Usa e Russia si disputano l'egemonia su Afghanistan trattando con i talebani
Anche la Cina è interessata al nevralgico paese asiatico

 
L'inviato americano per l'Afghanistan Zalmay Khalilzad rivelava a fine gennaio scorso al New York Times la definizione di un accordo raggiunto durante sei giorni di negoziati a Doha, in Qatar, coi rappresentanti dei Talebani. Secondo quanto raccontato dall'inviato di Trump la formazione della resistenza all'occupazione imperialista guidata dagli Usa si sarebbe impegnata ad un cessate il fuoco e a colloqui diretti con il governo di Kabul in cambio del ritiro delle truppe americane dal paese. Dalla capitale Kabul dove si era recato a informare dell'esito del negoziato il presidente fantoccio Ashraf Ghani, Khalilzad precisava che “i talebani si sono impegnati, con nostra soddisfazione, a fare tutto il necessario per impedire che l’Afghanistan diventi una piattaforma per gruppi terroristi internazionali o individui”, leggi militanti dello Stato islamico. Si tratterebbe di accordo di principio tra gli Usa e la resistenza afghana non ancora seguito da alcun documento ufficiale.
Non passavano che pochi giorni dalla risposta di Mosca che il 5 e 6 febbraio ospitava una delegazione non governativa guidata dall'ex premier Hamid Karzai e una di talebani che, sottolineavano le agenzie di informazione russe, per la prima volta in 18 anni si sono incontrate per trovare un accordo per una comune gestione del paese, garantito dalla supervisione di Mosca, dopo il ritiro americano annunciato da Trump. Le due delegazioni hanno discusso della creazione di un governo provvisorio e di nuove elezioni.
L'imperialismo americano annuncia un passo indietro e il rivale imperialismo russo si muove per occuparne il posto e per rimettere piede in un paese da dove 30 anni fa era stato cacciato.
Ma anche la Cina è interessata al nevralgico paese asiatico, inserito da Pechino nel progetto della nuova via della Seta, coinvolto in un dialogo trilaterale iniziato col Pachistan già nel dicembre 2017 e accolto nello Sco. La Cina ha un piccolo tratto di confine con l'Afghanistan, lungo il corridoio del Wakhan, una sottile striscia di territorio che si allunga per 350 chilometri tra Pakistan e Tajikistan dalla provincia afghana del Badakshan alla frontiera cinese. In questo territorio afghano dal settembre dello scorso anno Pechino ha dato avvio alla costruzione di un campo per l’addestramento dei soldati di Kabul. Un supporto militare che conferma i buoni rapporti tra Pechino e Kabul legati anzitutto agli affari, con il socialimperialismo cinese che si è conquistato in poco tempo l’80% dei diritti estrattivi delle importantissime risorse minerarie afghane.

20 febbraio 2019