bologna
30.000 alla manifestazione nazionale. Interventi fumosi dei Segretari confederali, Landini “abbaia ma non morde”. Il PMLI in piazza con le bandiere attira l'attenzione di molti presenti. Diffusi l'Editoriale per il 1° Maggio e Il Bolscevico
Dal nostro corrispondente dell'Emilia-Romagna
A distanza di 17 anni la manifestazione nazionale in occasione della Giornata internazionale dei lavoratori è tornata a svolgersi a Bologna, riempiendo le strade di oltre 30.000 manifestanti sui quali si stagliavano i colori dei 3 sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil, ma era indubbiamente il rosso il colore dominante nelle bandiere, negli striscioni, nelle magliette, nei cappellini. La partecipazione, è stata quasi esclusivamente a livello sindacale, se si eccettuano 2 piccoli gruppi dei Verdi e de La Sinistra, oltre ad alcune organizzazioni sedicenti comuniste. Ovviamente non poteva mancare il PMLI che era presente con compagne e compagni militanti e simpatizzanti della Cellula "Stalin" di Forli, e il Responsabile del PMLI per l'Emilia-Romagna del PMLI compagno Denis Branzanti.
I marxisti-leninisti hanno velocemente esaurito le oltre 200 copie del volantino dell'Editoriale per il 1° Maggio dal titolo "Proletariato al potere e socialismo", parola d'ordine riportata anche nei manifesti presenti nei “corpetti” dei compagni, indossato assieme alle bellissime magliette del Partito. I marxisti-leninisti hanno poi sfilato nel corteo partito alle 11 ma che aveva cominciato a formarsi già dalle 9.30 in piazza XX Settembre, vicino alla stazione ferroviaria, in particolare le bandiere rosse del PMLI hanno sventolato accanto alle delegazioni della Cgil di Forlì e di Cesena, ma i nostri compagni hanno percorso più volte tutto il corteo e hanno potuto constatare sia la numerosa partecipazione, sia come questa non si sia limitata alle delegazioni sindacali dell'Emilia-Romagna, ovviamente predominanti, ma che vi è stata una forte partecipazione anche dalle altre Regioni. Il corteo, seppur non troppo rumoroso è stato comunque vivace e non è mancato il canto di "Bella ciao", che riecheggiava qua e la lungo il corteo a significare che l'antifascismo è ancora vivo e necessita maggiormente oggi che al governo ci sono i fascisti del XXI secolo col governo fascista e razzista Salvini-Di Maio.
Nel corso della manifestazione diversi simpatizzanti che li hanno notati si sono avvicinati ai compagni, tante sono state le foto alle bandiere del Partito e i complimenti ricevuti, inoltre sono state diffuse diverse copie de “Il Bolscevico” n° 16.
All'arrivo in piazza Maggiore sul grande palco allestito si sono svolti gli interventi di alcuni delegati sindacali e infine dei tre segretari nazionali dei sindacati confederali. Mentre Carmelo Barbagallo e Anna Maria Furlan rispettivamente segretari generali di Uil e Cisl, hanno effettuato degli interventi assolutamente vuoti e inconcludenti, senza praticamente mai nominare il governo, abbozzare qualche ipotesi di lotta, avanzare qualche rivendicazione degna di tale nome, diversamente Landini, all'esordio al 1° Maggio nella veste di neosegretario generale della Cgil, affiancato dalla sua ex "nemica" poi divenuta "madrina" Susanna Camusso, ha fatto un discorso certamente più "forte", più marcato a "sinistra", ma nel contempo, nella sostanza, che ben poco si discostava dagli interventi precedenti.
Landini ha citato le origini del 1° Maggio che affondano nel ricordo della strage di lavoratori a una manifestazione operaia per indire l'orario di lavoro svoltasi a Chicago ai primi di maggio del 1886, ma si è guardato dal dire che questa giornata è stata indetta nel 1889 dalle organizzazioni operaie riunite nella Seconda Internazionale, di cui Engels era il dirigente riconosciuto.
Sicuramente uno dei passaggi più forti e che ha trovato maggior riscontro nella piazza è stata la denuncia del fascismo che “non è un'idea ma un crimine”, esortando Salvini a “non chiudere i porti ma Casapound e le organizzazioni che si rifanno apertamente al fascismo”.
Condivisibile anche la denuncia della strumentalizzazione del tema “sicurezza” per la quale “non bisogna armarsi per difendersi, ma è quella di non morire sul lavoro, la sicurezza di un lavoro con diritti, non precario”.
Ha rivendicato la “sostenibilità dello sviluppo”, ma come è possibile nel capitalismo? E soprattutto ha sparso illusioni a piene mani sull'Europa, che certo “non ci piace, la vorremmo diversa” ma che, secondo lui, occorre lavorare per far sì che diventi “La nostra Europa: lavoro, diritti, stato sociale”, che proprio alla vigilia delle elezioni europee suona come un chiaro invito recarsi alle urne (invito peraltro già messo nero su bianco assieme alla associazioni padronali) nell'illusione che possa realmente e concretamente cambiare qualcosa a favore dei popoli.
In merito al salario minimo Landini ha giustamente detto che ci sono i contratti nazionali e che occorre applicare quelli, che già contengono salario, diritti, tutele, peccato però che i contratti vengono rinnovati sempre più al ribasso e a favore delle imprese, con la firma anche della Cgil e della Fiom, infine ha detto che “andremo avanti fino a quando non faremo cambiare idea al governo, fino a che non otterremo quello che vogliamo” ma ha “sparato a salve” perché lo sciopero generale nazionale non lo ha nemmeno nominato, quindi Landini avrà certamente “scaldato” la piazza ma al governo non ha fatto alcuna paura.
Forse è sfuggito ai più che Landini ha colto l'occasione per lanciare la proposta di un sindacato unico confederale, anticipata dall'intervista pubblicata a caratteri di scatola in prima pagina dalla “Repubblica”. Una proposta da respingere. Invece per noi marxisti-leninisti la proposta giusta è quella di un unico sindacato delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati basato sulla democrazia diretta e sul potere sindacale e contrattuale delle Assemblee generali.
8 maggio 2019