Contro la nuova maturità e la “regionalizzazione dell'istruzione”
70 mila studenti in piazza
Cortei studenteschi hanno attraversato molte città italiane venerdì 22 febbraio per protestare contro il nuovo esame di maturità e i tagli alla scuola. In oltre 50 città della Penisola tra le quali, Torino, Milano, Firenze, Roma, Napoli, Brescia, Reggio Calabria, per un complessivo di 70mila studenti in lotta!
Centinaia di studenti sono scesi in piazza a Milano per protestare contro le politiche su scuola e immigrazione del governo. Il corteo si è snodato tra le vie del centro partendo da via Orazio, sede del Liceo Classico Manzoni, passando per via Torino, piazza Duomo, piazza della Scala, San Babila per chiudersi poi ai giardini della Guastalla. Diversi gli slogan contro il governo e alcuni cartelli con il viso del ministro dell'Istruzione, Marco Bussetti, con la scritta "bocciato". Altri cartelli, invece, portavano slogan dal carattere antirazzista e anticapitalista del tipo "se sei disoccupato la colpa è del padrone e non dell'immigrato".
A Roma, il corteo studentesco si è diretto verso il ministero dell'Istruzione. A Firenze corteo e sit in di protesta sotto il palazzo regionale dell'istruzione.
La riforma partorita dalla “Buona scuola” del governo Renzi e sdoganata da Salvini e di Maio punta a dare un maggiore peso ai crediti formativi che passano da un massimo di 25/100 a 40%100. La prima prova viene praticamente svuotata dal peso delle prove di Italiano e di storia, cancellando con un colpo di spugna due temi di peso, sopratutto quello storico che rischia di allontanare i ragazzi ancora di più dalla conoscenza della storia con particolare attenzione alla storia recente inclusa la storia della Resistenza partigiania, come denunciato da ANPI. Si lascia spazio a prove più blande e superficiali quali, la comprensione di un testo, e temi di attualità.
Viene cancellata la terza prova e la tesina, con cui i ragazzi avevano la possibilità di esporre temi di loro particolare interesse. I temi trattati in esame diventano solo quelli dettati dai professori e dalle scuole.
Ridotto il peso dell'esame orale che viene trasformato in esame quiz con gli studenti che andranno ad estrazione casuale nella scelta del tema che dovranno trattare.
Viene imposta l'alternanza scuola-lavoro e le prove Invalsi come requisiti indispensabili per accedere alla maturità rendendo così più difficile la vita agli studenti lavoratori e figli di lavoratori.
Tra gli attacchi del governo, denunciati dagli studenti, ma anche dal mondo insegnanti e Ata, c'è la regionalizzazione della scuola, dove a fare da apripista ci sono i caporioni delle regioni Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna. Con una trasversale unità d'azione tra le regioni governate della destra e quelle governate dalla “sinistra” borghese costoro sono gli apripista dello smembramento in senso federalista e fascista della scuola pubblica, un'idea che vede favorevolissimo il governo Conte. Un piano pericoloso quella della regionalizzazione perché punta a spaccare l'unità della scuola pubblica, a differenziare le scuole in base al territorio di appartenenza, svantaggiando i territori poveri e martoriati, in particolare del Centro e del Sud, nei temi dei finanziamenti, dei salari che sarebbero differenziati, introducendo vere e proprie gabbie salariali, delle prestazioni fornite dalle scuole.
A ciò si aggiunga l'idea della regione Veneto di introdurre lezioni di dialetto veneto nelle scuole.
Così dopo i tagli dei fondi all'istruzione, dei controlli repressivi della polizia, e dello strapotere che sempre più si accentra nelle mani dei presidi manager e dei capitalisti che allungano sempre di più le mani nel controllo delle scuole, la nuova maturità e la regionalizzazione mettono un altro tassello alla totale fascistizzazione della scuola pubblica. Un progetto che studenti, insegnanti, e lavoratori Ata siamo sicuri non faranno passare. La lotta non si arresta!
6 marzo 2019