Per l'inquinamento atmosferico e dell'acqua
L'Italia deferita alla Corte di giustizia Ue

 
La Commissione europea ha deciso, lo scorso 7 marzo, di deferire nuovamente l'Italia (era già accaduto lo scorso anno) alla Corte di giustizia dell’Ue per violazione della normativa comunitaria in tema di salvaguardia dell'ambiente, stavolta per l’inquinamento atmosferico e quello dell’acqua.
Per quanto riguarda l'inquinamento dell'aria viene contestata all'Italia la “mancata protezione dei cittadini dagli effetti del biossido di azoto (NO2)” (già lo scorso maggio, come sopra ricordato, la Commissione aveva accusato l'Italia di consentire livelli costantemente elevati di particolato PM10). Stavolta la Commissione contesta all’Italia di non avere rispettato i valori limite convenuti sulla qualità dell’aria e di non avere adottato misure adeguate per ridurre i livelli di inquinamento in dieci agglomerati in cui risiedono circa 7 milioni di persone, soprattutto nella Pianura Padana.
Infatti, nonostante la direttiva comunitaria n. 2008/50 avesse fissato già per l'anno 2010 il limite massimo degli agenti inquinanti nell'aria, in Italia l’inquinamento è rimasto negli anni successivi a livelli di gran lunga superiori rispetto a tali limiti, come ha documentato il rapporto Air quality in Europe 2018, pubblicato dall’Agenzia europea dell’ambiente, il quale ha messo in luce che la cattiva qualità dell’aria legata all’elevata concentrazione di particolato, biossido d’azoto e ozono troposferico è stata responsabile nel solo 2015 di ben 84.300 morti nel nostro Paese.
L’Italia, secondo il citato rapporto, è il peggior Paese d’Europa per ciò che riguarda l'inquinamento ambientale, e particolarmente preoccupante è la dispersione nell'aria del biossido di azoto, che da solo ha provocato nel 2015 ben 20.500 morti.
Per quanto riguarda invece il secondo deferimento alla Corte, legato all’inquinamento dell’acqua, la Commissione dell'Unione Europea rileva che l’Italia non rispetta da oltre 13 anni la direttiva del Consiglio n. 91/271 sul trattamento delle acque reflue urbane, ossia che essa “non garantisce che tutti gli agglomerati con una popolazione di oltre 2.000 abitanti dispongano di reti fognarie per le acque reflue urbane e che le acque reflue urbane che confluiscono nelle reti fognarie siano trattate in modo adeguato prima dello scarico” .
La Commissione infatti ritiene che “620 agglomerati in 16 regioni (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto) violino le norme Ue sugli obblighi di raccolta o trattamento delle acque reflue urbane” , una violazione del governo italiano ritenuta dall'istituzione comunitaria “generale e persistente” che, oltre ai danni all'ambiente e alla salute degli abitanti del nostro Paese, rischia di costare all'Italia sanzioni di decine di milioni di euro.
Ovviamente il vero problema che sta a monte di questi sciagurati effetti è l'assoluta inerzia e inettitudine dei vari governi italiani (e anche del parlamento che non ha legiferato a dovere) che si sono succeduti nel tempo: infatti per ciò che riguarda l’inquinamento atmosferico le principali fonti nel nostro Paese sono il traffico veicolare e l’inefficiente climatizzazione degli edifici, mentre la rete fognaria necessita di investimenti per essere adeguata al rispetto della normativa: “in Italia - ha commentato a tal proposito il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani - continua a pesare la mancanza di un efficace strategia antismog, per non parlare dei problemi legati al mancato adeguamento alle norme Ue dei sistemi di trattamento delle acque di scarico: ancora oggi nella Penisola circa il 25% delle acque di fognatura viene scaricato in mare, nei laghi e nei fiumi, senza essere opportunamente depurato” .
Il presidente di Legambiente propone un Piano Nazionale contro l’inquinamento: per ciò che riguarda l'aria propone di investire sul potenziamento del trasporto pubblico locale, pendolare e ferroviario, e al contempo ridurre le emissioni industriali e quelle prodotte dal riscaldamento, e per ciò che riguarda l'acqua di velocizzare al più presto la messa a norma dei sistemi fognari e depurativi, lavori che troppo spesso si fermano di fronte alla burocrazia e all'inefficienza degli enti locali preposti.

24 aprile 2019