A Catanzaro, Pesaro, Brembate, Albenga, Parco Sempione (Milano), Settimo Torinese, nei comuni del cuneese Fossano e Bra
Evviva le contestazioni di Salvini ducetto dei fascisti del XXI secolo
Catanzaro.
Venerdì 10 maggio scorso il ministro dell'Interno è giunto nel capoluogo della regione più povera d'Italia (se non di tutta la UE imperialista) a fare campagna elettorale per le europee ed amministrative, proprio lo stesso Salvini che ha costruito le sue fortune politiche nella Lega di Bossi a suon di razzismo nei confronti dei “terroni” e che è stato eletto (in realtà nominato) senatore proprio in Calabria nella lista “Noi con Salvini” raccattando quattro voti dei suoi amichetti fascisti e mafiosi di ieri e di oggi, a cominciare dall'ex governatore regionale, il fascista mal-ripulito e carcerato Scopelliti e il deputato Furgiuele, genero del mafioso Salvatore Mazzei.
Ha però trovato pane per i suoi denti, fin dal giorno prima gli antifascisti hanno riempito i balconi della città di striscioni antirazzisti e antifascisti contro il nero governo e inneggianti alla gloriosa Resistenza e ai migranti.
Durante il comizio di Salvini alle 14 in Piazza Prefettura poi migliaia di manifestanti hanno contestato il ministro e i quattro gatti della “Lega Calabria” (fra i quali lo stesso Furgiuele che ha invitato gli antifascisti ad “andare a lavorare”, intendeva per la 'ndrangheta come fa lui?) durante il suo infame e delirante comizio, con una forza tale da farlo innervosire e lasciare la piazza prima del previsto.
Centinaia di contestatori giunti fin sotto il palco infatti, fra i quali esponenti dell'Usb, PAP, PRC, Anpi e semplici cittadini hanno snocciolato tutte le magagne della Lega in faccia al ducetto: dai 49 milioni di euro rubati al popolo, le infami politiche antimigranti, l'impunità sul caso della nave Diciotti, la legge sulla “legittima difesa” regalo alla lobby delle armi, le infami politiche proibizioniste (che sono musica per le orecchie delle mafie) rilanciate proprio dallo stesso ducetto durante il comizio (delirante il suo voler chiudere negozi e aziende produttrici di canapa light, che colpirebbe fra l'altro un indotto di decine di migliaia di lavoratori e di pazienti malati, anche gravi, che usano la canapa terapeutica), l'abbandono del Sud alla miseria, l'omofobia e la concezione medioevale della donna e della “famiglia naturale”, il fatto che lo stesso Salvini non ha mai lavorato in vita sua, le ruberie di Belsito e Maroni, il caso Siri, gli scandali di questi giorni alla regione Lombardia e così via.
Cantata ''Bella Ciao'' a più riprese, tante le bandiere rosse in piazza, tantissimi i cartelli e gli striscioni in tutta la città: “Mai con Salvini”, “Catanzaro non si Lega”, “Grazie terroni di merda”, “Catanzaro città dell'accoglienza: Salvini vattene”, “La Lega è una vergogna”, “Oggi Catanzaro puzza”, “Non in mio nome” e così via.
Il giorno prima, 9 maggio, Salvini era già stato pesantemente contestato a Pesaro
, e non poteva essere diversamente in una città di fortissime tradizioni antifasciste, capoluogo di una provincia (quella di Pesaro - Urbino) decorata con medaglia d'Argento al merito civile per la guerra di Liberazione dal nazifascismo.
Nel suo comizio elettorale tenuto nella centrale piazza del Popolo dinanzi a poche centinaia di persone Salvini ha dapprima indossato i panni del caporione fascioleghista ed esibito il suo armamentario ideologico contro i migranti, i criminali e i burocrati europei, costantemente interrotto dalle contestazioni e dai fischi di tantissime persone, tra cui molti giovanissimi, che dal fondo della piazza lo hanno costantemente disturbato.
Palesemente irritato e rivolto ai giovanissimi che lo contestavano a un certo punto il capo della Lega li ha minacciati: “dall'anno prossimo torna educazione civica come materia di studio a scuola, perciò se non ci pensano mamma e papà ci penseranno i professori“. Come risposta i contestatori hanno iniziato a cantare “Bella ciao” e Salvini ha risposto: “un applauso ai quattro concorrenti di Sanremo giovani“.
Dopo la maglietta del caporione fascioleghista Salvini ha indossato poi la divisa del capobastone poliziesco, panni questi ultimi molto scomodi in una città che, da sempre storicamente estranea a ogni forma di criminalità organizzata, ha dovuto subìre la notte dello scorso 25 dicembre un omicidio di 'ndrangheta in pieno centro. Evidentemente disinformato del fatto che la questura a Pesaro esiste e si trova a poche decine di metri dal palco nel quale ha parlato, Salvini ha detto: “Conto che i pesaresi ne abbiano una funzionante entro due anni“.
Forse i pesaresi, come il resto degli italiani e di tutti coloro che vivono nel nostro territorio, hanno bisogno non di nuove questure, bensì che un fascistoide e un seminatore di odio razziale e etnico come Matteo Salvini, con tutti i danni all'ordine pubblico che ciò tra l'altro comporta, abbandoni al più presto il ministero dell'Interno.
