In Lombardia
La giunta Fontana travolta da una nuova tangentopoli
Scoperto un sodalizio criminale tra imprenditori e politici nel milanese e nel varesotto sotto l'ombra della 'ndrangheta
Il governatore indagato per abuso d'ufficio deve dimettersi
Dal nostro corrispondente della Lombardia
Il 7 maggio un vero e proprio terremoto giudiziario ha colpito la Lombardia scoperchiando un grosso giro di malaffare, tangenti e collusioni con la criminalità organizzata. Un centinaio di persone risultano indagate a vario titolo per corruzione, finanziamento illecito ai partiti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, false fatturazioni per operazioni inesistenti, auto riciclaggio e abusi d’ufficio e stati presi 43 provvedimenti di custodia cautelare: dodici persone sono finite in carcere, sedici ai domiciliari, tre sottoposte all’obbligo di dimora e altri dodici all’obbligo di firma presso la polizia giudiziaria. Per abuso di ufficio risulta indagato anche il governatore leghista Attilio Fontana, per la nomina del suo “socio di studio” Luca Marsico ad un incarico in Regione Lombardia.
Partita da due distinti filoni d'indagine per corruzione nel milanese e nel varesotto seguite rispettivamente dai carabinieri di Monza e dalla Guardia di Finanza di Varese, l'operazione è poi finita sotto il controllo della DDA (Direzione Distrettuale Antimafia) perché l'elemento principale dell'inchiesta Daniele D'Alfonso dell’azienda Ecol Service, imprenditore del settore dei rifiuti e delle bonifiche ambientali, sembrerebbe aver favorito negli appalti il clan ‘ndranghetista dei Molluso, presente soprattutto nel territorio di Corsico e Buccinasco e difatti risulta indagato assieme ad altri 9 anche con l'aggravante di associazione a delinquere.
L'operazione è stata chiamata “la mensa dei poveri”, dal nome con cui gli indagati erano soliti indicare un noto locale milanese vicino al palazzo della Regione dove, come emerso dalle intercettazioni, sembra si ritrovassero per scambiarsi le bustarelle. I provvedimenti restrittivi sono stati emessi dal Gip del Tribunale di Milano, Raffaella Mascarino, su richiesta del Procuratore aggiunto Alessandra Dolci e dei sostituti Silvia Bonardi, Adriano Scudieri e Luigi Furno e contestualmente all’esecuzione dei provvedimenti cautelari, le “forze dell’ordine” hanno eseguito decreti di perquisizione, anche presso le sedi di enti pubblici tra i quali il Comune di Milano e sequestrato le disponibilità finanziarie degli indagati per l'equivalente del presunto profitto della corruzione contestata.
Tra i nomi coinvolti vi sono esponenti politici, amministratori pubblici e imprenditori ma nella bufera è finita soprattutto Forza Italia, sono stati difatti indagati in relazione al Piano di Governo del Territorio (PGT) e alle sue varianti il coordinatore provinciale di Varese, Gioacchino Caianiello e Pietro Tatarella, candidato nella circoscrizione Nord-Ovest alle elezioni europee del 26 maggio, che sarebbe stato ricompensato da D'Alfonso attraverso consulenze fittizie e altre utilità. In manette per corruzione è finito anche Fabio Altitonante, consigliere regionale e sottosegretario della Regione Lombardia all'area Expo nella giunta Fontana, mentre è stata inoltrata richiesta alla Camera dei deputati l'autorizzazione all'arresto del parlamentare Diego Sozzari, vicecoordinatore in Piemonte del partito.
A 27 anni dall'inizio di tangentopoli avvenuta il 17 febbraio 1992 con l'arresto del "mariuolo" del PSI Mario Chiesa nulla è cambiato, la corruzione continua a dilagare e politici borghesi e imprenditori ancora oggi si appoggiano, e a volte sono collusi, con la criminalità organizzata. Fontana, che il ducetto Salvini ha subito difeso definendolo “il suo orgoglio”, ha revocato l'incarico ad Altitonante ma si tratta di una misura assolutamente insufficiente perché lui e tutta la sua giunta devono immediatamente dimettersi per la loro oggettiva grave responsabilità politica.
15 maggio 2019