Nuovo terremoto politico-giudiziario fa tremare la Calabria
Indagato il governatore Oliverio (PD) per associazione a delinquere
Sotto inchiesta anche Occhiuto (FI), sindaco di Cosenza
La Procura di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri ha portato a compimento una serie di indagini riguardanti alcune opere pubbliche nel comune di Cosenza: la costruzione del nuovo Ospedale, la Metropolitana leggera, il museo di Alarico, iscrivendo, tramite il pm Vito Valerio nell'ambito dell'operazione “Passepartout”, venti persone nel registro degli indagati per reati gravissimi quali: associazione per delinquere, corruzione, turbata libertà degli incanti, traffico di influenze illecite, frode, abuso d'ufficio.
Fra gli indagati il governatore Mario ''palla-palla'' Oliverio del PD, l'ex vicepresidente della giunta regionale del PD Nicola Adamo, marito della deputata PD Enza Bruno Bossio, il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto di FI, in lotta contro FdI e Lega (che vogliono Wanda Ferro) per la candidatura a governatore con il “centro-destra”, il dirigente della Regione Luigi Zinno, il direttore delle Ferrovie della Calabria Giuseppe Lo Feudo, gli imprenditori Pietro Ventura, figlio dell'imprenditore Francesco Ventura di Paola (Cosenza), accusato negli anni '90 di riciclaggio di denaro, Rocco Borgia, faccendiere amico di Tiziano Renzi in odor di massomafia, il commissario della “Sorical” e segretario regionale del Psi Luigi ''Gigino'' Incarnato, Luca Morrone ex consigliere comunale di Cosenza figlio del consigliere regionale ed ex deputato Ennio Morrone ex Psi-Udeur-FI (oggi nel gruppo misto) Antonio Capristo, Giuseppe Trifirò, Tito Nulli Berti, Santo Marazzita, Pasquale Gidaro, Arturo Veltri, Giulio Marchi, Armando Latini, Giovanni Forciniti, Fortunato Varone, Eugenia Montilla.
Secondo gli inquirenti Adamo è “l’elemento di raccordo tra esponenti politici, amministratori pubblici e imprenditori privati”, Oliverio è il “promotore” del sodalizio criminale in quanto avrebbe agito per “assicurare che le gare pubbliche si sviluppino secondo i progetti dell’associazione e vengano aggiudicate agli imprenditori graditi” e si sarebbe attivato “per far ottenere ai suoi uomini di fiducia la nomina in posti strategici delle amministrazioni pubbliche regionali e locali”.
Per quanto riguarda la Metropolitana, definita dal Comitato No Metro-Sì al Viale “l'opera inutile più costosa del Meridione”, ben 160 milioni di euro, è stata indetta una gara d'appalto illegittima frutto di “collusioni, accordi, promesse e mezzi fraudolenti” che vede gli imputati accusati di turbativa d'asta perché “a base di gara vi era un progetto preliminare illegittimamente realizzato dalla Metropolitana Milanese Spa in quanto affidato senza rinnovo di procedure”. Cosa avvenuta anche per quanto riguarda “un progetto preliminare basato su una scelta progettuale di ‘sistema su ferro’ ingiustificata sul piano tecnico ed economico”. Illegittima anche “la gara per la parte esecutiva” perché questa era già inclusa “nella precedente procedura di gara per progettazione preliminare”, producendo quindi “duplicazione indebita dei costi a base d’asta”.
Il sindaco Occhiuto, inizialmente contrario alla Metro, è accusato di corruzione per aver accettato “la promessa avanzata da Oliverio per il tramite del dirigente Luigi Zinno, di ottenere da parte della Regione Calabria i finanziamenti e la copertura amministrativa per la realizzazione del Museo di Alarico oggetto di gara d’appalto (illegittima anche quella) indetta dal Comune di Cosenza”, una sorta di “scambio di appalti” tra i due avvenuto dopo che gli stessi Adamo e Oliverio, per il tramite di Incarnato (ricompensato con il ruolo di commissario liquidatore della Sorical a 18mila euro al mese, lo candidarono pure alla Camera il 4 marzo 2018, nel collegio Paola-Castrovillari, senza successo) e Luca Morrone (allora presidente del consiglio comunale cosentino, convinto a suon di promesse di altri incarichi) con la complicità di alcuni consiglieri comunali di Cosenza, hanno manovrato per la sfiducia anticipata ad Occhiuto nel 2016 per andare alle elezioni, poi però vinte (rappresentando appena il 40% degli aventi diritto al voto) dallo stesso Occhiuto nel giugno 2016.
Per effetto della sfiducia pilotata da Adamo e Oliverio, lo stesso Occhiuto nell'indagine è considerato anche “parte lesa”.
