Tenevano in schiavitù centinaia di migranti
Banda di caporali arrestati a Latina
In manette anche un sindacalista e un ispettore del lavoro
Il 16 gennaio la polizia di Latina ha smantellato una vera e propria organizzazione criminale che tra l'Agro pontino e le campagne in provincia di Roma, Frosinone e Viterbo imponeva il caporalato a centinaia di migranti, ridotti in schiavitù e costretti a lavorare dall'alba al tramonto in cambio di appena 4,5 euro l’ora, neanche la metà di quanto previsto dal contratto.
In carcere con le accuse di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento del lavoro, all’estorsione, antiriciclaggio, alla corruzione e ai reati tributari, sono finiti quattro caporali, l'ispettore del lavoro, Nicola Spognardi, e il segretario della Fai Cisl, Marco Vaccaro, operanti nella provincia di Latina.
L'organizzazione usava come copertura una cooperativa denominata Agri Amici, con sede a Sezze, per reclutare i migranti nei Cas e sfruttarli come bestie in centinaia di aziende agricole.
Ai poveri migranti i loro aguzzini, dietro la minaccia del licenziamento, imponevano anche l’obbligo di iscrizione al sindacato in modo che quest’ultimo “percepisse non solo le quote di iscrizione ma anche ulteriori introiti economici connessi alla trattazione delle pratiche finalizzate ad ottenere le indennità di disoccupazione”.
I migranti venivano trasportati nei campi a bordo di pulmini sovraffollati, privi dei più elementari sistemi di sicurezza. Il sistema era retto anche grazie alla copertura di esponenti sindacali e dell’Ispettorato del lavoro. Oltre ai sei arrestati, vi sono ulteriori 50 indagati, tra cui imprenditori agricoli, commercialisti, funzionari ed esponenti del mondo sindacale che, invece di tutelare e difendere i lavoratori, li vendevano al caporale di turno.
L´indagine, che ha avuto inizio alla fine del 2017 a seguito dei interventi disposti dal Servizio Centrale Operativo nell'ambito dell´operazione ad alto impatto denominata “Freedom”, ha inoltre portato al sequestro di 5 abitazioni, 3 depositi, 3 appezzamenti di terreno, 9 autovetture, 36 tra furgoni e camion, la società cooperativa dietro cui si nascondevano i caporali, 4 quote societarie e numerosi rapporti bancari, per un valore complessivo di circa 4 milioni di euro.
30 gennaio 2019