Importante campagna mondiale lanciata dalla Rete italiana per il disarmo
“Stop killer robots”
110 scienziati italiani firmano un appello che chiede di fermare l'elaborazione di sistema d'arma a guida automatica
La Rete italiana per il disarmo, vincitrice del premio Nobel per la pace 2017 come partner dell’Ican (Campagna Internazionale per la essa al bando delle Armi Nucleari), ha recentemente lanciato la petizione “Stop killer robots” anche in Italia, dopo averlo già fatto negli Stati uniti, in Germania ed in Francia, attraverso un appello firmato da 110 scienziati italiani, ricercatori e professori universitari prevalentemente provenienti dal settore informatico, ingegneri ed esperti di robotica e di “intelligenza artificiale”, che chiede alla comunità internazionale di fermare la pianificazione e l’eventuale produzione di sistemi d’arma a guida autonoma.
Nel mondo, già 28 Paesi, tra cui la Cina, hanno chiesto la loro messa al bando; in Europa, per conto dei governi, l’argomento è allo studio di numerosi tavoli di esperti a Bruxelles che si dicono “estremamente preoccupati” della possibile introduzione sul mercato delle armi di questa nuova tipologia.
In sostanza si tratterebbe nella maggioranza dei prototipi, di piccoli congegni meccanici capaci di stare sul palmo di una mano per dimensione, ma che avrebbero facoltà di volo autonomo e, grazie ai potenti dati, software e sensori che contengono, di riconoscere una persona dal volto, di individuarlo come bersaglio e di ucciderlo penetrandone l’osso frontale in mezzo agli occhi con una carica da tre grammi di esplosivo.
Queste pericolosissime armi, chiamate anche “Killer Robots”, sono nei fatti dei droni che aziende senza scrupoli avrebbero pensato di realizzare per utilizzarli nelle guerre “intelligenti”; piccoli oggetti ma capaci di cambiare per sempre e come non mai in passato gli scenari di guerra ed anche di ordine pubblico interno a ciascun Paese.
Oltre all’utilizzo negli eserciti internazionali nelle prossime guerre imperialiste che inevitabilmente scoppieranno col perdurare del capitalismo, o nella lotta al cosiddetto “terrorismo”, come possiamo non immaginare i droni utilizzati dai governi nello spionaggio, dai servizi segreti ed anche nel controllo interno, magari delle masse in rivolta, per eliminare silenziosamente e senza rischi gli oppositori di regime?
“In realtà ci può anche essere una autonomia totale dell’arma per quanto riguarda l’autodiagnosi, per vedere se c’è un malfunzionamento, o sulla mobilità ma non sul targeting e sul firing, cioè sulla scelta dell’obiettivo da colpire e sul far fuoco”, spiega Diego Latella, segretario dell’Unione scienziati per il disarmo (Uspid) e informatico ricercatore del Cnr.
Nella sostanza gli scienziati, nella petizione lanciata dall’associazione Life for Future, chiedono la messa al bando delle armi completamente autonome; non di quelle a totale controllo dell’uomo come un semplice fucile, e nemmeno in quelle dove l’uomo interviene in parte, come ad esempio un siluro anti sommergibile che segue l’obiettivo indicato ma che va lanciato, ma soltanto per quelle, come i droni autonomi appunto, nei quali la presenza umana non è richiesta per niente.
Come sostiene Guglielmo Tamburrini, professore di filosofia della scienza alla Federico II di Napoli “qui si tratta di maturare una sensibilità morale ad ogni grande innovazione tecnologica e se è vero che l’intelligenza artificiale e la robotica hanno un grande impatto positivo applicate alla sanità o ai trasporti, persino ad attività di sorveglianza e di difesa, armi che vagano in uno spazio alla ricerca del nemico da colpire indipendentemente da qualsiasi controllo umano pongono l’umanità stessa a rischio”.
Un allarme rafforzato anche dagli errori che ogni macchina completamente autonoma potrebbe commettere, o anche dall’imprevedibilità di queste stesse macchine che potrebbero dare il via a stragi incontrollate che porrebbero lo stesso uomo in opposizione ad esse in una carneficina senza fine. D’altra parte nulla è certo al cento per cento in questo ramo, e dal momento in cui si arrestano i software degli aerei in volo facendoli precipitare, perché non potrebbero verificarsi anomalie in queste già di per se inconcepibili quanto orrende macchine di morte?
Sarebbe sufficiente una riflessione etica a fermare il progetto; il tutto senza considerare le possibili conseguenze giudiziarie che la questione pone in primo piano.
Gli scienziati infatti analizzano un ulteriore aspetto molto importante, rappresentato dalla futura impossibilità di individuare i crimini di guerra dal momento che i droni interromperebbero il comando diretto dei capi di Stato e di Esercito, rendendo così nullo tutto il diritto internazionale e la convenzione di Ginevra e deresponsabilizzando di fatto gli autori di tali crimini rispetto alle macchine che materialmente li commettono.
Se la logica porterebbe a sostenere con forza la morte in culla del progetto, sappiamo bene quanto l’industria bellica sia assetata di profitto e alla continua ricerca di prodotti, micidiali armi di distruzione e di morte, da vendere a Paesi o a organizzazioni che pensano solo ad affermare il loro potere nazionale o globale.
Appoggiamo dunque e rilanciamo con forza, la petizione “Stop Killer Robots” con tutte le nostre forze, contro lo sviluppo nella progettazione di queste nuove micidiali armi.
5 giugno 2019