Incredibile riconoscimento della funzione democratica delle Forze armate da parte di LeU
No alla naja volontaria
Si vuole accreditare le Forze armate come una istituzione formativa e dare ai giovani mentalità e comportamenti militaristici
Non è il ripristino della leva militare obbligatoria come vuole Salvini "per ricordare ai nostri ragazzi che oltre ai diritti esistono anche i doveri", cioè per piegare loro la schiena, ma ha lo stesso intento neofascista e militarista. Il 27 marzo la Camera ha approvato infatti a larghissima maggioranza, con 453 voti a favore, 10 contrari e 6 astenuti, una proposta di legge di Forza Italia che istituisce un servizio militare di sei mesi su base volontaria, non retribuito, per i giovani diplomati da 18 a 22 anni di età, la cosiddetta mini naja. Hanno votato a favore sia la maggioranza Lega-M5S che l'"opposizione", Forza Italia, FdI e PD, contrari solo i deputati di LeU, ma con motivazioni del tutto inaccettabili.
Secondo il primo firmatario di questa legge, Matteo Perego di Cremnago (FI), "il provvedimento nasce dall'idea di riavvicinare i giovani al mondo delle Forze armate: crediamo che oltre alla famiglia e alla scuola le Forze armate siano in grado di consentire un percorso formativo completo". Vi potranno accedere giovani che abbiano compiuto i 18 anni, siano in possesso di cittadinanza italiana e abbiano il diploma di scuola secondaria. Dovranno anche non avere condanne per delitti non colposi, o procedimenti penali in corso per gli stessi, non essere sottoposti a misure di prevenzione, e "non avere tenuto comportamenti verso le istituzioni che non diano garanzia di assoluta fedeltà alla Costituzione e alla sicurezza nazionale".
I volontari saranno ospitati in caserme e in "strutture formative delle Forze armate", con "un tempo equamente ripartito tra corsi di studio in modalità e-learning, permanenza presso le Forze armate e apprendimento pratico". Si studieranno "i valori della cittadinanza e della difesa della patria, compresa la conoscenza delle minacce alla sicurezza interna e internazionale", in ambito Nato e della difesa Europea. In particolare si seguiranno corsi di applicazione delle "teorie di intelligence e cyber war". "Il volontario - specifica il testo - dovrà avere cognizione degli alti valori connessi alla difesa delle istituzioni democratiche attraverso lo strumento militare". Al termine del percorso i giovani volontari otterranno fino a 12 crediti formativi valevoli per l'università, un attestato spendibile sul mercato del lavoro e un titolo di ufficiale di riserva di complemento utilizzabile per un'eventuale carriera militare.
È evidente in questo progetto il tentativo neanche troppo mascherato di attirare i giovani verso le Forze armate sfruttando il grave problema sociale della disoccupazione giovanile cronica e accreditando le istituzioni militari come uno strumento formativo e di inserimento professionale, con il miraggio dei crediti universitari e di vantaggi in caso di scelta di ferma militare. Con il duplice obiettivo, a costo zero, di incrementare il bacino di giovani in cui pescare i futuri volontari per l'esercito professionale super tecnologico, che risulterà dalla ristrutturazione in corso delle Forze armate secondo il "nuovo modello di difesa" interventista, e in ogni caso nel plasmare i giovani con una mentalità e comportamenti militaristici, più aderenti al regime neofascista imperante.
Non per nulla li si vuole selezionare tra coloro che non si siano macchiati di comportamenti "antistituzionali" e contro la "sicurezza nazionale" (come partecipazione a lotte scolastiche, sociali e di piazza, evidentemente), e si mette l'accento sulla loro educazione alla "difesa della patria" e alla "sicurezza interna e internazionale": vale a dire al nazionalismo patriottardo, alla repressione poliziesca del dissenso verso il regime neofascista e all'interventismo militare guerrafondaio all'estero spacciato dietro la lotta al terrorismo internazionale e alle "missioni di pace". Si prepara insomma la strada a fare dei giovani i "Balilla" del regime neofascista, come ha in mente di fare prima o poi il fascista e razzista Salvini.
Di fronte a un disegno così evidente lasciano a dir poco sconcertati le motivazioni addotte da LeU per spiegare il suo voto contrario al provvedimento. Che non riguardano il progetto in sé, che anzi, secondo l'intervento del deputato siciliano Erasmo Palazzotto (ex Giovani comunisti, ex PRC, ex SEL), vi individua "nel rapporto tra istituti di formazione e Forze armate un elemento virtuoso"; ma unicamente due aspetti che rappresentando altrettante discriminazioni e lo rendono invotabile: e cioè la limitazione della cittadinanza italiana, che discrimina i giovani immigrati nati e diplomati in Italia ma ancora senza cittadinanza per mancanza di una legge sullo Ius soli
, e le garanzie di assoluta fedeltà alla Costituzione e alla sicurezza nazionale, che introduce un principio di arbitrarietà.
Per quanto gravi, questi due aspetti sono comunque conseguenti all'impianto neofascista e militarista dell'intero progetto, che al contrario LeU non vede o finge di non vedere, al punto che Palazzotto nella premessa della sua dichiarazione di voto contrario ci tiene a sottolineare che "è evidente che le Forze armate svolgono oggi nel nostro Paese anche una funzione di istituzione che ha un know-how
e delle competenze, che possono offrire a studenti in formazione, a futura classe dirigente del Paese, anche punti di vista e conoscenze importanti al fine di completare un percorso formativo".
Una sviolinata, questa di LeU alle Forze armate interventiste del regime neofascista, che toglie ogni credibilità al suo tentativo di distinguersi dal resto del parlamento nero, tant'è vero che il suo oratore è arrivato ad ammettere che se per partecipare al servizio la legge avesse richiesto solo la condizione di giurare fedeltà alla Costituzione, "l'avremmo votata subito".
Noi invitiamo invece i giovani a respingere con forza questo progetto neofascista e militarista, e non smettere mai di rivendicare il diritto ad una scuola efficiente e gratuita per tutti i gradi di studio e il lavoro a tutti, stabile, adeguatamente remunerato e sindacalmente tutelato, che sono i veri obiettivi per cui valga la pena di impegnarsi e di lottare.
17 aprile 2019