Alemanno, ex sindaco fascista di Roma, condannato a 6 anni di carcere
È accusato di aver ricevuto 298 mila euro da Buzzi e Carminati
Salvini non si pronuncia
“Per aver asservito la sua funzione pubblica agli interessi di un’associazione a delinquere di stampo mafioso”, il 25 febbraio la II sezione penale del tribunale di Roma ha condannato l’ex sindaco fascista di Roma Gianni Alemanno a sei anni di reclusione e all’interdizione in perpetua dai pubblici uffici.
Indagato dal 2 dicembre 2014 per corruzione e finanziamento illecito dei partiti nell’ambito di uno dei filoni dell’inchiesta su “Mafia Capitale”, Alemanno è stato riconosciuto pienamente colpevole dai giudici i quali, non solo hanno condiviso in pieno tutto l'impianto accusatorio della pubblica, ma addirittura gli hanno inflitto un anno di carcere in più rispetto a quanto aveva chiesto il Pubblico ministero (Pm) Luca Tescaroli il quale, nella sua requisitoria, a sua volta aveva indicato Alemanno come “l’uomo politico di riferimento dell’organizzazione Mafia Capitale all’interno dell’amministrazione comunale, soprattutto, in ragione del suo ruolo apicale di sindaco”.
E così il caporione fascista Alemanno, sindaco di Roma dal 28 aprile 2008 a giugno 2013, oggi esponente di Fratelli d’Italia, già parlamentare e ministro dell’Agricoltura dal 2001 al 2006 con Berlusconi, già coinvolto nell'inchiesta Parmalat di Calisto Tanzi, ex missino, segretario nazionale del FdG e protagonista dell'estremismo nero degli anni '70, bombarolo e picchiatore fascista, già "pregiudicato e riabilitato" (era stato condannato con sentenza definitiva per un assalto armato nel 1981 agli uffici commerciali della rappresentanza dell’ex Unione Sovietica), ora è anche diventato il primo ex sindaco "recidivo" della storia della repubblica italiana.
Secondo i giudici Alemanno ha ricevuto, tra il 2012 e il 2014, oltre 228 mila euro attraverso la sua fondazione “Nuova Italia”, e circa 70 mila euro in contanti in più tranche dai principali protagonisti di “Mafia Capitale” ossia l'ex Nar Massimo Carminati e il boss delle Coop “rosse” Salvatore Buzzi.
A carico di Alemanno la corte ha fra l'altro disposto la confisca di oltre 298 mila e 500 euro e lo ha anche condannato a pagare una provvisionale di 50 mila euro in favore di Roma Capitale, altrettanti per Ama, la municipalizzata dei rifiuti, e a risarcire con 10mila euro per danni le parti civili: CittadinanzAttiva, Assoconsum e Confconsumatori Lazio. Per due anni, inoltre, Alemanno non potrà contrattare rapporti con la pubblica amministrazione.
I giudici infatti hanno riconosciuto Alemanno non solo colpevole di aver utilizzato la sua fondazione " Nuova Italia" come cassaforte in cui convogliare i 298 mila e 500 euro di tangenti versati da Buzzi e dalla sua holding di Coop (29 Giugno, Eriches 29, Unicoop, Formula Sociale, Edera, Sial service) attraverso Franco Panzironi, ex amministratore delegato di Ama, la municipalizzata dei rifiuti, per ottenere gli appalti. Ma hanno anche sentenziato che Alemanno alla cassa della Fondazione continuò ad attingere anche dopo essere cessato dalla carica di sindaco ricevendo otto bonifici sui suoi conti per 61 mila 992 euro dal 16 luglio 2013 al 23 luglio 2014, quando era diventato consigliere comunale di opposizione. Una sorta di vitalizio per fine mandato giustificata formalmente come “corrispettivo per consulenze tecniche”. Dove l’aggettivo "tecniche" sta ad indicare una generica attività di consulenza politica che avrebbe svolto per la Fondazione (la sua), ma che, come lui stesso ha finito per ammettere nel dibattimento, serviva a "integrare" con circa 5mila euro netti al mese il suo stipendio da consigliere rispetto a quanto aveva percepito da sindaco.
Alemanno rischia di fare la stessa fine dei suoi più stretti camerati tutti coinvolti a vario titolo in “Mafia capitale” a cominciare da Massimo Carminati, condannato in appello per associazione per delinquere di stampo mafioso a 14 anni e 6 mesi, è in carcere dal dicembre 2014 in regime di 41 bis; Riccardo Mancini, ex tesoriere personale nonché ex amministratore delegato dello strategico " Eur Spa", morto di infarto nel giugno scorso appena un mese dopo la condanna a 5 anni per una tangente di 600 mila euro sulla fornitura di filobus; Luca Gramazio, il “fascista di sangue nero”, già capogruppo in Campidoglio e poi consigliere regionale che ha rimediato 8 anni e 8 mesi nell’appello di "Mafia Capitale"; Carlo Pucci, altro nero con precedenti per banda armata che con Mancini lavorava all’Eur spa è stato condannato a 7 anni e 8 mesi; fino a Franco Panzironi, il ragioniere che Alemanno aveva voluto a capo di Ama, la municipalizzata dei rifiuti, suo personalissimo collettore di tangenti, che di anni di carcere ne ha collezionati oltre dieci: 8 e 8 mesi per "Mafia Capitale", 2 per la "Parentopoli" fascista romana inerente la marea di assunzioni: 1.400 in Ama e 854 all'Atac tutti famigliari, mogli e figlie di assessori fra cui spicca anche la compagna del fascista Marco Marsilio, all'epoca deputato e oggi senatore e neo presidente della Regione Abruzzo, assunta mentre la sorella Laura era assessore; camerati e vecchi militanti dei Nar, amici degli amici e soprattutto camerati cresciuti all'ombra di Terza posizione e militanti del gruppo armato neofascista Nar.
Con questa sentenza i giudici hanno confermato in pieno l'esistenza di un sodalizio politico-mafioso-criminale-clientelare che vede coinvolti fino al collo sia la destra che la “sinistra” del regime neofascista ma su cui il ministro degli Interni Salvini, il quale ogni giorno sbraita e invoca “ordine, legalità e sicurezza” ha steso un inquietante velo di silenzio.
“Chiedete ai giudici – ha risposto stizzito ai cronisti – Non posso passare la giornata a parlare degli arresti dei parenti di Renzi, di Formigoni o della condanna di Alemanno”.
Evidentemente per il ducetto Salvini sono molto più “pericolosi” i 177 naufraghi-migranti sequestrati per 5 giorni a bordo della nave Diciotti col pretesto di tutelare “un interesse preminente dello Stato e delle istituzioni” piuttosto che un’associazione a delinquere di stampo mafioso come “Mafia capitale”.
17 aprile 2019