Strasburgo boccia il governo italiano: in tema di aborto discriminati donne e medici
Per Strasburgo in Italia l'applicazione della 194, legge che dovrebbe garantire l'aborto, è palesemente “non conforme” alle regole internazionali. È il Comitato europeo per i diritti sociali di Strasburgo che pubblicando le decisioni prese riguardo i reclami sulle violazioni della Carta sociale europea in otto Paesi membri, è tornato ad indagare sullo stato dei diritti delle donne in Italia, soprattutto per quanto riguarda il diritto di aborto, in seguito al ricorso presentato dalla Cgil e dall’International Planned Parenthood Federation European Network, che hanno denunciato fin dal 2014, e ripetuto anche nel 2016 al referente europeo, la mancata applicazione della legge 194 dopo la sua promulgazione.
Per il Comitato europeo le donne che vogliono porre fine alla gravidanza sono fortemente discriminate poiché “sono costrette a spostarsi da un ospedale all’altro nel Paese o viaggiare all’estero a causa delle carenze nell’attuazione della legge 194/1978”, aggiungendo anche che questa discriminazione è una “violazione del loro diritto alla salute” poiché mette le donne in serio pericolo nel caso fossero costrette ad abortire clandestinamente. Il Comitato di Strasburgo per i diritti sociali si basa sulle informazioni fornite dal governo Gentiloni il 16 febbraio 2018, rilevando che da Nord a Sud del nostro Paese “ci sono carenze nei servizi che rendono difficile l’accesso a questa pratica per le donne e in alcuni casi le costringe a cercare soluzioni alternative”, con “rischi per la loro salute”, oltre a registrare “forti disparità a livello locale” perché in molti casi i servizi “non funzionano a tempo pieno” perché e non viene assegnato loro “un numero adeguato di medici non obiettori”.
La bocciatura di Strasburgo nei confronti dell'Italia in materia di aborto riguarda anche la “discriminazione nei confronti dei medici non obiettori”. In particolare sul trattamento dei sanitari che non hanno ricorso alla clausola di coscienza prevista nella legge, il Comitato europeo richiama il governo italiano - il precedente (in questo caso si fa riferimento ai governi Renzi e Gentiloni) e l’attuale Salvini-Di Maio - perché hanno dimostrato “l’incapacità di intraprendere qualsiasi formazione preventiva o misure di sensibilizzazione per proteggere i medici non obiettori dalle molestie morali”.
Il motivo per cui c'è un numero abnorme di medici e paramedici “obiettori” è facilmente intuibile: molti di essi si dichiarano “obiettori” non perché hanno effettivamente problemi di “coscienza”, ma semplicemente per opportunismo e per paura di essere discriminati e ostacolati nella carriera, cosa che succede invece ai medici non obiettori, costretti a rimanere a fare aborti a vita, sottoposti a turni massacranti per assicurare il servizio, e il più delle volte dividendosi tra un ospedale e l'altro per coprire “a chiamata” i servizi mancanti.
Solo pochi giorni fa il ministero della Salute del governo Salvini-Di Maio ha reso noti gli ultimi dati - assai raccapriccianti - sul numero di ginecologi italiani obiettori di coscienza: sette su dieci (il 68,4%), a fronte del 45,6% di anestesisti e del 38,9% di personale non medico. Davanti a questa evidenza la ministra Giulia Grillo (M5S), che ha firmato la relazione, insiste a ripetere che non ci sono criticità né sul numero di “punti Igv” né sul carico di lavoro settimanale dei medici non obiettori, tranne che in Campania, dove per ogni struttura di ricovero il personale medico addetto agli aborti ne pratica 13,6 in media a settimana, e in Sicilia dove il carico è di 18,2.
Il Comitato europeo chiede all’Italia atti concreti: informazioni sulle misure prese per sanare o almeno ridurre queste disparità, combattere le discriminazioni, risarcire il personale sanitario non obiettore che è stato vittima di molestie morali, e assicurare una distribuzione più omogenea dei medici non obiettori sull’intero territorio nazionale che “dovranno essere presentati entro ottobre 2019”. Lo chiede oggi al governo Salvini-Di Maio come lo chiese nel 2015 al governo Renzi...
La legge 194 è sempre stata osteggiata in Italia fin dalla sua promulgazione dal Vaticano e dai partiti più vicini ad esso e della destra cattolica oscurantista.
In tutti questi anni i governi che si sono succeduti, nessuno escluso, invece di potenziare il servizio di Interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) lo hanno indebolito togliendone risorse economiche e personale non obiettore, tanto che in alcune zone del nostro Paese, specie nel Sud abortire in una struttura pubblica è impossibile.
Per noi il diritto di aborto deve essere concretamente e fattivamente garantito alle donne dappertutto e in tutte le strutture ospedaliere pubbliche del nostro Paese, e per far questo è giusto che i medici non obiettori vengano assunti a discapito dei medici obiettori. L'obiezione di coscienza non è compatibile negli ospedali pubblici, né nei consultori ginecologici, finanche negli studi universitari di medicina perché i medici e paramedici hanno l'obbligo di curare tutti senza alcun distinguo di razza, sesso o religione.
Oggi con il governo nero, fascista e razzista Salvini-Di Maio questo diritto è messo ancor più in serio pericolo, poiché è per sua natura una governo antifemminile, le prime dichiarazioni dei ministri leghisti subito dopo il giuramento sono state contro i migranti, le famiglie gay e appunto l'aborto. Basta poi vedere chi ricopre il titolo di ministro della famiglia: il fascista, xenofobo, omofobo, razzista Lorenzo Fontana, che non ha mai smesso di intervenire attaccando a spada tratta l'aborto, insultando le donne che ricorrono a esso. Fontana è l'ispiratore delle mozioni antiabortiste votate lo scorso ottobre dal comune di Verona.
Non sarà semplicemente Strasburgo a far cambiare la rotta al governo Salvini-Di Maio sull'aborto, ma lo possono e lo devono fare le masse femminili unite ai lavoratori e alla classe operaia scendendo in piazza per salvaguardare i diritti conquistati con dure lotte e battaglie come appunto l'aborto e buttare giù questo nero governo.
13 marzo 2019