Sciopero dei trasporti indetto dal sindacato USB il 17 maggio
Fermi bus, treni e traghetti
Televisioni, giornali e siti web hanno hanno dato ampio spazio ai servizi sullo sciopero nazionale dei trasporti di 4 ore indetto dall'Unione Sindacale di Base (USB) il 17 maggio. Si sono però soffermati sopratutto sulle conseguenze, sui “disagi” che avrebbe creato alla mobilità nelle città. Nessuno, salvo rare eccezioni, ha evidenziato le motivazioni dello sciopero.
Come riporta lo stesso sito dell'USB è stata una mobilitazione “a tutela e per garantire il reale esercizio del diritto di sciopero e le continue interpretazioni restrittive operate dalla commissione nazionale di garanzia; contro le privatizzazioni e per la nazionalizzazione delle imprese di trasporto; per la salute sicurezza delle operazioni a tutela di lavoratori e utenti, basta omicidi; contro il sistema degli appalti indiscriminati e per la reinternalizzazione delle attività; per la definizione di una reale politica dei trasporti in Italia e per l'avvio dei tavoli sulla riforma dei settori; per ottenere politiche contrattuali realmente nazionali e esigibili per tutti i lavoratori che impediscano il dumping salariale e dei diritti; per la riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario; per la piena occupazione e contro la precarietà”.
Uno sciopero con al centro questioni basilari che riguardano migliaia di lavoratori e milioni di utenti, in special modo i pendolari che utilizzano mezzi pubblici per studio e lavoro. Contro una politica del presente governo e di quelli precedenti che hanno dirottato grandi risorse finanziarie sulla Tav e sui trasporti riservati all'utenza ricca del nostro Paese, mentre il trasporto pubblico locale (TPL) utilizzato dai pendolari è stato volutamente trascurato e impoverito, scaricando sui lavoratori le gestioni fallimentari e clientelari delle aziende pubbliche.
Lo sciopero ha ottenuto una buona adesione, facendosi sentire soprattutto nelle grandi città come Roma, Milano, Napoli e Torino dove le linee della metropolitana hanno dovuto sopprimere alcune corse. Nella capitale oltre il 30% dei bus dell'ATAC sono rientrati nei depositi mentre, nella società privata Roma TPL, ha aderito il 60% del personale in servizio. A Napoli i lavoratori hanno dato vita ad un presidio davanti al palazzo San Giacomo; l'adesione del 70% del personale ha costretto alla chiusura di 3 linee funicolari su 4, nel servizio su gomma circa il 40% dei lavoratori delle società ANM e CTT hanno incrociato le braccia.
Corse dei bus soppresse anche a Milano e Torino. Alte adesioni anche in altre città come Trieste, Bologna e Venezia-Mestre dove diversi vaporetti non hanno solcato le acque della laguna. Corse soppresse anche sulle linee extraurbane regionali della Sicilia e della Calabria. Lo sciopero di 4 ore era collocato diversamente a seconda delle città mentre i lavoratori delle ferrovie si sono astenuti dal lavoro per 8 ore, dalle 9 alle 17, causando la soppressione di alcuni treni regionali; nel trasporto marittimo lo sciopero è stato di 24 ore. Per la giornata del 21 maggio è stato programmato lo sciopero del trasporto aereo.
"Sul trasporto pubblico locale abbiamo particolare interesse". Così Danilo Toninelli, ministro pentastellato delle Infrastrutture e dei Trasporti, intervenendo sullo sciopero, ha cercato di accreditare una nuova politica del governo: "Voi sapete che abbiamo appena approvato un decreto del presidente del Consiglio con 3,7 miliardi da poter investire sui mezzi pubblici locali, sui nuovi bus che debbano essere sostenibili”.
Propaganda che non smuove di un millimetro la situazione del trasporto pubblico in Italia dove Stato e Regioni, comprese quelle governate da 5 Stelle e Lega, hanno ridotto il trasporto pubblico locale in condizioni pietose con privatizzazioni e tagli, come ben sanno le migliaia di pendolari che se ne servono.
29 maggio 2019