Reggio Calabria
Un bracciante senegalese morto nel rogo della baraccopoli di San Ferdinando
Moussa Al Ba è l'ennesima vittima dello sfruttamento schiavistico e della vita da bestie dei migranti senza che i governi centrale, regionale e locali facciano nulla per evitarlo
Ancora morte e disperazione nella baraccopoli di San Ferdinando (Reggio Calabria), l'infernale lager in cui sono stanziati migliaia di migranti, impiegati poi con paghe da fame nell'agricoltura.
Nella notte del 15 febbraio l'ennesimo incendio divampato tra le baracche ha portato alla morte il 29enne Al Ba Moussa, senegalese, terza vittima in poco più di un anno dopo Becky Moses, 26enne nigeriana deceduta il 27 gennaio 2018 e il 18enne Suruwa Jaith, del Gambia, deceduto il 2 dicembre scorso.
Sono oltre 1.500 i migranti presenti ancora nella struttura, ai quali viene promessa al massimo (e nemmeno per tutti) una deportazione nei Cas e Sprar, dopo promesse mai mantenute di smantellamento dell'infame struttura e di “adeguata sistemazione dei migranti” da parte dei politicanti borghesi locali e nazionali, di destra e di “sinistra”.
Il giorno successivo nei pressi della baraccopoli si è tenuta un'importante manifestazione di solidarietà organizzata dalla Cgil e altri sindacati.
Secondo Jacob, uno dei manifestanti, oggi nella Flai-Cgil: “Ci hanno fatto tante promesse, abbiamo fatto tanti scioperi. La nostra parte l’abbiamo fatta. Ma come abbiamo visto rimane tutto così. Per noi non ci sono problemi ad andare via. Ma devono dirci dove vengono trasferiti i migranti”.
Aboubakar Soumahoro dell'Usb ha dichiarato: “Il valore aggiunto, il profitto, non hanno permesso di liberare coloro che vengono sfruttati in questa catena delle nuove forme di schiavitù, affamandoli, emarginandoli, ghettizzandoli anche sul piano legislativo ... noi chiediamo una sistemazione in termini di inserimento abitativo diffuso per tutti e il rilascio del permesso di soggiorno per questi schiavi invisibili delle campagne”.
Almeno 843 persone ospitate nel ghetto, sprovviste del permesso di soggiorno, non hanno alcun diritto di entrare nel ''circuito dell'accoglienza'' e rischiano quindi l'espulsione in quanto clandestini in base alla recente legge razzista e fascista.
Questi sono i frutti marci della legge del massimo profitto capitalistico e della politica neofascista dei governi centrali e locali degli ultimi decenni, a cominciare dall'infame governo nero fascista e razzista Salvini-Di Maio, che va buttato giù al più presto prima che possa fare ulteriori danni al popolo italiano e ai migranti.
Il filomafioso governatore regionale del Pd Mario ''palla-palla'' Oliverio, confinato per corruzione dalla DDA di Catanzaro a San Giovanni in Fiore, principale responsabile locale della tremenda condizione dei migranti, si deve dimettere al più presto.
Libero accesso, frontiere aperte e pari diritti per i migranti!
20 febbraio 2019