Attuando il nuovo Piano di Governo del Territorio elaborato durante l'Expo 2015 sotto l'egida dela giunta “arancione” di Pisapia
La giunta del PD Sala trasforma Milano a uso e consumo della sola borghesia
Le masse lavoratrici e popolari si oppongono organizzandosi in Comitati di protesta rivendicando più verde, infrastrutture, servizi e spazi rispondenti ai loro bisogni
Redazione di Milano
Le giunte della “sinistra” borghese - prima quella “arancione” di Giuliano Pisapia e poi quella del PD Giuseppe Sala - stanno trasformando, a tappe forzate, il capoluogo lombardo in una “capitale europea” su misura degli interessi e delle esigenze della classe dominante borghese.
Mentre si fa tanta ipocrisia “ecologista” il verde pubblico viene sempre più ridotto, si stagliano sulla città nuovi gelidi grattacieli, a simboleggiare gli istogrammi in crescita dei profitti dei committenti del capitale finanziario, a scapito delle masse operaie, lavoratrici e popolari sempre più sfruttate e oppresse e ridotte sempre più alla povertà e alla miseria, da nascondere e ricacciare fuori dalla “Milano da bere” una volta finito l’utilizzo giornaliero della loro sottopagata forza-lavoro.
In concomitanza con l’Expo 2015, sotto l’amministrazione “arancione” del sindaco Pisapia, è stato elaborato il nuovo Piano Generale del Territorio (PGT) in luogo del precedente Piano Regolatore. Tale PGT ridisegna il quadro urbanistico e sociale della città di Milano trasformandola in una città per ricchi e costringendo gradualmente le masse lavoratrici e popolari a emigrare nell’hinterland a causa dell’artificioso aumento del costo della vita, causato dall’incremento dei prezzi degli immobili e dei servizi.
Ogni area “da riqualificare” (ad esempio ex zone industriali o ex scali ferroviari) viene destinata alla speculazione privata che vi edifica immobili abitativi e a uso uffici, messi sul mercato con prezzi non inferiori ai 3.000 euro al metro quadrato; nulla viene destinato all’edilizia popolare, ai servizi pubblici e sociali e al verde pubblico. Non è un caso che il massimo rappresentante degli interessi del capitale immobiliare, coinvolto nel grande evento capitalistico (ed edilizio) dell’Expo, sia diventato il “primo cittadino” del capoluogo lombardo sotto l’egida dell’allora nuovo duce Matteo Renzi e del PD. Giuseppe Sala ha infatti il compito di realizzare il nuovo PGT, mentre in concomitanza viene attuata la legge regionale n.16/2016 che disciplina l’assegnazione degli alloggi popolari in Regione Lombardia, ha snaturato la funzione dell’ERP (Edilizia Residenziale Pubblica), oltre a inserire limiti più restrittivi per l’assegnazione delle unità abitative esistenti, non garantisce nessun alloggio nuovo per soddisfare una domanda in continua crescita, soprattutto nelle aree cittadine a maggiore densità abitativa.
La cosiddetta “riqualificazione” ha riguardato molti quartieri cittadini quali Porta Nuova, Bicocca, Isola, Città Studi, Forlanini. Ad esempio in via Martinetti, zona Bande Nere, l’area verde comunale - dopo la demolizione di un asilo - è stata ceduta nel 2017 al fondo immobiliare “Milano II”, gestito da BNP-Paribas (uno dei 6 più grandi gruppi bancari al mondo), insieme ad altri spazi inseriti in una delibera approvata all’unanimità in Consiglio comunale dove l’unica serafica spiegazione arrivata da Palazzo Marino ai cittadini che chiedevano più verde pubblico, oppure una biblioteca e spazi aggregativi è stata: “Necessità di bilancio”.
Anche l’area ribattezzata “Nord Loreto” (NoLo), che comprende la zona tra viale Monza e via Padova, si sta sempre più trasformando in un quartiere per borghesi altolocati, tramite investimenti comunali e privati viene finanziata la riprogettazione di aree della zona: spazi verdi e di pubblico utilizzo vengono recintati come la piazzetta di via Dei Transiti. Continuamente bar, locali, negozi, ostelli e B&B, compaiono come funghi, come giustamente denunciato dai residenti (di via Padova e dintorni) costituitisi nel Comitato cittadino “Un’Idea di Quartiere”.
