educazione e di una formazione propria della cultura e della morale borghesi.
Il lavoro per risvegliare le coscienze, per ricostruire quella memoria storica di classe che si è cercato in ogni modo di cancellare, per far capire al proletariato, ai progressisti, alle ragazze e ai ragazzi che la madre di tutte le questioni è quella del potere politico e del socialismo, è quindi oggi divenuto enorme, faticoso e lungo.
Ma proprio l'esperienza dei bolscevichi insegna che non è possibile saltare il lavoro prolungato, difficile e paziente dell'educazione rivoluzionaria delle masse, che può avvenire solo stando fra le masse, difendendone i diritti e gli interessi, indipendentemente da chi le dirige e dal livello politico delle loro lotte.
Come dice Lenin “bisogna educare l’intera classe degli operai salariati a combattere per la liberazione di tutta l’umanità da ogni oppressione; bisogna addestrare tenacemente sempre nuovi strati di questa classe; bisogna saper avvicinare i componenti meno coscienti ed evoluti della classe, gli elementi meno toccati dalla nostra scienza e dalla scienza della vita, per parlare con loro; bisogna saperli avvicinare, saperli elevare con coerenza, con pazienza fino alla coscienza socialdemocratica
(oggi si dice marxista-leninista, nda), senza trasformare la nostra dottrina in un arido dogma, non insegnandola solo con i libri, ma anche con la partecipazione alle lotta quotidiana degli strati più umili e arretrati del proletariato. Quest’azione quotidiana contiene in sé – lo ripetiamo – un certo elemento pedagogico. Il socialdemocratico che dimentichi tale attività cessa di essere un socialdemocratico
”.
Nonostante le difficoltà occorre quindi perseverare negli sforzi e migliorandoli, per convincere il proletariato ad acquisire la coscienza di essere una classe per sé e ad armarsi del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, ma affinché riacquisti questa coscienza e possa riprendere il suo cammino naturale della lotta per il socialismo, il proletariato deve necessariamente fare un serio bilancio critico e autocritico dell'esperienza e della storia del movimento operaio internazionale e italiano, ripulendosi dal revisionismo, dal riformismo, dall'elettoralismo, dal parlamentarismo, dal costituzionalismo, dal pacifismo, dal trotzkismo e da ogni altra scoria dell'ideologia e della cultura borghese, per tornare ad abbeverarsi alle fonti pure del marxismo-leninismo-pensiero di Mao. A cominciare dal “Manifesto del Partito Comunista” di Marx ed Engels che andrebbe letto da tutti i sinceri comunisti per conformare a esso la loro vita politica, e dalle altre opere fondamentali che meglio lo riassumono e che sono “Stato e rivoluzione” di Lenin, “Principi del leninismo” e “Questioni del leninismo” di Stalin, e “Sulla giusta soluzione delle contraddizioni in seno al popolo” di Mao.
È la storia del movimento operaio e comunista, internazionale e nazionale, che ha dimostrato che solo attenendosi al marxismo-leninismo-pensiero di Mao e applicandolo alla realtà concreta del proprio paese, il proletariato può raggiungere tutti i suoi obiettivi immediati, a lungo termine e storici.
Il proletariato ha bisogno di un Partito marxista, rivoluzionario, disciplinato, determinato, coerente e netto oppositore del capitalismo
Ma il proletariato non può spontaneamente e con le sue sole forze comprendere e realizzare questa grandiosa e complessa missione. Per questo Lenin formulò a suo tempo una tesi nuova, originale, rispetto agli allora partiti socialdemocratici, il proletariato cioè ha bisogno di un Partito marxista, rivoluzionario, disciplinato, determinato, coerente, netto oppositore dei nemici del proletariato, profondamente radicato fra le masse lavoratrici e popolari, che lo unisca, lo educhi, lo organizzi e lo guidi alla conquista del socialismo, unendo intorno a sé tutte le masse sfruttate e oppresse.
Le sue analisi e i suoi insegnamenti furono quindi di primaria importanza per costruire il partito rivoluzionario della classe operaia russa che fosse in grado di fare maturare la coscienza di classe e l'obiettivo del socialismo e se i bolscevichi seppero conquistare la simpatia e l'appoggio delle masse, portandole a milioni sulla via della rivoluzione, fu perché pur in condizioni sfavorevoli e senza farsi scoraggiare dall’iniziale egemonia dei riformisti fra le masse, si impegnarono in un serio lavoro di massa partecipando con la propria piattaforma, alle loro lotte immediate, lavorando per legare il particolare al generale, la tattica alla strategia, le battaglie sulle rivendicazioni immediate più urgenti, benché parziali, alla lotta complessiva contro il capitalismo.
