I responsabili della protesta del quartiere di Torre Maura sono Salvini, che fomenta l'odio razziale, e Raggi, che non fa nulla per le periferie urbane
No alle proteste anti-Rom. Il 15enne Simone zittisce i fascisti strumentalizzatori
Applaudito dai residenti il corteo antirazzista a Torre Maura promosso da Anpi, Cgil, Arci, Libera e altre associazioni

Il 2 aprile 2019 nel quartiere romano di Torre Maura il trasferimento, disposto dal Comune di Roma, di 77 persone di etnia Rom da un campo abusivo di baracche nella struttura di accoglienza che si trova nel quartiere, precisamente in via dei Codirossoni, ha provocato una violenta protesta di alcune decine di residenti: fomentati da esponenti di Casapound, che hanno perseverato per molte ore a lanciare slogan razzisti e xenofobi contro i Rom e non solo. Costoro hanno letteralmente assediato il centro di accoglienza, nonostante esso fosse sin da subito piantonato dalla polizia, poi hanno allestito un blocco stradale, impedito la consegna dei viveri agli ospiti del centro di accoglienza e si sono spinti a rovesciare e calpestare anche un contenitore di pane destinato alle famiglie rom, infine davano alle fiamme tre cassonetti dei rifiuti, provocando un incendio che danneggiava anche due vetture in sosta.
Le violente proteste sono durate tutta la notte, e solo la mattina successiva si placavano quando il Comune di Roma decideva di spostare il gruppo di Rom, che comprendeva anche 33 minorenni e 5 donne incinte, in un centro di accoglienza di un altro quartiere, Torre Angela, da dove saranno ulteriormente distribuiti nelle strutture territoriali.
Alla partenza dei pullman dei Rom alcuni residenti, con gli esponenti di Casapound in testa, intonavano Fratelli d'Italia, gridavano slogan inneggianti al fascismo insieme a slogan razzisti contro “gli zingari” , con tanto di saluti romani: la procura ha aperto un'indagine per i reati di danneggiamento e minacce aggravate da odio razziale.
Il ministro dell'Interno Matteo Salvini, commentando l'accaduto, ha detto a proposito dei Rom “chi si integra è benvenuto, chi preferisce rubare verrà mandato altrove” , e con tale frase razzista alimenta ancora di più un clima, già pesante, di odio e di xenofobia nei confronti delle minoranze che egli stesso ha contribuito negli anni a creare nel Paese, mentre la sindaca Raggi dimostra ogni giorno di più di non avere la più pallida idea dei problemi delle periferie. Eppure sono il governo centrale e l'amministrazione capitolina e solo essi, con le loro sciagurate politiche fatte rispettivamente di odio razziale e di completo abbandono delle periferie romane al degrado, alla miseria e alla disoccupazione, i primi veri responsabili di questo nefasto clima di odio tra poveri che sta ormai intossicando la vita sociale della capitale, e non solo.
La risposta degli antirazzisti e democratici alle provocazioni di Casapound e alle non condivisibili reazioni di parte degli abitanti di Torre Maura non si è fatta attendere: la mattina del 3 aprile, quando già tutti i Rom avevano ormai lasciato il centro di via dei Codirossoni e mentre alcune decine di militanti di Casapound capeggiati da Mauro Antonini continuavano il picchetto davanti al centro di accoglienza ormai vuoto, un residente quindicenne, Simone, sfidava, con molta fermezza e maturità, i fascisti del terzo millennio accusandoli di cavalcare “la rabbia della gente” soltanto “per racimolare i voti” , aggiungendo che “nessuno deve essere lasciato indietro, né italiani né rom” .
Le telecamere dei giornalisti presenti hanno ripreso il discorso del coraggioso giovane, che, alla domanda se fosse d'accordo o meno con le manifestazioni dei residenti del giorno prima, rispondeva in schietto romanesco “nun me sta bene che no” , e tali parole sono diventate il simbolo della manifestazione antirazzista, promossa da Anpi, Cgil, Arci, Libera, Acli e altre realtà democratiche.
Partito da piazzale delle Paradisee, il corteo antirazzista, che comprendeva almeno settecento persone, è sfilato nel pomeriggio in corteo per le vie di Torre Maura antifascista, contrapponendosi idealmente al corteo di un centinaio di militanti di Casapound e di Forza Nuova, che sfilava a poche centinaia di metri di distanza.
