Calderoli (Lega) condannato per razzismo
Il vicepresidente leghista del senato aveva definito “un orango” la ministra Kyenge
Lo scorso 14 gennaio il Tribunale di Bergamo ha condannato il senatore della Lega, Roberto Calderoli, già ministro nel governo Berlusconi II e attualmente vicepresidente del Senato, a un anno e sei mesi di reclusione per avere insultato nel 2013, durante la festa della Lega a Treviglio, l'allora ministra Cecile Kyenge, originaria dell'Africa centrale, con l'inqualificabile epiteto razzista di “orango”.
Nonostante la Kyenge non avesse sporto alcuna denuncia per l'accaduto, i pm bergamaschi Maria Cristina Rota e Gianluigi Dettori avevano fatto partire d'ufficio il procedimento penale per diffamazione aggravata dall'odio razziale che ha portato alla condanna di Calderoli per il reato contestato.
La Kyenge, attualmente eurodeputata del PD, ha così commentato su Facebook: “è una sentenza incoraggiante per tutti quelli che si battono contro il razzismo”, aggiungendo che “la decisione del Tribunale di Bergamo conferma che il razzismo si può e si deve combattere per vie legali, oltre che civili, civiche e politiche”.
La battaglia antirazzista sarà sempre una battaglia politica fondamentale, perché il razzismo è intollerabile e privo di qualsiasi riscontro scientifico, fomentato ad arte dal governo Salvini-Di Maio e dalle classi dominanti per seminare zizzania e contraddizioni all'interno del proletariato, del sottoproletariato e delle altre classi sociali più disagiate per far credere la falsa tesi che il nemico di tali classi è l'appartenente ad altre razze o ad altre culture che verrebbe da altri continenti a togliere il pane a chi è povero o rischia di esserlo, mentre povertà, precarietà e disagio sono un prodotto inevitabile dello stesso sistema capitalista.
30 gennaio 2019