E solo un partito fondato allora sulla teoria rivoluzionaria marxista (oggi diciamo su quella marxista-leninista-pensiero di Mao) avrebbe potuto assolvere questo compito storico : “Senza teoria rivoluzionaria
- afferma infatti Lenin - non vi può essere movimento rivoluzionario
”.
Per questo il PMLI pianta con forza e in maniera profonda le sue radici nel marxismo-leninismo-pensiero di Mao, cioè quell’invincibile ideologia del proletariato che è nata, si è sviluppata e si è affermata grazie ai cinque Grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao!
Sin dalla sua fondazione il PMLI lavora per ridare al proletariato la sua coscienza di classe. Solo tenendo fermo il nostro atteggiamento di classe anticapitalista, antigovernativo, antistituzionale e astensionista elettorale è possibile far maturare la coscienza e la mobilitazione rivoluzionarie delle masse proletarie e popolari e delle nuove generazioni e accumulare le forze rivoluzionarie sociali, politiche e culturali necessarie per cambiare veramente l’Italia, nell'economia, nelle istituzioni, nell'ordinamento giudiziario, nell'istruzione, nella cultura, nell'arte, nella morale, nello stile di vita per dare al popolo italiano una vita senza sfruttamento, oppressione, disoccupazione, povertà, disuguaglianze sociali e di genere e guerre, abbattendo il capitalismo e il potere della borghesia e conquistando il socialismo e il potere politico del proletariato.
Ovviamente siamo coscienti che, date le condizioni oggettive e soggettive del nostro Paese, il socialismo non è dietro l'angolo, ma possiamo progressivamente avvicinarci ad esso se le avanguardie del proletariato, delle masse lavoratrici, pensionate, disoccupate, popolari, femminili e giovanili e le elettrici e gli elettori coscienti faranno propria questa proposta strategica.
Anche sul piano elettorale, astenendosi alle prossime elezioni europee ed amministrative (disertando le urne, annullando la scheda o lasciandola in bianco) e creando in tutte le città e in tutti i quartieri le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo, ossia le Assemblee popolari e i Comitati popolari basati sulla democrazia diretta.
Per i marxisti-leninisti italiani mai è venuta meno la centralità della classe operaia nel sistema di produzione capitalistico e mai verrà meno la fiducia che riponiamo in essa quale fulcro della lotta di classe, di ieri di oggi e di domani, e principale dirigente del futuro Stato socialista.
È fuorviante e inconcludente credere che la diversificazione della classificazione sociale rispetto ai tempi di Lenin e Stalin, ma anche a quelli di Mao, impedisca al proletariato di assumere il suo ruolo storico, e ancor di più che impedisca la possibilità dello sbocco rivoluzionario alla lotta di classe.
È storicamente necessario e inevitabile che la società borghese sia distrutta per far posto alla nuova società socialista, questo fa parte delle leggi economiche e sociali, il capitalismo è già in fase morente, da tempo si sta dibattendo e la sua agonia non fa altro che perpetrare nel tempo le sofferenze dei popoli, il fatto che oggi in tutti i paesi viga il capitalismo non toglie nulla al suo destino storico.
Voglia o non voglia il capitalismo, checché ne dicano e per quante ne facciano la borghesia e i loro servi, il suo destino è quello di finire nella pattumiera della storia, e ci finirà! Il mondo non si fermerà al suo marcio, corrotto e oppressivo sistema, il mondo andrà avanti e proseguirà verso il socialismo, che è la prossima tappa di tutti i popoli, fino alla conquista del comunismo.
Questa è l’unica lettura reale e scientifica della storia, la storia la fanno i popoli e i popoli vogliono il progresso, il socialismo è il progresso, i comunisti lo perseguono, e le bandiere rosse lo rappresentano!
Tuttavia occorre un soggetto concreto, una classe totalmente antagonista alla borghesia, per affrettare e realizzare questo trapasso: il proletariato appunto, che è una classe diversa da tutte le altre che si sono avvicendate al potere nella storia perché non può emancipare sé stessa se non emancipando tutta la società.
“Le armi con cui la borghesia ha abbattuto il feudalesimo
– è scritto nel Manifesto del Partito Comunista – si rivolgono ora contro la borghesia stessa. Ma la borghesia non ha soltanto fabbricato le armi che le recano la morte; essa ha anche creato gli uomini che useranno quelle armi – i moderni operai, i proletari
”.
E il proletariato di ogni paese ha bisogno di fare propria esperienza, e ha bisogno di essere guidato nel processo di maturazione politica ed ideologica.