Sabato 11 maggio a Milano
all'adunata nazionale degli alpini alla cittadella di Parco Sempione il ducetto Salvini non ha ricevuto tutto quel trionfo che si aspettava. “Togliti la felpa! Non hai il diritto di portarla” gli hanno gridato un gruppo di alpini abruzzesi perché indossava una maglia dell'ANA (Associazione nazionale alpini), il presidente di quell'associazione de L'Aquila ha spiegato “non possiamo permettere questo, sarà anche il ministro dell'Interno ma è inopportuno. E ogni tanto vada a lavorare...”. E ancora contestazioni dagli alpini: “E togliti il cappello!!”, gli ha gridato un bergamasco mentre Salvini si faceva un self col cappello con la penna nera, “Tu non sai neanche cosa significa questo cappello”. E ancora “via il cappello! Toglilo subito”, da un gruppo di giovani alpini bresciani, “è tutta una pagliacciata, approfitta della nostra manifestazione”.
Nella stessa serata dell'11 maggio a Albenga
in provincia di Savona Salvini raccatta una contestazione più dura al termine del suo comizio a sostegno di un candidato della Lega per le europee, i manifestanti all'unisono gli danno del fascista e il rumore dei fischietti riempie la piazza. Poi sono state cantate “Bella ciao” e “Fischia il vento”.
Il 12 maggio è stata la volta del Piemonte, dove al suo passaggio, Salvini, ha ricevuto più fischi che applausi. Fossano
(Cuneo) dove un nutrito sit-in in via Roma lo accoglie al canto di “Bella ciao” e urlando "Non sei il mio ministro". Gli slogan dei manifestanti hanno coperto le parole del ducetto Salvini. In tutto, il suo discorso è durato appena 15 minuti. Grida di "buffone" e "ignorante", cartelli di protesta e richiami continui ai 49 milioni che la Lega non ha mai restituito.
A Settimo Torinese
(Torino), dov'era in programma un altro suo comizio sono partiti prima qualche fischio da lontano, poi il coro di protesta della manifestazione dei giovani si è fatto sempre più vicino e massiccio. "Meno uno, non avrà il nostro voto! Siamo stanchi del suo razzismo!" si leggeva sul cartello che ogni manifestante portava in alto con le mani. Tanto forte la contestazione che Salvini è stato costretto a interrompere per qualche minuto il comizio, inveendo non solo contro i manifestanti ma anche contro i responsabili delle “forze dell'ordine” incapaci a suo dire di impedire la protesta.
A Bra
(Cuneo)
Salvini è stato contestato da centinaia di giovani e non solo, che hanno intonato le note del canto partigiano “Bella Ciao”. In un comunicato del Collettivo Mononoke organizzatore della protesta si legge: “Bra non è e non sarà mai città della Lega … non dimentichiamo che Salvini e i suoi sostenitori sono diretti responsabili di un furto, ai danni delle finanze degli italiani, di 49 milioni di euro, di anni di odio verso il Sud Italia e i suoi cittadini, degli annegamenti nel Mediterraneo causati da una politica di chiusura dei confini”.
E lunedì 13 maggio a Brembate
la questura ha dato ordine ai vigili del fuoco di rimuovere uno striscione esposto dalle finestre di un palazzo con su scritto “Non sei il benvenuto” rivolto a Salvini in visita nel comune bergamasco per un’iniziativa della Lega. A Salerno
, vicino alla piazza dove il ducetto avrebbe tenuto un comizio, il 7 maggio la polizia è persino entrata nell'appartamento dove era stato appeso uno striscione: “Questa Lega è una vergogna” per rimuoverlo.
Ovunque si reca a spargere il suo veleno razzista, xenofobo e anticomunista, il ducetto Salvini viene accolto da contestazioni grandi e piccole e salutato da salve di fischi com'è accaduto peraltro ad Avellino
, Osimo
e Pavia
. Stendardo e striscioni di protesta sono comparsi anche a Lumezzane
(BS) mentre l'Unione degli studenti ha invitato ad allestire “balconi di protesta” in occasione del comizio a Campobasso
. Intanto Milano
antifascista è decisa ad appendere su molti palazzi striscioni sabato prossimo quando è prevista la manifestazione leghista in piazza Duomo.
Un'unità antifascista di popolo esemplare ed encomiabile che dimostra la crescita nel Paese di una forte opposizione di piazza al nero governo in carica, ormai non c'è zona d'Italia dove mette piede il leader della Lega, ma anche gli esponenti del M5S, senza che vengano duramente contestati dagli antifascisti, vedi la richiesta di uscire dal corteo in memoria di Peppino Impastato rivolta ai parlamentari 5 stelle ''perché al governo con i fascisti'' dal fratello di Peppino alla manifestazione di Cinisi (Palermo) di giovedì 9 maggio scorso,
Evviva le contestazioni a Salvini ducetto dei fascisti del XXI secolo a Catanzaro e in ogni parte d'Italia!
Buttiamo giù il governo nero fascista e razzista Salvini-Di Maio!
15 maggio 2019