Intervento di Enrico Chiavacci all'iniziativa dell'ANPI di Rufina per il 25 Aprile
Uniamoci e lottiamo contro il governo nero Salvini-Di Maio che lascia campo libero a fascisti e razzisti
Buon 25 Aprile alle partigiane, ai partigiani, ai reduci dei campi di concentramento, alle antifasciste e agli antifascisti e a tutti i sinceri democratici che oggi, come a Rufina, si riuniscono in tutto il Paese per celebrare il 74° Anniversario della Liberazione dell’Italia dal Nazifascismo.
Una lunga, dura e sanguinosa lotta, costata quasi 100 mila tra morti e feriti nelle file dei partigiani e altri 20 mila tra i civili che avevano preso parte in vari modi alla guerra di Liberazione iniziata con gli scioperi alla Fiat e in altre fabbriche del Nord nel marzo del 1943, proseguita con l’eroica insurrezione popolare di Napoli nel settembre di quello stesso anno e conclusa il 25 Aprile del 1945 con le sfilate dei partigiani in tutte le città liberate, da Milano a Genova, da Bologna a Venezia, con alla testa le Brigate Garibaldi che della Resistenza erano state il nerbo fondamentale.
Dobbiamo difendere con le unghie e coi denti il 25 Aprile e non dare mai per scontata la libertà di celebrarlo, poiché i tentativi di attaccare, demolire e cancellare la memoria della Resistenza, archiviandola come un “mito della sinistra” e l’antifascismo come una “categoria novecentesca” del tutto superata e anacronistica, sono sempre presenti, seppur con sfumature differenti.
e a maggior ragione dobbiamo difendere e celebrare la sua memoria oggi, quando gli eredi di fatto o dichiarati di Mussolini come Fratelli d’Italia, Forza Nuova e Casapound insieme a tutti gli altri gruppi meno noti della galassia neonazista e neofascista, hanno rialzato la testa e scorrazzano violenti e impuniti nelle scuole, nelle piazze e nei quartieri come le squadracce nere di una volta alle quali si ispirano; mentre quelli non dichiarati ma ancor più pericolosi perché li manovrano e li proteggono, siedono direttamente nel governo e negli altri organi dello Stato.
Il governo Salvini-Di Maio
L’attuale ministro degli interni Salvini poco più di un anno fa, di questi tempi in un comizio nel triestino, mise sullo stesso piano i profughi e gli immigrati con l’occupazione nazista dell’Italia, il che gli consentì di sparare a zero sui migranti prospettandone l’“invasione”, che non c’è mai stata, rilanciando la tesi in tutti gli interventi e in tutti i manifesti della Lega. Una vergogna razzista e antistorica intollerabile.
Eppure oggi questo governo si muove con politiche che rispecchiano queste dichiarazioni.
Responsabilità della Lega che, lo ricordiamo, è alleata ufficialmente per fini elettorali con Casapound dal 2016 dove quest’ultima non ha la forza di parteciparvi, ma anche del suo alleato di governo, il Movimento 5 Stelle, partito di maggioranza relativa, il che aggrava la sua posizione.
Com’è noto, il ministro degli Interni oggi parteciperà a una manifestazione sulla mafia in Sicilia (argomento che merita tutto il nostro impegno), e non alle celebrazioni della Liberazione.
Niente di nuovo poiché, perlomeno da quando è segretario della Lega, non vi ha mai partecipato e noi, in tutta sincerità, non ne sentiamo la mancanza.
Quest'anno però, forte dell’investitura istituzionale, ha alzato l'asticella della sua proverbiale arroganza, affermando che "Il 25 aprile ci saranno i cortei dei partigiani, dei contro partigiani, dei fascisti e dei comunisti (…) Siamo nel 2019 e mi interessa poco il derby fascisti-comunisti", relegando dunque tutta la questione - la più importante del secolo scorso per il nostro Paese - ad una partita di calcio.
