27 antifascisti denunciati a Roma
La risposta: “Non lasceremo spazio ai fascisti, mai”

 
 
Il 30 agosto del 2017, le agenzie di stampa rilanciarono una notizia poi pubblicata immediatamente su tutti i giornali, che aveva come oggetto l’assalto della popolazione residente nel quartiere, al centro di accoglienza Tiburtino III a Roma. A far scattare la protesta di massa sarebbe stato il sequestro di una persona entrata nell’edificio per protestare contro un rifugiato reo di aver lanciato pietre contro i suoi figli.
Nei giorni a seguire però le indagini evidenziarono che non c’era stato nessun sequestro, che era stata la donna ad accoltellare il rifugiato e che la protesta “di massa” contava solo pochi singoli che avevano inveito a gran voce contro il Centro di accoglienza.
 

Il consiglio comunale fascista
Una notizia che, appena uscita, l’ultradestra non poteva lasciarsi sfuggire; con un blitz al municipio romano infatti CasaPound fu capace di farsi concedere un consiglio comunale straordinario con all’ordine del giorno “Le problematiche del centro di via Frantoio”.
Giustamente l’Anpi e le realtà associative antifasciste del territorio chiesero con forza di far annullare la decisione, ritirando la convocazione del consiglio sorto su spinta fascista, senza però riuscirci.
A fronte del diniego al ritiro ricevuto dall’istituzione, il giorno della seduta diversi abitanti del quartiere ed altrettanti attivisti convocarono un presidio davanti al centro anziani in cui era prevista l’assemblea; alla vivace e combattiva manifestazione furono lanciati molti slogan, fra i quali il più significativo “Parlare con i fascisti non è democrazia!”, che ben denunciava la problematica al centro della questione.
In tutta risposta e forti della concessione istituzionale, pochi minuti prima delle 17 una cinquantina di militanti di CasaPound protetti dalla polizia che li scortava, entrò nell’edificio per godersi la “loro” seduta razzista. L’atto, oltre ad esser stato una vera e propria provocazione nei confronti degli antifascisti partecipanti al presidio che si videro sfilare davanti fascisti ed agenti, aveva dimostrato che lo Stato italiano ed i suoi apparati nei fatti davano protezione ai fascisti.
A quel punto, senza farsi intimidire dalla canaglia fascista, i manifestanti forzarono un cancello e occuparono il cortile, continuando a chiedere di annullare il consiglio già in corso, mentre alcuni di essi entrarono a contatto fisicamente con i militanti di CasaPound. A quel punto il consiglio fascista fu annullato.
 

Lo Stato contro gli antifascisti
Ad oggi, a pochi giorni da altri episodi di aggressione a giornalisti, ed inseriti in una escalation continua su tutto il territorio nazionale, ben ventisette avvisi di garanzia sono stati recapitati ad altrettanti antifascisti capitolini e la lista potrebbe allungarsi ancora.
Ai manifestanti oggi vengono contestati i reati di manifestazione non autorizzata, resistenza a pubblico ufficiale e “radunata sediziosa”. Pronta è arrivata la risposta degli attivisti in un comunicato: “A Tiburtino III abbiamo difeso i principi da cui nasce l’istituzione pubblica. Non faremo alcun passo indietro e non lasceremo spazio ai fascisti, mai”.
 

Piena solidarietà ai manifestanti
Esprimiamo piena solidarietà alle antifasciste ed agli antifascisti colpiti dal provvedimento, esempi di resistenza al fascismo ed al neofascismo istituzionale. E’ nostra intenzione sottolineare anche che la lotta paga, poiché è solo grazie alla loro azione se il consiglio comunale fascista non si è concluso ed è stato annullato.
Dall’altro lato non possiamo far altro che condannare la giunta Raggi ed il Movimento 5 Stelle, grande collaboratore delle misure militariste e repressive promosse dal ducetto leghista Salvini, nonché suo sodale di governo, per aver ascoltato ed aperto le porte del palazzo comunale ai fascisti di CasaPound, calpestando nei principi e nelle leggi la stessa Costituzione borghese e per aver messo sotto inchiesta chi nella sostanza la difendeva. Una vera e propria vergogna.

30 gennaio 2019