Nel 1907 Lenin spiegava che “L’autentico, definitivo e massiccio costituirsi del proletariato in classe, il suo contrapporsi a tutti i partiti borghesi può avvenire solamente allorché la storia del suo paese gli avrà interamente mostrato qual è la vera fisionomia della borghesia come classe, come un tutto unico politico, qual è la fisionomia della piccola borghesia come strato sociale, come grandezza ideale e politica determinata che si manifesta in tali e altre aperte azioni politiche di vasta portata. Noi dobbiamo indefessamente spiegare al proletariato le verità teoriche inerenti alla natura degli interessi di classe della borghesia e della piccola borghesia nella società capitalistica. Ma queste verità diventeranno carne della propria carne per masse veramente vaste solamente allorché queste classi avranno visto, toccato con mano la condotta dei partiti di questa o quella classe, allorché alla chiara consapevolezza della loro natura di classe, si sarà aggiunta l’immediata reazione della mentalità proletaria a tutta la fisionomia dei partiti borghesi
”.
La storia del proletariato nazionale e internazionale insegna oggi al proletariato a stare fermamente all'opposizione del governo e delle istituzioni borghesi, ad abbandonare le illusioni elettorali, parlamentari, governative, costituzionali, riformiste e pacifiste, e a contare solo sulla lotta di classe per difendere le sue condizioni di vita e di lavoro e i suoi obiettivi di classe a breve e a lungo termine.
La lotta contro il governo nero razzista e fascista Salvini-Di Maio
Nel nostro Paese vi sono oltre 5 milioni di poveri assoluti, il 182% in più rispetto agli anni pre-crisi, di questi 1 milione 208 mila sono minorenni e 1 milione 112 mila tra i 18 e i 34 anni, negli ultimi mesi la disoccupazione è salita al 10,6%, mentre quella giovanile tra i 15 e i 24 anni al 32,5%, e prosegue il trend che vede aumentare i contratti a termine e in calo quelli permanenti, continuando così a generare ulteriore precariato e povertà, grazie anche al famigerato Jobs Act del governo Renzi.
Ma i giovani non devono fare i conti solo con il precariato e la disoccupazione una volta usciti da scuola, devono addirittura preoccuparsi di uscirci da scuola dato che nel 2017-2018 si è registrato un crollo ogni 4 giorni nelle scuole del nostro Paese, mentre nel corso di ispezioni dei Nas lo scorso anno su 244 mense scolastiche controllate in ben 81 casi sono state riscontrate irregolarità e a 7 è stata notificata la sospensione del servizio per le gravi infrazioni igienico-sanitarie riscontrate, e questo a causa dei continui tagli alla scuola pubblica, soldi che sono finiti nelle tasche delle scuole private o regalati alle aziende, e la situazione che non potrà che aggravarsi con l’ulteriore taglio di 100 milioni previsto dal governo in carica.
A dimostrare che questo è sì “il governo del cambiamento”, ma in peggio, lo dimostra anche la manovra economica approvata dopo il fallimentare braccio di ferro con la Commissione europea, all’ultimo Lega e M5S hanno capitolati completamente al suo diktat, ottenendo solo una boccata d'ossigeno per il 2019, in tempo per potersi presentare alle elezioni europee con qualche zuccherino per i loro elettori, peraltro pagato a caro prezzo con l’aumento dello Spread.
Nel prossimo triennio i tagli saranno di ben 38,4 miliardi e farne le spese saranno anche le misure demagogiche come la “revisione della legge Fornero” e il “reddito di cittadinanza”, che tra l’altro avrà una chiara matrice discriminatoria e razzista escludendo gli immigrati a meno che non abbiano la residenza in Italia da almeno 10 anni, alla faccia dell'“abolizione della povertà” cianciata dal ducetto Di Maio, visto che le famiglie di immigrati sono la stragrande maggioranza delle famiglie in povertà assoluta.
Altri tagli agli investimenti, ai fondi dell’Inail per la sicurezza sul lavoro, e questo a fronte di un aumento dei morti sul lavoro, con un record lo scorso agosto di 92 morti contro i 51 del 2017, il blocco delle assunzioni nella pubblica amministrazione, e poi dismissioni, condoni, la riduzione delle regole per gli appalti, l'abrogazione delle agevolazioni fiscali agli enti no-profit, e altro ancora.
Insomma, più che la “manovra del popolo” come demagogicamente è stata chiamata si dimostra essere la manovra antipopolare dei capitalisti, degli speculatori, degli evasori, varata calpestando la Costituzione e persino la democrazia parlamentare.
