A Palermo su pressioni del sottosegretario leghista ai Beni culturali
Professoressa sospesa senza stipendio
È accusata di non aver censurato una slide degli studenti che paragonava Salvini a Mussolini. Al presidio di solidarietà a Catania, Schembri denuncia: “La scuola è una sovrastruttura del capitalismo”
Solidarietà di insegnanti e studenti da tutta Italia
Un atto di intimidazione fascista contro tutti gli insegnanti e gli studenti, un attacco inaudito alla libertà di insegnamento e di espressione e un altro passo verso l'irreggimentazione della scuola nel regime neofascista: è questo che sta dietro la vicenda della professoressa di Palermo, sospesa per 15 giorni senza stipendio su pressioni dirette del governo per non aver censurato un elaborato video dei suoi studenti che paragonava le leggi razziali di Mussolini al decreto sicurezza antimigranti di Salvini.
La vicenda è esplosa il 16 maggio, dopo un'inquietante visita della Digos all'istituto tecnico Vittorio Emanuele III di Palermo per interrogare insegnanti e dirigenti: "al fine di riscontrare la veridicità di quanto riportato dalla stampa", si è giustificata la questura in una nota. Ma risale alla fine di gennaio, quando la professoressa Rosa Maria Dell'Aria, 63 anni di età e 40 di insegnamento, di cui 30 passati in questo istituto, aveva chiesto ai suoi studenti della 2ª E, di produrre un elaborato per la Giornata della memoria del 27 gennaio. L'elaborato doveva riassumere una ricerca compiuta anche attraverso alcune letture fatte durante l'estate e una discussione in classe fatta il 3 settembre, Giornata del migrante. Nel corso della ricerca, come loro stessi hanno poi spiegato, avevano notato analogie tra il trattamento dei migranti oggi e le persecuzioni antiebraiche del secolo scorso, e ne avevano riportato diversi esempi storici in un video attraverso l'accostamento di slide (diapositive) riproducenti scene di ieri e di oggi.
Due di queste in particolare, riproducenti la prima pagina del "Corriere della Sera" del 1938 che annunciava le leggi razziali di Mussolini, e la foto di Salvini che in conferenza stampa mostra compiaciuto il cartello con la scritta "decreto sicurezza", hanno messo in moto la catena di atti che ha portato al provvedimento disciplinare contro la professoressa Dell'Aria: "D'estate avevamo letto alcuni brani sulla Shoah e parlandone tra noi è nato spontaneo il paragone tra le leggi razziali e il decreto sicurezza", hanno spiegato infatti gli studenti dopo che il caso è venuto alla luce.
La catena CasaPound-Lega-Salvini-Bussetti
Il video è del 27 gennaio. La foto con le due slide viene inviata da qualcuno a Claudio Perconte, un neofascista di Monza che scrive articoli sulla rivista di CasaPound "Il primato nazionale", il quale la posta su Twitter il 28 gennaio con questo commento: "Salvini-Conte-Di Maio? Come il reich di Hitler, peggio dei nazisti. Una professoressa ha obbligato dei quattordicenni a dire che Salvini è come Hitler perché stermina migranti. Al Miur hanno qualcosa da dire?". Il giorno dopo la sottosegretaria ai Beni culturali, Lucia Borgonzoni, lo rilancia su Facebook commentando a sua volta: "Se è accaduto realmente andrebbe cacciato con ignominia un prof del genere e interdetto a vita dall’insegnamento. Già avvisato chi di dovere".
Detto fatto: il 30 gennaio gli ispettori dell'ex provveditorato agli studi (oggi Ufficio scolastico provinciale) hanno già interrogato studenti e docenti; il 16 febbraio viene notificata alla professoressa una contestazione di "mancato controllo sull'attività degli studenti" (attività ideologica, dunque, mentre questa per regolamento riguarda solo l'incolumità fisica e non il lavoro didattico), e il 10 maggio le viene comminata la sospensione per 15 giorni senza stipendio. Salvini ghigna soddisfatto: "Non so chi sia stato a proporre, a controllare, a ordinare, a suggerire, però che qualcuno equipari il ministro dell’Interno, che può stare simpatico o antipatico, a Mussolini o addirittura a Hitler, mi sembra assolutamente demenziale".