Il corteo, costantemente applaudito dai residenti durante il passaggio mentre veniva cantata “Bella ciao “ e urlato lo slogan “fuori i fascisti dai quartieri!” , era preceduto da uno striscione dove erano scritte due frasi pronunciate da Simone in schietto dialetto romanesco, ossia “non me sta bene che no” e “Roma nun è così” , al fine di rimarcare il carattere popolare della manifestazione.
Alla fine del corteo la parola è passata ai cittadini del quartiere e agli organizzatori dell'evento: “Torre Maura era quella che faceva i panini per i poveri, non quella che calpesta il pane” ha detto un abitante del quartiere, e una donna, anche lei residente, ha affermato, a proposito delle proteste contro i Rom, che “i 25 mila abitanti del quartiere non possono essere rappresentati da 15 persone” . Dal canto loro, gli organizzatori hanno messo in evidenza il significato della manifestazione, ossia una ferma presa di posizione contro il razzismo, le discriminazioni e il degrado, per il lavoro e lo sviluppo, perchè a Torre Maura manca tutto: il lavoro, i servizi, gli spazi di socialità, le scuole sono fatiscenti, il degrado aumenta in modo inarrestabile. È quindi indispensabile dare risposte alle masse popolari, dare lavoro, affrontare i problemi delle periferie e smettere di fare propaganda sulle paure e sulla sofferenza degli ultimi, e in ciò c'è una chiara condanna politica sia all'inettitudine e all'incapacità della giunta Raggi sia all'aggressiva propaganda razzista e xenofoba di Salvini.
Presente al presidio antifascista, ha preso la parola anche Antonio Patitucci, segretario generale del sindacato dei lavoratori di polizia Silp Cgil, dal quale è partita una netta presa di distanza nei confronti del ministro dell'Interno Salvini: “qualunque contesto sociale, per salvaguardare l’ordine pubblico - ha detto Patitucci riferendosi alla politica portata avanti dalla Lega di Salvini - deve essere improntato all’incontro con le culture. Creare lo scontro sociale, rischiando di fomentare l’odio tra le diversità, rappresenta un pericolo” .
I marxisti leninisti hanno da sempre sostenuto - e, nei paesi socialisti, attuato - che i Rom e le altre minoranze etniche nomadi possono essere integrate nella società e nello stesso tempo rispettate nella loro peculiare cultura, che non è fatta, come sostiene impudentemente Salvini, di degrado e illegalità: semmai è vero il contrario, cioè che la società capitalistica ha ormai costretto tali minoranze ai margini della società (e quindi a vivere o di elemosine o di espedienti) e le usa come capro espiatorio sul quale riversare la rabbia che, a loro volta, le masse residenti più povere ed emarginate maturano a causa della ormai irreversibile crisi economica. Fomentare la guerra tra poveri è uno sporco gioco che politicanti borghesi senza scrupoli come Salvini, Orban, Le Pen e compagnia brutta hanno imparato direttamente da Hitler e Mussolini.
Porta dritto al fascismo la politica dominante che fomenta il nazionalismo e l'imperialismo, il razzismo e la xenofobia.
Mentre vogliamo ricordare che l'URSS di Lenin e Stalin cercò sempre di dare dignità a circa un milione di uomini e donne appartenenti a minoranze nazionali nomadi come i Rom stanziati nell'Europa Orientale. Quest'ultimi e le altre minoranze ebbero sin dalla costituzione dell'Unione Sovietica programmi di alfabetizzazione nella loro stessa lingua (per la quale fu creato appositamente un sistema di scrittura), avviamento al lavoro con la creazione di cooperative di lavoratori, e già negli anni Trenta tali minoranze nazionali contribuivano al progresso dell'URSS con operai e agricoltori specializzati, direttori di fabbrica e di azienda agricola, laureati in varie discipline. Simbolo della dignità e dell'integrazione della nazione Rom con il resto della popolazione è il teatro nazionale Romen che si trova al centro di Mosca, il primo teatro Rom al mondo fondato nel 1931, che non ha mai interrotto gli spettacoli neppure durante la seconda guerra mondiale, e che è tuttora attivo.
I Rom nel socialismo al centro di Mosca nel 1931 orgogliosi di diffondere cultura, i Rom nel capitalismo alla periferia di Roma nel 2019 perseguitati e privati di ogni dignità: questo è una degli abissali contrasti che dividono il socialismo dal capitalismo.
 

10 aprile 2019