E a questa si aggiungono i principali provvedimenti sinora emanati e annunciati, a partire dal decreto legge fascista e razzista di Salvini su sicurezza e migranti, un provvedimento che abolisce la protezione umanitaria, smantella il sistema dell’accoglienza diffusa sul territorio basata sugli Sprar, concentrando i migranti nei disumani Cas (Centri di accoglienza strordinaria) e Cpr (Centri per il rimpatrio) dati in gestione a speculatori privati, raddoppia da 90 a 180 giorni la detenzione dei migranti in questi centri, revoca la cittadinanza a cittadini stranieri condannati anche non in via definitiva negando loro il diritto costituzionale alla difesa, estende il periodo di esame delle domande di cittadinanza fino a 2-4 anni, e molte altre misure fasciste e razziste da Stato di polizia e di apartheid, o ancora come il decreto legge del senatore leghista Pillon che mira a rendere più difficili separazione e divorzi, scoraggiando soprattutto le donne ad affrontare simili passi per paura delle conseguenze economiche, il che la dice lunga sulla matrice familista e antifemminile di questo governo.
Per non parlare del sostegno ai gruppi neofascisti e neonazisti come Casa Pound, Forza Nuova e simili, i proclami e motti fascisti rilanciati continuamente da Salvini sui social media, e della politica estera interventista e delle alleanze imperialiste, Nato e Ue, in continuità con i governi precedenti, che mira, con l’appoggio dell’imperialismo americano, ad avere l’egemonia politica, economica e militare nel Mediterraneo.
Oggi indubbiamente il nemico principale è quindi costituito dal governo nero fascista e razzista Salvini-Di Maio, formalmente intestato al tecnocrate borghese Conte, e contro di esso bisogna battersi duramente e risolutamente non solo a livello nazionale ma anche a livello locale. Occorre che ognuno faccia la propria parte nel proprio ambiente di lavoro, di studio e di vita senza nulla concedere alla politica governativa, specie sui migranti dei quali vanno difesi strenuamente i diritti anche quando fossimo in minoranza e isolati. Frontiere e porti aperti per i migranti in Italia e in tutti i paesi UE: è questa la parola d’ordine imprescindibile del PMLI.
Le masse lavoratrici e popolari non tarderanno ad accorgersi che le chiacchiere sul “governo del cambiamento”, sulla “rottura col passato”, e così via sono solo illusioni per ingannarle, e ci sono importanti segnali di risveglio della lotta di classe, a partire dall’antifascismo, l’opposizione alle grandi opere, la mobilitazione degli studenti, le contestazioni ai ministri e agli esponenti dello stesso governo, a partire proprio dai ducetti Di Maio e Salvini, sempre più spesso vengono bruciate le bandiere dei 5 Stelle che più di ogni altro hanno tradito le aspettative e le promesse di quando era solo un movimento ambientalista, contro la casta e i privilegi, e si dichiarava per la libertà d’informazione e ora invece una volta giunto al governo, come si è visto anche nelle città che amministra, gestisce come gli altri gli interessi della borghesia e del capitalismo.
L’UE è irriformabile, bisogna distruggerla, cominciando a tirarne fuori l’Italia
Anche le critiche all’Unione Europea e l’iniziale minaccia di uscire dall’euro erano solo propaganda per illudere che ci sarebbe stata un’inversione di tendenza in tal senso e ma anche in questo caso le “pecore sono tornate all’ovile”.
Per i marxisti-leninisti italiani invece l’UE è irriformabile, bisogna distruggerla, cominciando a tirarne fuori l’Italia, perché si tratta di una organizzazione imperialista e interventista, perché le sue istituzioni sono antidemocratiche e nemiche dei popoli.
Essa è inutilizzabile da parte del proletariato e del suo Partito, per questo noi rifiutiamo l’UE per principio e quindi non possiamo legittimarla presentandoci con nostre liste alle elezioni europee della prossima primavera, non si può quindi ricorrere a un astensionismo tattico come per le elezioni nazionali ma strategico, poiché il nocciolo della questione rimane la scelta a favore o contro la UE e non quella di dove collocarsi politicamente ed elettoralmente all’interno di essa. Tanto più ora che in Europa spira forte il vento delle destre fasciste, razziste e xenofobe al governo in diversi paesi dell’Est e del Nord.
