Respinta la richiesta di autorizzazione a procedere
I Cinquestelle salvano Salvini dal processo
La procura di Catania lo accusa di sequestro di persona aggravato per il caso della nave Diciotti
I 5 Stelle hanno tradito ancora una volta la propria base rimangiandosi uno dopo l'altro tutti i princìpi morali e fondativi del Movimento con cui per anni hanno turlupinato le masse e ingannato gli elettori per carpir loro il consenso elettorale.
In soli otto mesi di governo il ducetto Di Maio e suoi accoliti hanno cambiato idea su tutto: dall'Ilva al Tav, dalle trivelle al Tap, dall'elezione di candidati impresentabili alla possibilità di ricandidarli anche dopo la scadenza di due mandati elettorali, tanto per citare i casi più eclatanti.
L'ennesima giravolta l'hanno compiuta il 19 febbraio scorso votando contro la richiesta di autorizzazione a procedere della procura di Catania a carico del caporione fascio-leghista Matteo Salvini accusato di sequestro di persona aggravato per aver impedito lo scorso agosto lo sbarco nel porto di Catania dei 177 naufraghi-migranti salvati in mare dalla nave Diciotti.
Dunque anche il princìpio sbandierato dai pentastellati secondo cui “la legge è uguale per tutti” ormai è stato tradito e non fa più parte del dna del Movimento. Tanto è vero che per far ingoiare il rospo dell’immunità parlamentare servita su un piatto d'argento all’alleato di governo, Di Maio e i suoi si sono appellati alla falsa “democrazia diretta” made in Casaleggio inscenando una cosiddetta consultazione degli iscritti sulla piattaforma Rousseau il cui esito appariva scontato ancor prima dell'apertura delle urne on line.
Non caso il compito di formulare il quesito da sottoporre a votazione è stato affidato al capogruppo dei membri pentastellati che fanno parte della giunta per le immunità al senato, Mario Giarrusso, il quale fin dall'inizio della vicenda si era già ripetutamente espresso contro il processo. Il quesito infatti è stato studiato apposta per confondere le idee ai propri iscritti e ottenere il via libera al salvataggio di Salvini. Basti pensare che a poche ore dall'avvio della consultazione (tra l'altro partita con diverse ore di ritardo rispetto all'orario stabilito) il quesito è stato ribaltato e riformulato in vari passaggi proprio per blindare il Sì all’impunità. E alla fine la domanda sottoposta al giudizio degli iscritti è risultata a dir poco ingannevole. Infatti nel motivare il quesito i capibastone del Movimento hanno derubricato il gravissimo reato penale di “sequestro di persona aggravato” a carico di Salvini a un “semplice ritardo nello sbarco”. E tra le argomentazioni per indurre i propri iscritti a votare a favore dell'immunità i 5 Stelle hanno addotto un sacco di scuse a dir poco pretestuose sostenendo tra l'altro che: “questa volta è diversa”, “non è come con gli altri governi”, “non ci sono di mezzo le tangenti”. Avallando la tesi fascista suggerita da Salvini il quale avrebbe agito “per la tutela di un interesse dello Stato”. Dal testo è stato espunto anche l’aggettivo “preminente” che serve a ricordare che oltre alla “tutela di un interesse dello Stato” vanno tutelati anche altri principi come appunto i diritti umani e quindi anche quelli dei naufraghi-migranti della Diciotti.
Insomma sembrava di essere alla trasmissione “Avanti un altro” di Paolo Bonilis in cui per vincere il montepremi bisogna dare la risposta sbagliata al posto di quella corretta. Infatti il quesito è stato arzigogolato ad arte che alla fine chi voleva mandare a processo Salvini doveva votare No e chi invece voleva salvarlo dal processo doveva votare Si.
Se a tutto ciò aggiungiamo il fatto che a causa dei soliti “problemi tecnici” molti iscritti non hanno potuto votare e hanno gridato al sabotaggio perché il sistema andava continuamente in tilt mentre tanti altri invece hanno votato anche per due, tre o quattro volte: ci vuole proprio una bella faccia tosta come quelle di Di Maio, o del ministro dei rapporti con il parlamento con delega alla “democrazia diretta” come Riccardo Fraccaro e come lo stesso Giarrusso, per dire che: “Far votare i cittadini fa parte del nostro Dna”; “L’altissimo numero di votanti dimostra anche questa volta che Rousseau funziona e si conferma il nostro strumento di partecipazione diretta” e inoltre: “I nostri iscritti hanno valutato che c’era un interesse pubblico e che era necessario ricordare all’Europa che c’è un principio di solidarietà da rispettare”.
E pensare che quando arrivò in Parlamento la richiesta di autorizzazione a procedere contro Salvini e il caporione fascio-leghista faceva lo spaccone sul web e sbeffeggiava i magistrati invitandoli ad arrestarlo in quanto unico responsabile della decisione di porre sotto sequestro la Diciotti e i 177 naufraghi-migranti; i Cinquestelle, a cominciare proprio dal capobastone Di Maio, si dissero tutti favorevoli all’autorizzazione a procedere sottolineando più volte che se “Salvini vuole il processo, lo avrà”. Una posizione che era stata salutata con grande soddisfazione dalla base, ma anche da diversi amministratori locali fra cui i tre sindaci di punta (Appendino, Nogarin e Raggi), che però è stata prontamente ribaltata, peraltro senza mai essere ufficializzata, quando Salvini, annusando la possibilità di una condanna, ha cambiato idea e ha chiamato a correo tutto il governo intimando ai corresponsabili Conte, Di Maio e Toninelli di salvarlo dal processo, pena la crisi di governo. E così è stato.
La consultazione on line avrebbe coinvolto 52.417 mila votanti pari a meno del 60% degli iscritti. Di questi il 59,05 per cento (30.948 votanti) si è schierato contro l’autorizzazione a procedere, il 40,95 (21.469 elettori) a favore. Non proprio il plebiscito che i vertici 5S si aspettavano.
Ma tanto è bastato a Di Maio e i suoi accoliti per cantare vittoria e votare a favore della proposta del presidente-relatore Maurizio Gasparri (FI) di non concedere l'autorizzazione contro Salvini approvata con 16 voti favorevoli contro 6. Contrari solo i 4 senatori del PD più Grasso per LeU e l’ex 5S Gregorio De Falco “espulso dal movimento per aver violato il codice etico”. Sic!
Entro il 24 marzo l’aula di palazzo Madama dovrà ratificare o respingere la proposta di non mandare a processo Salvini votata dai Cinquestelle.
Altro che “uno vale uno”.
La verità è che Salvini vale tutte le poltrone governative e parlamentari che i Cinquestelle si sono accaparrate e che non hanno nessuna intenzione di mollare dal momento che a breve, come già annunciato da Di Maio, sarà cancellato dallo statuto del Movimento anche il vincolo dei due mandati.
13 marzo 2019