Dunque la catena che ha portato al provvedimento parte dalla segnalazione di un noto attivista neofascista, falsificando ed esagerando a bella posta il contenuto del video (da nessuna parte vi si paragona alla lettera Hitler e Mussolini a Salvini, né si parla di "sterminio" di migranti), passa per un sottosegretario di governo leghista, che allerta "chi di dovere", di certo il suo boss Salvini, che muove il ministro dell'Istruzione leghista, Marco Bussetti, che ordina all'Usp di Palermo di infliggere l'esemplare punizione all'insegnante colpevole di non aver censurato all'origine il libero pensiero dei suoi studenti: il dirigente scolastico provinciale, Marco Anello, che ovviamente si assume personalmente la responsabilità dell'iniziativa scaricando i veri mandanti, si giustifica dicendo di avere "agito secondo giustizia e coscienza", adducendo come pezza d'appoggio il fatto che "il decreto sicurezza è stato controfirmato dal capo dello Stato Sergio Mattarella".
Immediata risposta di Insegnanti e studenti
Venerdì 17 maggio, quando il caso è venuto alla luce, gli studenti e gli insegnanti del Vittorio Emanuele hanno indetto immediatamente un'assemblea di protesta nell'aula magna. Contemporaneamente un'ondata di sdegno e di ribellione, per il provvedimento disciplinare e in solidarietà con la professoressa sospesa, si è propagata tra gli insegnanti palermitani e di tutte le scuole d'Italia, che hanno subito compreso l'importanza della posta in gioco e la necessità di reagire a un atto intimidatorio e fascista diretto contro tutto il mondo della scuola pubblica e teso a colpire la libertà di insegnamento.
In città, al canto di "Bella ciao" e con le parole d'ordine "E ora sospendeteci tutti", "Le idee non si censurano", "Un governo che demolisce l'istruzione libera la teme", "La scuola è libera e i balconi pure", "Le nostre scuole non sono caserme, la cultura non si arrende", si sono svolte due manifestazioni di diverse centinaia di partecipanti: una davanti alla prefettura di studenti, docenti ma anche diversi democratici e antifascisti, e un'altra davanti allo stesso Vittorio Emanuele indetta da tutte le organizzazioni sindacali, a cui ha partecipato anche il sindaco Orlando, che ha annunciato di aver pubblicato il video incriminato sul sito ufficiale del Comune.
Nella stessa giornata una manifestazione di protesta si svolgeva anche a Roma, davanti alla sede del ministero dell'Istruzione. Le senatrici a vita Liliana Segre, superstite di Auschwitz, ed Elena Cattaneo, invitavano la professoressa Dell'Aria a Palazzo Madama insieme ai suoi alunni. Anche il presidente della Camera Fico inviava una lettera di solidarietà alla prof. Il sindacato Usb lanciava una petizione online che raccoglieva centinaia di migliaia di firme. Un'iniziativa analoga era lanciata anche dalla Flc-Cgil. Intanto piovevano da tutta Italia gli annunci di iniziative e manifestazioni di protesta per tutta la settimana successiva.
Sorpreso da una reazione così pronta e diffusa, Salvini ha cercato di buttare acqua sul fuoco, facendo la faccia conciliante, augurandosi che la professoressa "possa tornare quanto prima al suo lavoro" e dicendosi pronto ad incontrarla il 23 maggio in occasione della sua visita a Palermo per la celebrazione dell'anniversario della strage di Capaci: per spiegare a lei e ai suoi studenti "la distanza abissale tra le mie idee e progetti e le leggi razziali del periodo fascista". Anche Bussetti annunciava di voler incontrare la professoressa nella stessa occasione, sostenendo ipocritamente che quella di sospenderla era stata "una decisione autonoma dell'Ufficio scolastico provinciale".
