Due generali della Finanza alla guida dei Servizi segreti
Vecchione al Dis e Carta all'Aise
Parente resta all'Aisi e un quarto finanziere a capo dell’Agenzia delle Entrate
Il primo giro di nomine effettuato dal governo a fine novembre per sostituire i vertici dei servizi segreti conferma che i ducetti Salvini e Di Maio hanno un rapporto privilegiato con la Guardia di Finanza.
Al vertice dell'Agenzia informazioni e sicurezza esterna (AISE) è stato piazzato il generale Luciano Carta; mentre il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis) è stato affidato al generale Gennaro Vecchione; un terzo finanziere, Mario Parente, era già stato già confermato alla guida dell'Agenzia informazioni e sicurezza interna (AISI) e un quarto boss in grigio-verde, il generale Antonino Maggiore, comandante regionale della Guardia di Finanza in Veneto, è stato piazzato a capo dell’Agenzia delle Entrate su proposta del ministro dell’Economia Giovanni Tria.
Vecchione e Carta succedono, rispettivamente, ad Alessandro Pansa e Alberto Manenti ai quali Salvini e Di Maio hanno dato il ben servito con quattro mesi di anticipo rispetto alla scadenza naturale del loro mandato che lo scorso 7 marzo era stato prolungato di un anno dal governo Gentiloni.
Carta è stato uno degli investigatori di punta del pool Mani Pulite. Non solo ha coordinato le indagini più importanti, inclusa quella su Fininvest, ma anche quelle sugli ufficiali corrotti delle Fiamme Gialle. Ha poi condotto operazioni anticorruzione a Livorno e a Bologna, dove ha diretto la campagna contro l’evasione fiscale a San Marino. È stato capo di Stato maggiore della Gdf ed era candidato a diventarne comandante generale, ma il governo Renzi gli aveva preferito Giorgio Toschi.
Vecchione invece arriva direttamente dalla Scuola di perfezionamento per le forze di Polizia, che ha diretto dal 2017.
A bocca asciutta rimane proprio il corpo della Polizia di Stato tanto amato da Salvini, tant'è che i loro sindacati, Sap e Siulp, sia pur senza mettere in discussione le professionalità di Carta e Vecchione, hanno duramente criticato le scelte del governo. “È una scelta – ha dichiarato Stefano Paoloni, segretario generale del Sap – che potrebbe creare un malcontento nella base. È singolare che la Polizia, per le responsabilità che le derivano e la conoscenza del territorio, non abbia espresso una figura di riferimento ai vertici dell’intelligence”.
Mentre secondo Felice Romano, segretario generale del Siulp: “Si sta mettendo in crisi e in discussione l’equilibrio del complicato e diversificato assetto delle forze di polizia e del sistema sicurezza nel nostro Paese. Un sistema pluralista a status diverso con militari e civili”.
Daniele Tissone, segretario generale del sindacato di Polizia Silp Cgil, ha precisato: “Non faccio valutazioni di natura corporativista. Incarichi così importanti devono essere affidati a persone competenti e specchiate a prescindere dalla provenienza. Saranno i fatti a dirci se i nuovi vertici di Dis e Aise saranno all’altezza”.
6 febbraio 2019