Proclamato dalla Fiom
Sciopero alla FCA di Pomigliano
Contro i carichi di lavoro massacranti
Dopo gli scioperi di giovedì 28 febbraio e venerdì 1 marzo che hanno visto una partecipazione altissima soprattutto tra gli addetti del reparto stampaggio con conseguente blocco della produzione dell’intero stabilimento, il 4 marzo l’assemblea dei delegati Fiom di Pomigliano ha deciso di sospendere momentaneamente l’agitazione in attesa di aprire un tavolo di trattative con la direzione aziendale.
“Non si tratta assolutamente di una marcia indietro – ha assicurato Michele De Palma segretario nazionale Fiom -. Noi per giovedì 7 marzo abbiamo convocato un’assemblea di tutti i lavoratori di Pomigliano: se entro quella data l’azienda non avrà aperto al dialogo, siamo pronti a mobilitarci nuovamente”.
Dunque si alza il livello di lotta dei lavoratori FCA in lotta già da diversi giorni contro la decisione unilaterale dell'azienda di incrementare l'attività produttiva della Panda passando dalle attuali 4.500 vetture prodotte a settimana a 5.400 unità. Un obiettivo che la direzione vuole raggiungere esclusivamente sulla pelle dei lavoratori aumentando i carichi di lavoro e passando dagli attuali 10 turni di lavoro a settimana a 12 e per giunta in uno stabilimento in cui la cassa integrazione “che ormai va avanti ininterrottamente da 10 anni” riguarda ancora ben il 37 per cento degli operai.
In questo modo gli operai delle presse saranno costretti a lavorare anche il sabato con carichi di lavoro massacranti rispetto a una riduzione dei livelli di Cig quasi apri a zero.
“Come Fiom abbiamo proposto di utilizzare un mini turno notturno, passare a 11 turni in modo da poter ruotare più persone facendo calare la cassa integrazione fino al 10 per cento, ma la direzione ha subito detto no”, ha spiegato il segretario della Fiom di Pomigliano Mario Di Costanzo.
Allo sciopero hanno aderito quasi il 100% degli addetti alle presse e l’azienda è stata costretta a far lavorare anche i capi ma non è riuscita a evitare il blocco della produzione.
Perché “A scioperare sono stati anche molti iscritti di Fim e Uilm, sindacati firmatari del contratto Fca che proprio per questo motivo non possono proclamare scioperi” ha precisato ancora Di Costanzo.
I dirigenti crumiri e collaborazionisti di Fim Cisl, Uilm, Fismic, Ugl e Acqf quando hanno visto che anche la stragrande maggioranza dei loro iscritti hanno aderito allo sciopero proclamato dalla Fiom hanno cercato in tutti i modi di sabotare la protesta e ricattare i propri iscritti diffondendo un volantino in cui fra l'altro si legge: “Se chiediamo a gran voce un nuovo modello per saturare i livelli occupazionali, è contraddittorio scioperare per un cambio di turnistica atto a soddisfare le richieste del mercato”. E ancora: “Non permetteremo a nessuno di vanificare gli investimenti annunciati” invitando apertamente i lavoratori “a un forte senso di responsabilità evitando di vanificare tutto ciò che si è costruito ad oggi”.
In una nota di replica “la Fiom invita le altre organizzazioni sindacali a non dividere le maestranze, ma ad ascoltare e rappresentare le istanze delle lavoratrici e dei lavoratori”. Mentre il segretario della Fiom di Napoli (e segretario nazionale) Rosario Rappa attacca: “È inaccettabile che sindacati sordi alla richiesta dei lavoratori di trovare una soluzione condivisa con l’azienda scarichino su quei lavoratori il rischio di mettere in discussione gli investimenti. I lavoratori di Pomigliano hanno già pagato un prezzo salato fatto di ammortizzatori mentre venivano fatte promesse dai sindacati firmatari... La Fiom è contro i tentativi di divisione e chiede di riportare la situazione al normale confronto sindacale per affrontare il problema posto dai lavoratori. Oggi sarebbe dovuta esserci la piena occupazione ma corriamo il rischio di continuare con la cassa visto che al momento gli investimenti per il nuovo modello non sono partiti”.
Dalla Fiom fanno inoltre notare come l'opera di crumiraggio dei sindacati collaborazionisti è sostenuta a spada tratta anche dai mass media di regime con alla testa “Il Mattino” secondo cui lo sciopero della Fiom va interpretato come un “voler male al sud per far saltare gli investimenti annunciati da Fca” o addirittura che “la Fiom non vuole lavorare”.
In campo è scesa anche la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan secondo cui: “Quando c’è lavoro lo sciopero credo sia uno strumento che non va bene... Quella di Pomigliano, è una storia che viene da lontano, ed è una storia negativa. Se oltre all’ecobonus che di fatto penalizza la produzione italiana aggiungiamo anche gli scioperi perché si aumentano i turni sempre restando nell’ambito del contratto nazionale, diamo davvero sbocchi negativi a quella che rimane una delle più grandi imprese private nel nostro paese, con tanti occupati”.
La verità è che nel goffo tentativo di far rientrare la protesta ha furbescamente confuso il “contratto nazionale” con il Ccsl di Fca ossia il contratto collettivo specifico di primo livello che permette di aumentare i turni e i carichi di lavoro senza dover contrattare con i sindacati.
Perciò, attacca ancora Michele De Palma: “Furlan farebbe bene a chiedere alla Fim di chiudere l’anomalia Fca e di applicare il contratto nazionale unitario che renderebbe anche più alti i salari degli ex dipendenti Fiat, sempre che non siano in cassa integrazione da 10 anni come succede a migliaia di operai a Pomigliano”.
6 marzo 2019