Una settimana di mobilitazione delle scuole
A sua volta la professoressa Dell'Aria, che si era detta amareggiata per il "danno morale e professionale dopo una intera vita dedicata alla scuola e ai ragazzi", in un'intervista a "La Repubblica", pur dicendosi pronta a incontrarli a Palermo, dichiarava con orgoglio che avrebbe detto loro che il suo dovere è quello di "formare buoni cittadini, consapevoli e capaci di pensare con la propria testa", e ribadiva che comunque "nulla vieta, credo che in una discussione un gruppo di lavoro possa esprimere una visione critica del decreto sicurezza".
Nei giorni successivi manifestazioni, sit-in, presidi e flash mob si svolgevano un po' dappertutto. Il 21 maggio, promosso dal liceo Anco Marzio di Ostia e sostenuto dal Comitato provinciale di Roma dell'Anpi, si è svolto il Teacher's Pride: alle ore 11, all'insegna dello slogan "Sospendeteci tutti", insegnanti e studenti hanno interrotto le lezioni per leggere in piedi gli articoli 21 e 33 della Costituzione, che tutelano rispettivamente la libertà di espressione e quella di insegnamento. Hanno aderito all'iniziativa decine di città, tra cui Palermo, Benevento, Genova, Piacenza, Milano, Roma, Pisa e tante altre. Il 22 si è svolto un partecipato presidio in Piazza De Ferrari a Genova indetto da insegnanti, studenti, genitori, sindacati Cobas, Usb e Cgil.
Venerdì 24 è stata poi la volta di una manifestazione nazionale convocata a Palermo dai sindacati della scuola e dalle associazioni studentesche, con una grande assemblea aperta alle 17 davanti al Vittorio Emanuele e una fiaccolata alle 19,30. Analoghe iniziative, sotto lo slogan #liberidinsegnare#liberidimparare, e anche per ribadire il no alla regionalizzazione della scuola come previsto dal progetto di "autonomia differenziata" della Lega, si sono svolte in tante altre città, come a Roma, davanti al Miur, e davanti a prefetture e sedi Usp in Toscana (a Siena, Pisa, Firenze, Prato), in Piemonte (a Cuneo, Novara, Torino e Vercelli), in Emilia-Romagna (con manifestazione a Ravenna), e così via.
Sempre il 22 davanti alla prefettura di Catania si teneva un presidio di solidarietà a cui partecipava anche il PMLI. Vi prendeva la parola Sesto Schembri che denunciava il carattere di classe della scuola, che va considerata come una sovrastruttura del capitalismo.
Non abbassare la guardia sugli attacchi fascisti alla scuola
L'incontro della professoressa Dell'Aria con Salvini e Bussetti c'è poi stato, e al termine i due, ansiosi evidentemente di spegnere l'incendio sul nascere e facendo sfoggio di "magnanimità", hanno assicurato che il caso sarebbe stato presto risolto: "il provvedimento punitivo sarà rivisto, la professoressa tornerà subito in classe e con lo stipendio, è stata una richiesta mia e di Bussetti, che parlerà con il provveditore", ha dichiarato il ducetto fascioleghista. E Bussetti ha aggiunto di aver individuato una "soluzione tecnica", non meglio precisata, per chiudere il caso ma "senza smentire l'operato del provveditore". Da parte sua la professoressa, che aveva dato mandato ai suoi avvocati per presentare ricorso al giudice del lavoro, ha ribadito di non voler accettare nessuna soluzione che non sia la dichiarazione della sua estraneità ai fatti imputati e che la sanzione inflittale è ingiusta: "Non vorrei che passasse un messaggio sbagliato, cioè che si è trattato di un atto di clemenza o grazia nei miei confronti", ha chiarito infatti.
In realtà Rosa Maria Dell'Aria è tornata a insegnare dopo pochi giorni, il 27 maggio, ma solo perché erano scaduti i 15 giorni di sospensione. Mentre non risulta a tutt'oggi che Salvini e Bussetti abbiano tenuto fede alle loro promesse. È necessario perciò non abbassare la guardia e mantenere desta la mobilitazione nelle scuole su questo e altri provvedimenti fascisti futuri, perché questo non sarà certo l'ultimo degli attacchi del ducetto della Lega nera alla libertà di espressione e di insegnamento per fascistizzare le giovani generazioni e trasformarli in giovani balilla e mettere la scuola al servizio del fascismo del XXI secolo del ducetto Salvini.
29 maggio 2019