Oltre 10 mila manifestanti a Milano contro il decreto Salvini e la riapertura dei Cpr
Durante il corteo bruciati finti decreti di espulsione
Il 16 febbraio, proprio nel giorno in cui nel lager di San Ferdinando in Calabria moriva in un incendio un altro bracciante di origine africana, oltre 10 mila manifestanti sono scesi in piazza a Milano contro il decreto Salvini, la chiusura dei porti e contro la riapertura di uno dei 20 Cpr, i centri di espulsione per migranti, nell’ex Cie di via Corelli, che stanno per essere riaperti in tutta Italia a seguito delle leggi fasciste, xenofobe e razziste Minniti-Orlando-Salvini.
Il lungo e combattivo corteo a cui hanno preso parte fra gli altri numerose associazioni antirazziste, studenti, partiti e centri sociali, è partito da piazza Piola per approdare a Lambrate.
Molti gli striscioni e i cartelli con la scritta "mai più lager", "disobbedire alle leggi ingiuste in mare e in terra". Molto combattivo lo spezzone degli studenti che rilanciano gli slogan: "non cuciamo le bocche, alziamo la voce"; "Non vogliamo Cpr ne a Milano in via Corelli né altrove", "dobbiamo riuscire a disobbedire a certe leggi razziste e dimostrare che Milano è una città solidale e meticcia".
Durante il percorso i manifestanti hanno inscenato anche due flash mob: il primo in via Padova dove, in segno di protesta contro i rimpatri e le deportazioni dei migranti, sono stati bruciati alcuni falsi decreti di espulsione; il secondo a Lambrate dove i manifestanti hanno scritto con vernice bianca sulla strada “No Cpr”, “No Lager”, “Continueremo a lottare perché Salvini e il governo giallo-verde se ne vadano a casa”.
20 febbraio 2019