Non sfugge alla cementificazione neanche il parco del Monte Stella dove, già dal 2003, al suo interno, in un’area di 8.000 metri quadrati, l’amministrazione comunale - non curante del vincolo monumentale che persiste sulla collina verde - ha pensato a un progetto di “riqualificazione” consistente nella costruzione di un auditorium con relative sedute per 170 persone (nel progetto originario erano previsti 200 posti) e altre strutture in muratura con relativo impianto di illuminazione. Progetto ridimensionato grazie al ricorso presentato al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) dai comitati cittadini e dall’associazione nazionale per la tutela del patrimonio storico, artistico e naturale nazionale “Italia Nostra” di Milano, che aveva portato anche a una sospensione provvisoria dei lavori nel gennaio 2019 appena dopo l’inizio dei medesimi. Lo sblocco dei lavori avvenuto circa un mese dopo con le esigue modifiche da parte del ministero dei Beni Culturali non fa arretrare di un millimetro la sacrosanta battaglia del Comitato “Proteggiamo il Montestella” e del Comitato di quartiere QT8, confluiti nel Coordinamento “Difendi il Montestella” che, a ragione, ritengono le opere deturpanti e lesive del parco del Monte Stella, un bene Patrimonio dell’umanità che deve restare verde pubblico.
La giunta guidata da Sala tramite Il nuovo PGT non vedeva l’ora di affondare i suoi artigli su una vasta area di 416.150 metri quadrati che comprende un terreno e un complesso immobiliare degli anni Trenta, formato da 38 capannoni ormai dismessi, ubicati tra via della Rovere, via Olivieri, via delle Forze Armate e via Cardinale Tosi e per l’intervento di “riqualificazione” più rilevante dell’intera città. A marzo è partita una procedura di vendita, gestita dalla Invimit SpA, una società di gestione del risparmio del ministero dell’Economia, che ha il compito - ironia della sorte - di valorizzare dei pezzi pregiati del patrimonio immobiliare pubblico.
Anche il quartiere popolare di Crescenzago, dove si trova la Sede di Milano del PMLI, non è stato risparmiato dalla famelica voracità dei pescecani capitalisti, che da tempo hanno messo gli occhi sulla storica palazzina situata tra piazza Costantino e via Adriano, monumento simbolo del quartiere e sede del municipio quando la zona era un comune a sé stante, prima dell’annessione a Milano nel 1923. Oggi la palazzina ospita ben tre associazioni: l’ANPI, Legambiente e la Banda musicale di Crescenzago che regolarmente pagano l’affitto al Comune di Milano e che da anni vivono una situazione d’incertezza dal momento che dal 2007 era stata messa in vendita, inserita nell’allora “Fondo Comune di Milano I”, poi allargato nel già citato fondo immobiliare di investimento “Milano II” di BNP-Paribas. Subito si è levata la protesta popolare, che per mezzo del Comitato cittadini/e di quartiere ha portato la contestazione al Consiglio di Zona 2, che con due delibere, una del 2008 e l’altra del 2012, ha chiesto di escludere l’edificio dal fondo immobiliare e di farlo ritornare patrimonio pubblico. Il 30 novembre 2015 anche il Consiglio comunale aveva approvato la permuta dell’ex municipio con un altro edificio.
Dal 2015 ad oggi sulla vicenda è calato il silenzio ma la popolazione ha la memoria lunga e fa ripartire la protesta grazie a un allarme-appello, lanciato dal Comitato Cittadini/e Crescenzago, costituitosi in assemblea il 9 febbraio scorso, rivolto sia alla giunta che al Consiglio di zona 2, che mette tra i vari punti lo stralcio dal piano di vendita e la riacquisizione al Demanio dell’edificio di piazza Costantino - dichiarato dalla Sovrintendenza patrimonio storico, architettonico e culturale - ma anche di valorizzare la palazzina come Casa Crescenzago in quanto “bene pubblico del quartiere e Casa delle associazioni e delle culture, della musica e dell’arte, dell’ambiente e dell’impegno civico”, secondo le linee progettuali di ANPI, Banda musicale e Legambiente.
Altro punto di cruciale importanza è l’opposizione categorica alla costruzione di un palazzone abitativo, per alloggi tutt’altro che popolari, nell’area di via Meucci/via Adriano 1, già destinata dal piano regolatore del 1980 a verde pubblico. Contro l’edificazione del suddetto immobile il Comitato di Crescenzago ha promosso una petizione rivolta alla giunta di Sala e al presidente del Consiglio di zona 2.
Nuova cementificazione del suolo pubblico che andrebbe ad aggiungere disagio ed inquinamento dell’aria, congestionando ulteriormente il traffico delle strade limitrofe e danneggiando in tal modo la vivibilità del quartiere e di conseguenza la salute degli abitanti e tutto ciò in nome dei lauti profitti derivanti dalla speculazione edilizia, che non basteranno mai a saziare i famelici appetiti dei vari pescecani immobiliaristi capitalisti, i quali affari sono servilmente agevolati dall’amministrazione comunale milanese della giunta del PD Giuseppe Sala.
24 aprile 2019