Dalla Sardegna al Lazio, dalla Puglia all’Abruzzo
Più di 10mila metalmeccanici a Napoli e un solo grido: “No al deserto industriale al Sud”
Il PMLI sfila con gli operai dell'indotto Whirlpool. Migliaia di bandiere e magliette rosse della Fiom. Cantata più volte Bella Ciao. Un operaio: “Siamo tutti comunisti in famiglia, è una cosa cui tengo a dirvi”
Redazione di Napoli
Una bellissima giornata calda e soleggiata ha accompagnato la fiumana di operai e operaie metalmeccanici che hanno invaso la città di Napoli fin dalle prime ore della mattinata. Il concentramento di piazza Mancini, storico incontro delle manifestazioni, ha cominciato a riempirsi coi lavoratori e le lavoratrici provenienti dalla Sardegna che alle 9:30 hanno lasciato il posto all’entrata fragorosa dello spezzone dei lavoratori della “Whirlpool” di Napoli armati di trombe e fischietti e combattivi al punto da aprire il corteo e chiuderlo poi in piazza Matteotti verso le 12. Nel mezzo del corteo organizzato per il Centro-Sud da Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm, migliaia di altri operai provenienti da tutto il Mezzogiorno: dalla Puglia alla Basilicata, dall’Abruzzo (con i combattivi operai di Terni) fino al Lazio, dall’hinterland napoletano a tutto il resto della Campania. Un solo unico grido: “No alla desertificazione industriale”, tant'è che lo striscione di apertura diceva “Futuro per l’industria”. Per tutto i tragitto nel corteo sono risuonati slogan per lo sviluppo nel Sud, alternati dai canti proletari fino alla gettonatissima “Bella Ciao” ripetuta a squarciagola dai metalmeccanici.
Presente fin dall’inizio la Cellula “Vesuvio Rosso” del PMLI guidata dal compagno Andrea con le bandiere del Partito in evidenza. I compagni indossavano i corpetti con la locandina contro il governo che raffigura come ducetti Di Maio, Salvini e Conte, e che sono stati apprezzati dai manifestanti. Una partecipazione quella della Cellula “Vesuvio Rosso” ben accolta dall’indotto della “Whirlpool” a cui veniva distribuito subito il comunicato stampa di solidarietà militante redatto pochi giorni prima dai compagni napoletani. Nel corso del corteo centinaia di volantini marxisti-leninisti hanno raggiunto le mani dei manifestanti che approvavano e si mettevano in tasca il documento contro il governo Salvini-Di Maio; un operaio dell’indotto Whirlpool ci abbracciava e chiedeva di farsi una foto con noi: “Siamo tutti comunisti in famiglia! È una cosa cui tengo a dirvi”.
Il corteo è quindi sfilato per Corso Umberto per raggiungere l’Università “Federico II” dove gli studenti e le studentesse di Giurisprudenza e Scienze Politiche hanno aperto uno striscione contro i licenziamenti alla Whirlpool e lanciato slogan contro il padronato accompagnati dagli applausi dei manifestanti che apprezzavano la solidarietà studentesca.
La manifestazione si concludeva nella tarda mattinata una volta raggiunta prima piazza Bovio e poi via Guglielmo Sanfelice per poi finire in piazza Matteotti dove si susseguivano diversi interventi dal palco.
Tra i primi interventi, quello dell’attrice antifascista Rosalia Porcaro che ha attaccato il governo e le politiche sul lavoro di Di Maio e Salvini. Significativo quello di Raffaele Romano, delegato Fiom-Cgil e operaio della Whirlpool: “Questo sciopero ha per noi un significato molto particolare, la nostra fabbrica è stata dichiarata dalla dirigenza non più strategica per il gruppo. Noi diciamo no alla vendita ad altri del nostro stabilimento, vogliamo che l'accordo sottoscritto al ministero dello Sviluppo economico sia rispettato. Vogliamo continuare a lavorare e a fare quello che sappiamo fare da 50 anni a questa parte”. “Le nostre competenze, le nostre professionalità, i nostri sacrifici non verranno cancellati con una X - ha continuato Romano - oggi siamo in piazza con i nostri figli e lottiamo per dare a loro un futuro migliore. Chiediamo con forza che il Sud non sia abbandonato, che non sia considerato un peso da sopportare, che il governo metta in campo politiche di sviluppo e di investimento. La nostra lotta proseguirà finché la Whirlpool non tornerà indietro sulla sua decisione”.
“Oggi tutti i metalmeccanici scioperano per rimettere al centro del dibattito di questo paese il lavoro, il lavoro industriale. In questi anni di assenza totale di politiche industriali abbiamo perso moltissima della capacità produttiva installata” ha detto la segretaria generale della Fiom Cgil, Francesca Re David. Poi un tema caro e sentito nel corteo: “C'è la desertificazione - ha concluso Re David - soprattutto al Sud. I salari sono bassi, c'è lavoro precario e aumentano le ingiustizie sociali. Se non si riparte dal lavoro, questo paese non ha un futuro”. Rincalza il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo: “Dobbiamo mettere un punto fermo ai 156 tavoli di crisi al Mise portati avanti da un rinvio all'altro e bisogna che il Governo penalizzi le imprese che vengono a fare shopping nel nostro Paese per poi lasciare disoccupati”. E ancora: “Per Napoli e per il Mezzogiorno oggi è stata una giornata importante – ha dichiarato il segretario generale della Cgil di Napoli, Walter Schiavella -. La scelta di Napoli come una delle tre piazze dello sciopero generale dei metalmeccanici ha richiamato con forza l'attenzione su un Mezzogiorno che ha bisogno di lavoro”.
19 giugno 2019