Innanzitutto dobbiamo chiedere al ministro Salvini di studiare di più e meglio, poiché la Resistenza non fu solo fatta dai comunisti; i comunisti furono senz’altro la maggioranza ed ebbero un ruolo cruciale e insostituibile nel movimento partigiano, ma vi erano anche partigiani cattolici e persino liberali.
Tuttavia, tralasciando questo “particolare”, leggete fra le righe l’affermazione di Salvini poiché nulla mai viene detto a caso: in un derby ci sono due squadre, l’una di fronte all’altra, che hanno la stessa legittimità di scendere in campo, ognuno i suoi fans che le sostengono per cuore e non per intelletto, ed entrambe hanno le stesse possibilità di vincerlo, proprio perché è un derby, una partita a sé, dove il valore tecnico delle formazioni spesso non conta.
Eh no ministro, il fascismo e la Resistenza non hanno pari dignità di scendere in campo, e poi quella partita l’abbiamo già giocata. È stata dura e difficile, ma è finita il 25 Aprile del 1945, abbiamo vinto noi, e nessuna rivincita sarà mai concessa.
Resistiamo al revisionismo e al qualunquismo
Questo era un esempio, un granello di sabbia nell’immensa spiaggia dei tentativi di sovvertire la realtà storica, che ha avuto come principale recente “cavallo di Troia” l’istituzione del giorno del Ricordo, voluta in maniera bipartisan nel 2005 e sempre sostenuta da ogni governo in carica, nessuno escluso.
Non può dunque stupirci l’ennesima arringa di Salvini che lo scorso 4 febbraio, in una polemica esplosa a seguito di un convegno a Parma sulle foibe, ha sostenuto che "È necessario rivedere i contributi alle associazioni, come l’Anpi, che negano le stragi fatte dai comunisti nel dopoguerra. (…) mi fanno schifo - e chiude - onore ai nostri morti". Onore a tutti dunque, senza distinzione alcuna fra oppressori e oppressi, occupati e occupanti, fra fascisti e antifascisti. Ecco riproposto il calderone del qualunquismo più becero nel quale si mischiano verità e menzogna, fatti storici e racconti, contesti e assoluti.
Siamo in aria di elezioni europee
Vi sembra normale che poco più di un mese fa, per concludere il suo intervento alla foiba di Basovizza, il presidente dell’europarlamento, Antonio Tajani abbia affermato: “Viva Trieste, viva l’Istria italiana, viva la Dalmazia italiana, (viva gli esuli italiani, viva gli eredi degli esuli italiani), evviva coloro che difendono i valori della nostra Patria”. Perché nessuno, tranne qualche raro caso, ne chiede le dimissioni? Viste le polemiche suscitate, per l’opinione pubblica un fatto del genere non è ancora del tutto “normale”, ma se tacciamo, presto lo sarà, così come tanti altri prima di esso, legittimati col solito silenzio.
Per attaccare l’antifascismo e cancellarne i baluardi ogni pretesto è buono, anche travisando vigliaccamente posizioni e fatti, come da consueta pratica fascista.
Ma come siamo arrivati a questo? Questa è la domanda che dovremmo porci!
Dal dopoguerra, il nemico principale degli insegnamenti della Resistenza come l’uguaglianza e la solidarietà che sarebbero dovuti rimanere nel tempo vivi e vegeti e non ridotti ad orpello, è stato senza dubbio il revisionismo storico.
A sinistra la Resistenza è stata troppo spesso usata per solo ornamento, un fiore all’occhiello, ma eroso e impoverito dei contenuti troppo diversi a volte addirittura in contrapposizione dall’applicazione politica di certi governi sulla carta “vicini”.
A destra, purtroppo, si è avuta vita facile.
Oggi, in questo anniversario, ci rivolgiamo a tutte le antifasciste e a tutti gli antifascisti, e in particolare ai giovani. Facciamo ATTENZIONE! Dobbiamo resistere con coscienza al revisionismo che ha reso fertile il terreno sul quale è stata coltivata quell’opinione pubblica che vorrebbe far comparire i morti del fascismo e dell’antifascismo tutti uguali, anche da un punto di vista morale oltreché, storico. Se non ci sono differenze, allora non c’è giusto o sbagliato e anche tutte le guerre, siano esse di prevaricazione, di sterminio, di ingerenza, di offesa oppure di Liberazione, diventano uguali.