Occorre far comprendere alle masse che solo il socialismo è in grado di realizzare l’Europa dei popoli, di abbattere tutte le barriere siano esse fisiche o economiche, perché il proletariato andrà al potere, i prodotti del lavoro potranno essere goduti interamente dal popolo lavoratore, sviluppate le conquiste sociali, economiche e politiche, costruito un nuovo ordine sociale sulle ceneri di quello capitalistico e imperialistico. Battersi per l’Europa socialista rimane un nostro dovere, noi faremo fino in fondo la nostra parte finché un giorno venga instaurata la Repubblica socialista d’Europa. Ma sarà impossibile passare pacificamente a questa nuova Europa se non si realizzerà il socialismo nei singoli paesi dell’UE, a cominciare dall’Italia.
Occorre quindi unirsi per buttare giù il governo nero fascista e razzista Salvini-Di Maio! Non solo i marxisti-leninisti, i fautori del socialismo e gli anticapitalisti, ovunque organizzati, i partiti con la bandiera rossa e la falce e martello, ma anche gli antifascisti consapevoli e informati hanno il dovere storico di unirsi per sbarrare la strada ai fascisti del XXI secolo.
Consapevoli però che migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle masse è importante, e su questo fronte il PMLI sarà sempre in prima linea, come in passato, ma il vero cambiamento dell’Italia può avvenire solo se si cambia tutto, non solo il governo, cioè se si passa dal capitalismo al socialismo, dalla dittatura della borghesia alla dittatura del proletariato, dalla sovrastruttura istituzionale, giuridica, culturale e morale borghese a quella proletaria.
Il capitalismo va spazzato via perché non potrà mai cambiare natura, linea politica e rapporto con le masse, pena la sua autodistruzione.
Certo ci vorrà del tempo per accumulare le forze e le alleanze necessarie per liberarcene e queste forze arriveranno se ci occupiamo quotidianamente dei problemi materiali immediati delle masse, se riusciamo a convincerle della giustezza della nostra proposta strategica del socialismo, se pratichiamo una corretta e larga politica di fronte unito che ruoti attorno alla nostra piattaforma rivendicativa a partire dai diritti sociali: lavoro, casa, salute, pensione, istruzione.
Noi comunque siamo assolutamente disponibili a partecipare a qualsiasi manifestazione antifascista e antirazzista da chiunque sia promossa e senza alcuna discriminazione. Più largo è il fronte unito più sicuro è il successo.
Il PMLI rilancia quindi ancora una volta l’appello alle proletarie e proletari, lavoratrici e lavoratori, masse popolari femminili e giovanili, a unirsi sotto le grandi bandiere rosse di Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao, del socialismo e del PMLI, e marciare con forza e fiducia sulla via dell’Ottobre verso l’Italia unita, rossa e socialista!
Noi continueremo comunque a lavorare per radicare e diffondere il PMLI in tutto il Paese, a partire dalla 5 cose concrete indicate dal compagno Scuderi per dare al PMLI un corpo da Gigante Rosso: fare un bilancio critico e autocritico sul lavoro svolto, riflettere su ogni elemento della parola d’ordine “Studiare, concentrarsi sulle priorità, radicarsi” e su ciascuno di essi stabilire cosa dobbiamo fare negli ambienti e nei movimenti in cui operiamo, sviluppare il lavoro di massa, specie sindacale, studentesco e femminile, praticare una larga politica di fronte unito ricercando alleanze in particolare con i partiti con la bandiera rossa e la falce e martello, tenere sotto tiro il governo nero fascista e razzista Salvini-Di Maio!
Oggi come 170 anni fa risuonano perfettamente attuali e vive le storiche parole finali del “Manifesto del Partito Comunista”, che riproponiamo al proletariato italiano da qui, a Cavriago sotto al busto di Lenin, oggi, nel 95° Anniversario della sua scomparsa, con la forza e le fiducia di sempre: “I comunisti sdegnano di nascondere le loro opinioni e le loro intenzioni. Essi dichiarano apertamente che i loro scopi non possono essere raggiunti che con l'abbattimento violento di ogni ordinamento sociale esistente. Tremino pure le classi dominanti davanti a una rivoluzione comunista. I proletari non hanno nulla da perdere in essa fuorché le loro catene. E hanno un mondo da guadagnare. Proletari di tutti i paesi, unitevi!
”.
Uniamoci allora per studiare e applicare gli insegnamenti di Lenin sul ruolo del proletariato nella lotta contro il capitalismo e l'imperialismo!
Uniamoci per buttare giù il governo nero fascista e razzista Salvini-Di Maio!
Viva l’unità di piazza tra il PMLI e tutti i sostenitori di Lenin!
Solo il socialismo può cambiare l’Italia e dare il potere al proletariato!
Con Lenin per sempre contro il capitalismo per il socialismo!
23 gennaio 2019