Secondo Delio Di Blasi dei No Metro: “In questi anni, la retorica dello sviluppismo e delle grandi opere è servita solo a coprire gli affari di una borghesia mafiosa che, arricchendosi con i soldi pubblici, ha impoverito i calabresi rendendo questa terra invivibile. Sono state denunciate infiltrazioni di ’ndrangheta sia nella costruzione degli impianti sciistici della Sila che di un’aviosuperficie a Scalea, nella realizzazione di un mega parcheggio in centro come nella progettazione della stessa metrotranvia di Cosenza, un’opera inutile da 160 milioni di euro appaltata alla Cmc di Ravenna che si prova a realizzare contro la volontà dei cittadini e violando molte norme sugli appalti e la tutela paesaggistica ed ambientale del territorio. L’inchiesta dimostra solo, se mai ce ne fosse stato bisogno, che abbiamo fatto bene a contrastare le scelte irrazionali e scellerate della lobby del cemento”.
La Cmc di Ravenna, '”vincitrice” dell'appalto della Metro è l'azienda legata nel passato a Primo Greganti “il compagno G” di Tangentopoli e all'ex ministro renziano Maria Elena Boschi del PD.
Per quanto riguarda il nuovo ospedale del capoluogo bruzio Oliverio e compari avrebbero adottato un complesso sistema per stabilire i partecipanti alla gara di aggiudicazione dei lavori, fatto di irregolarità e mancata trasparenza, nel malcelato tentativo di favorire una precisa cordata imprenditoriale, dando i lavori di progettazione e quelli di realizzazione a società diverse, ma riconducibili alla stessa cordata di imprese riunite nella “Steam srl”.
Per i magistrati inquirenti mancano un capitolato “conforme alla prestazione”, “riferimenti puntuali ai termini ed alle modalità di pagamento”, manca l'indicazione di un luogo preciso “ma solo alternativo ed eventuale” in cui realizzare e vi è stata “la quantificazione apodittica del costo di realizzazione dell’opera pari a un milione di euro (per la progettazione)”. In spregio ad ogni forma di “garanzia di effettività, regolarità, e trasparenza delle attività svolte”.
Ricordiamo che Oliverio è indagato anche nell'ambito dell'inchiesta “Lande desolate” per aver favorito la 'ndrina di Franco Muto di Cetraro nell'ambito della realizzazione dell'aviosuperficie di Scalea, l'impianto sciistico di risalita di Lorica in Sila e il rifacimento di Piazza Bilotti a Cosenza (vedi “Il Bolscevico”' n. 46/2018).
Il sindaco Occhiuto inoltre è stato iscritto nel registro degli indagati da parte della GdF di Cosenza, proprio in questi giorni, per bancarotta fraudolenta in quanto amministratore delegato della Ofin srl. Indagati con lui il suo socio Carmine Potestio e la sorella di Occhiuto, Annunziata(il fratello Roberto è deputato di FI).
Secondo la GdF “Mario Occhiuto, in costanza di un crescente debito nei confronti del Fisco, ha prestato garanzie e fideiussioni per importi molto consistenti alle società a lui riconducibili e non ha tenuto conto dei rischi di impresa delle società garantite” generando un gioco di scatole cinesi che avrebbero mosso, tra fondi distratti e debiti fiscali, circa 28 milioni di euro.
Occhiuto è accusato di associazione a delinquere transnazionale della Procura di Roma, nell'ambito del “sistema Clini” legato all'ex ministro dell'ambiente Corrado Clini, che con i suoi compari mise le mani anche su Cosenza tramite Occhiuto, imponendogli perfino la nomina di sua moglie Martina Hauser ad assessore comunale nel 2011; insieme al sindaco avrebbe dirottato milioni di euro destinati all'ambiente in fondi occulti esteri.
Il sindaco di Cosenza è anche indagato per truffa, falso e peculato nell’ambito di un’inchiesta del sostituto procuratore Marisa Manzini su spese per voli aerei e pernottamenti in hotel, per missioni istituzionali che non si sarebbero mai svolte, per le quali il “primo cittadino” e il suo ex segretario Giuseppe Cirò avrebbero intascato circa 80mila euro in rimborsi erogati dal Comune di Cosenza.
Ricordiamo inoltre la sentenza del Tribunale di Cosenza confermata dalla Corte d'Appello di Catanzaro, che ha condannato il comune bruzio a pagare parte di un milione e 700mila euro di debiti di Occhiuto, per avere ingiustamente versato per 4 anni l'indennità al sindaco invece di accantonarla per i suoi debiti, come richiesto dal Fisco e da Equitalia. I cosentini quindi stanno pagando i debiti personali di Occhiuto.
Ennesimo terrificante spaccato della corruzione delle forze politiche borghesi di destra e di “sinistra”' del regime neofascista e dello strapotere della 'ndrangheta e dei colletti bianchi nella Regione più povera d'Italia.
Inquietante la difesa e la mancata richiesta di dimissioni di Oliverio da parte dell'inquisito governatore del Lazio e neo segretario PD Nicola Zingaretti. Il fatto è che ha bisogno dei voti mafiosi di questa gentaglia per le imminenti elezioni europee ed amministrative e per le prossime regionali.
Il mafioso e inquisito governatore regionale di '”sinistra” Oliverio, appeso ad una maggioranza risicatissima, ed il corrotto e bancarottiere sindaco di destra di Cosenza Occhiuto, devono dimettersi al più presto, insieme alle loro giunte e relative maggioranze borghesi, neofasciste e filomafiose, denunciate e combattute dal PMLI e da “Il Bolscevico” fin dal loro insediamento.
15 maggio 2019