Abbiamo dunque NOI il dovere di non adeguarci, non possiamo fare a meno di denunciare quotidianamente e con forza questi attacchi, poiché altrimenti si presta il fianco, collaborando nei fatti, al tentativo di screditare la Resistenza e l’antifascismo e nel contempo non si contrasta il tentativo ormai quasi completato, di riabilitare sia il fascismo mussoliniano, sia il neofascismo proprio di formazioni quali Casapound, Forza Nuova e simili, che vengono così “accreditate” come forze politiche al pari delle altre e con uguali diritti, da questo governo complice.
Casapound e Forza Nuova
Il razzismo e il fascismo sono ormai sdoganati ovunque (pensate ai cortei neofascisti anche a Firenze) e la responsabilità è di tutte le forze che in qualche modo hanno guidato il Paese negli ultimi 20 anni, nessuna esclusa, divisi fra coloro che hanno pestato sull’acceleratore della riabilitazione di fatto del fascismo, e chi non ha fatto nulla per impedirlo anche quando era al governo, ignorando la XII Disposizione transitoria della Costituzione e le leggi Mancino e Scelba.
E questo va detto senza timore, perché urge invertire la rotta!
Non c’è più tempo, la situazione peggiora costantemente, aiutata dalle sempre più difficili condizioni di vita e di lavoro delle popolazioni di tutta Europa e del mondo intero che rispecchiamo una società anche nei paesi cosiddetti “avanzati” fatta da pochissimi ricchi sempre più ricchi e da tantissimi poveri sempre più poveri; coloro che galleggiano nel limbo hanno solo la prospettiva infelice di diventare in futuro più poveri.
Le istituzioni contro i Resistenti
Intanto a Roma, un mesetto fa, a pochi giorni dall’aggressione fascista ai giornalisti dell’Espresso, alla lettera di minacce a Mentana e a tanti altri operatori dell’informazione firmata “Boia chi Molla”, sono arrivati 27 avvisi di garanzia a militanti antifascisti, rei di aver tentato e alla fine costretto all’annullamento un consiglio comunale straordinario concesso dall’amministrazione 5 Stelle su pressione di Casapound.
Sempre a Roma, lo scorso 29 gennaio, l’assemblea comunale con i voti contrari di Lega e Fratelli d’Italia, ha approvato una mozione che intima lo sgombero immediato della sede nazionale di Casapound (un palazzo di proprietà del demanio in zona Esquilino), occupato dal 2003, con tanto di alloggi di pregio affittati a terzi.
Tuttavia, Salvini, ha glissato sulla mozione sparando l’ennesimo “Me ne frego”, e sostenendo che questo sgombero non ha la priorità rispetto agli altri che colpiscono in particolare i migranti.
Dato che non può essere certo questa l’Italia per la quale hanno lottato e versato il loro sangue le nostre partigiane e i nostri partigiani, è indispensabile che tutti gli antifascisti, i sinceri democratici, i cattolici progressisti, i partiti, i sindacati, ispirandosi al loro esempio, coraggio e spirito di sacrificio, si uniscano in grande fronte unito antifascista per imporre al governo lo scioglimento di tutti partiti e dei gruppi che si richiamano al fascismo e al nazismo, attuando le leggi vigenti, e chiedendo a questo governo neofascista (che ancora una volta guarda con interesse predatorio la Libia) come a quelli che vi saranno in futuro, il rispetto dell’art. 11 della Costituzione.
Manifestazione a Prato
Sicuramente il successo di sabato 23 marzo, quando oltre 5.000 persone di idee, orientamenti e storie diversi ma unite nell'antifascismo e nella democrazia hanno cancellato nei fatti l’arrogante e anticostituzionale manifestazione dei 139 di Forza Nuova, è un segnale positivo che dimostra di quanto le persone se unite siano molto più forti anche delle istituzioni stesse.
