Ucraina
Oltre un terzo degli elettori diserta le presidenziali
L'uomo dell'oligarca Kolomoisky batte l'oligarca ex presidente Poroshenko
Il nuovo presidente dell'Ucraina è l'attore comico Volodymyr Zelensky che col suo partito “Servo del Popolo” aveva vinto col 30% dei voti validi il primo turno del 31 marzo davanti al presidente uscente Petro Poroshenko, fermo al 16%, un risultato confermato dal ballotaggio del 21 aprile quando la differenza tra i due è stata un abisso: Zelensky ha avuto 13,5 milioni di consensi, pari al 73,22% dei voti validi, contro i 4,5 milioni, pari al 24,45%, di Poroshenko.
Rispetto al primo turno Zelensky ha più che raddoppiato i consensi, da 5,7 a 13,5 milioni mentre il suo rivale è passato da 3 a 4,5 milioni, rastrellando i voti di molti dei candidati eliminati e convogliando il voto di protesta contro la presidenza del regime corrotto di Poroshenko, il cavallo precedentemente scelto dai cosiddetti oligarchi, i super ricchi ucraini, e dall'imperialismo americano per tenere aperto il braccio di ferro con le regioni indipendentiste russofone dell'est e per il controllo del paese con il rivale imperialismo russo.
Fra i due turni sono quasi raddoppiate le schede nulle e bianche, da 224.700 a 427.989, dall'1,18% al 2,31%, e sono diminuiti i votanti passati dai 18,9 milioni ai 18,5 milioni. Su un corpo elettorale di poco più di 30 milioni risulta quindi che la diserzione delle urne è stata di oltre 11,5 milioni, oltre un terzo degli elettori.
Non tanti di più hanno votato l'attore comico Volodymyr Zelensky, diventato famoso nel 2015 con un programma televisivo dal titolo “Servo del Popolo”, un serial dove impersona un professore di storia il cui sfogo in classe contro la corruzione è ripreso da uno studente che carica il video su Youtube trasformandolo in una celebrità tanto da farlo diventare capo dello Stato. Una sceneggiatura che diventa realtà nel marzo 2018, con la fondazione del partito politico che prende il nome dello show e lo catapulta alla poltrona presidenziale. Il canale che trasmette lo sceneggiato è di proprietà dell’oligarca Igor Kolomoisky, il regista dell'operazione e del personaggio catapultato alla presidenza.
Igor Kolomoisky è fra i tre capitalisti ucraini più ricchi in Ucraina e ha una tripla cittadinanza: Ucraina, Israeliana e Cipriota. Nel 2014 durante la “rivoluzione di Maidan” orchestrata dall'imperialismo americano era il principale finanziatore di Pravy Sector, il “blocco destro” fascista e ultra-nazionalista, e con lo scoppio della guerra nelle regioni separatiste del Donbass ha finanziato anche il famigerato battaglione Azov. Ha mantenuto rapporti sia con l'altro oligarca poi divenuto presidente, Petro Poroshenko, e col magnate dell’acciaio Victor Pinchuk, l’uomo che ha tenuto aperti i canali con Germania e Francia che sulla guerra in Ucraina non hanno seguito gli Usa di Obama.
Nella crisi ucraina alimentata dallo scontro tra i paesi imperialisti Usa, Russia e Ue si aggiunge il paradosso di un meccanismo elettorale che ha portato alla presidenza il “nuovo” Zelensky che dovrà governare senza avere neanche un parlamentare dato che il suo partito nato a ridosso delle elezioni presidenziali non è rappresentato nell'assise di Kiev, controllata dalla maggioranza dell'ex Poroshenko. Le elezioni politiche sono previste per fine ottobre, se Zelensky non riuscirà a indire elezioni anticipate. Nel frattempo ha garantito che governerà impegnandosi tra le altre a “rilanciare gli accordi di Minsk per arrivare al cessate il fuoco e perché i nostri ragazzi tornino a una vita normale”, a riportare in patria i marinai ancora detenuti in Russia a seguito dello scontro nello stretto di Kerch nel Mar Nero ma anche a far varare la legge sulla completa “statalizzazione della lingua ucraina”, quella che definisce l’ucraino come lingua di Stato.
30 aprile 2019