Come ha scritto il nostro Comitato Provinciale, “alcuni anni fa una loro manifestazione pubblica in una città come Prato semplicemente non sarebbe stata pensabile e che in ogni caso sabato altre città italiane hanno dovuto subire l'oltraggio di commemorazioni fasciste. Rimane ancora aperta la questione del perché Prefetta e Questore abbiano autorizzato un tale sfregio alla città e alle leggi Scelba e Mancino, che sono leggi applicative di vari passaggi della nostra Costituzione”.
Nuove Resistenze e clima
Certamente, oggi dobbiamo impegnarci anche sostenendo tante nuove Resistenze, temi sui quali la nostra riflessione prende spunto dal passato guardando al futuro, oltre la Memoria.
Si potrebbero fare decine di esempi; fra gli altri il razzismo e l’integrazione al quale abbiamo già accennato, a partire dalla politica antiumana dei “porti chiusi”, gli eccessi del disegno di legge sulla “legittima difesa” ad un passo dalla licenza di uccidere, la necessità di reagire come già accade al sostegno politico e legislativo che questo governo offre alle concezioni e iniziative oscurantiste e omofobe sulla famiglia e sugli orientamenti sessuali, ispirato direttamente alla triade mussoliniana “Dio, Patria e Famiglia”, così come riconfermando il nostro appoggio al movimento femminile “Non una di meno” che combatte contro la violenza di genere.
Molto importante e d’estrema attualità, che si tinge di urgenza, è anche la questione ambientale.
Su questo tema, fortunatamente, sono scesi in piazza quei giovani dei quali abbiamo tutti tanto bisogno, che hanno scosso l’immobilismo di una coscienza generale che c’è ma che non è capace di incidere, e abbiamo salutato con piacere lo sciopero internazionale per il clima del marzo scorso quando centinaia di migliaia di ragazze e di ragazzi, hanno invaso tante città di tutto il mondo chiedendo ai governi di stroppare immediatamente l’estrazione e il consumo di energie fossili, incentivando il rinnovabile, per sfruttare al meglio il decennio che ci rimane prima del punto di non ritorno che significherebbe piombare in una definitiva catastrofe climatica planetaria.
L’ANPI, assieme a tutti coloro che hanno a cuore la proprietà di tutti, qual è l’ambiente e la salute pubblica non può che stare dalla loro parte dando il proprio contributo in questa battaglia culturale e sociale.
Servono, ma non bastano, i nostri piccoli gesti quotidiani; occorre denunciare con forza e senza remore questo sviluppo ineguale e mettere in discussione il profitto e il capitalismo che non può continuare a regolare tutto, inclusi i beni comuni e lo “Stato sociale”, come se fosse un dogma intoccabile. In realtà esso è stato, e continua ad essere la causa di tutte le guerre, inclusa quella nella quale combatterono i nostri partigiani, così come rappresenta la causa di tutte le disuguaglianze sociali e economiche in ogni angolo del mondo.
Infine, ringrazio tutti coloro che in qualche modo hanno contribuito alla realizzazione di questa giornata, a partire dalle associazioni come l’ARCI e dai gruppi musicali e teatrali presenti, e tutti coloro che anche con un piccolo contributo ci danno una mano, ma soprattutto ringrazio di cuore tutti i membri attivi del direttivo attuale della sezione ANPI di Rufina (senza nulla togliere ai passati e in particolare a Luciano Celli e Milena Battistoni che mi pare il caso di citare) che col loro impegno fanno sì che Rufina dia il proprio contributo quotidiano all’antifascismo.
La presidente Morena Viciani non ha bisogno di presentazioni, poi, in ordine alfabetico: Giulio Bianchi, Moira Carotti, Marcello Consolati, Silvia Fantini, Lorenzo Masi, Manuela Musina, Lavinia Pintucci (un ingresso recente che ci “ringiovanisce”) ed Enrico Porreca.
C’è tanto lavoro da fare, su tanti fronti, e noi cercheremo di fare la nostra parte.
Buon 25 Aprile! Viva la Resistenza!
30 aprile 2019