Aziende sponsor di Casaleggio dipendono dal ministero di Di Maio
Per il garante della privacy il Rousseau “è manipolabile”
Altro che “onestà”, “trasparenza” e “legge contro il conflitto di interessi e la corruzione”!
Dopo gli arresti di Roma, il salvataggio del caporione fascio-leghista Salvini dal processo e le giravolte su Ilva, Tav, trivelle, Tap e elezione di candidati impresentabili, tanto per citare i casi più eclatanti, adesso si scopre che i Cinquestelle, attraverso la piattaforma Rousseau, controllano e orientano il voto dei propri iscritti e operano sull'e-commerce in pieno conflitto di interessi.
A confermarlo è la multa da 50 mila euro inflitta recentemente dal garante della privacy all'associazione di Davide Casaleggio accusata di non aver tutelato “l’integrità, l’autenticità e la segretezza delle espressioni di voto, caratteristiche fondamentali di una piattaforma di e-voting”.
Oltre alla multa sono arrivate nuove raccomandazioni, alle quali conformarsi in un periodo che va dai 10 ai 120 giorni. Altrimenti scatteranno nuove sanzioni.
L'Authority aveva svolto i suoi primi accertamenti nel novembre 2017 da cui era emerso che nel corso degli ultimi anni la piattaforma Rousseau ha dimostrato a più riprese di avere pesanti problemi nel garantire la privacy dei suoi utenti, la regolarità delle operazioni che vi si svolgono e persino la normale funzionalità. Come è accaduto in occasione delle consultazioni on line per scegliere i candidati in parlamento, i sindaci, per votare le regole dello Statuto e soprattutto per salvare il ducetto Salvini dal processo di Catania.
Solo successivamente, con le parlamentarie europee in corso, Rousseau ha sostenuto di aver “chiuso tutte le falle” ma non spiega come mai l’infrastruttura continua a essere “closed source”, nel senso che il “codice sorgente” sviluppato da Casaleggio Associati non è consultabile da nessuno; e soprattutto perché il software (i cosiddetti Cms) ormai obsoleto accusa così tanti problemi tecnici, anche a livello di semplice manutenzione, ogni volta che gli iscritti accedono alla piattaforma di e-voting.
Un anno non è bastato all'Associazione di Davide Casaleggio per risolvere i problemi di affidabilità dei siti del movimento. All'ultima verifica del novembre scorso, malgrado due proroghe chieste e ottenute nel corso dell’anno, sono stati ancora riscontrati gravi e persistenti violazioni al regolamento europeo sulla privacy.
Dall'ispezione effettuata dall'Autorità nei locali dell’associazione (che poi sono gli stessi della Casaleggio associati) e nel data center di Wind-Tre, la società proprietaria dei server di Rousseau fino al recente passaggio ad Amazon, sono emerse diverse “vulnerabilità” e “debolezze”.
Intanto va detto che la piattaforma dei Cinquestelle presentata addirittura come “un laboratorio osservato in tutto il mondo, un progetto che va oltre i confini nazionali” è in realtà un colabrodo che non garantisce la segretezza del voto, non permette la tracciabilità delle operazioni svolte dagli amministratori e addirittura utilizza un software obsoleto che non viene più aggiornato dal 2013 e che di conseguenza risulta vulnerabile agli attacchi informatici.
L’obsolescenza della piattaforma Cms è tanto più clamorosa se si pensa che l’assistenza è venduta al costo di qualche centinaio di dollari l’anno, mentre l’Associazione riceve versamenti mensili da tutti i parlamentari 5 Stelle per circa 100mila euro.
Altro che imminente passaggio al voto via blockchain, cittadinanza digitale e voto elettronico anche per le elezioni nazionali. Sulla piattaforma Rousseau l’identificazione dell’elettore on line è sempre possibile almeno fino alla “certificazione” da parte di un notaio e alla cancellazione dell’Id (account utilizzato per autenticarsi) dell’elettore.
Nel provvedimento dell'Authority infatti si legge che: “gli addetti tecnici alla gestione della piattaforma e, in particolare, coloro che svolgono la funzione di Data Base Administrator, pur individuati tra persone di elevata affidabilità, sono comunque tecnicamente in grado di accedere (…) ai dati relativi alle espressioni di voto mantenendo una capacità d’azione totale sui dati”.
Non solo, le chiavi di acceso di questi amministratori sono condivise, pratica che viola le più elementari norme di prudenza, anche perché continua ad essere "esclusa la possibilità di verifiche ex post delle attività compiute" dagli amministratori. Che possono così accedere ai dati senza lasciare traccia. In conclusione secondo il garante non sono garantite "l’integrità, l’autenticità e la segretezza delle espressioni di voto". Di più "sussistono forti perplessità sul significato da attribuire al termine “certificazione” riferito dal titolare del trattamento all’intervento di un notaio" visto che "le caratteristiche dello strumento informatico utilizzato" non consentono di svolgere "alcuna significativa verifica su dati che sono tecnicamente alterabili in pressoché ogni fase del procedimento di votazione e scrutinio".
Insomma una schedatura di massa effettuata con mezzi moderni da fare invidia perfino all'Ovra di Mussolini, al Sifar di De Lorenzo o alla P2 di Gelli.
Colti con le mani nel sacco ancora una volta Casaleggio e i Cinquestelle gridano al complotto politico e si scagliano contro l'Authority perché ha annunciato la sua decisione proprio nel giorno in cui gli iscritti a Rousseau sceglievano i candidati per Strasburgo. “Dalla tempistica mi sembra chiaro ci sia stato un attacco politico - ha detto il presidente dell’associazione Rousseau, Davide Casaleggio - A capo dell’Authority non può starci un ex capogruppo del Pd, ma neanche un politico in generale, ci deve essere un professionista che mantenga la propria autonomia”.
Mentre il ducetto Luigi Di Maio rincara la dose e minaccia: “Quando ci multano per la seconda volta per un software che non usiamo più qualche sospetto viene... Ci sono delle nomine in scadenza, tra le quali anche il Garante della Privacy, e noi ci adopereremo per individuare una figura al di sopra di qualsiasi sospetto”.
Di Maio e Casaleggio se la prendono con il Garante, Antonello Soro, ex capogruppo Pd alla Camera, di professione dermatologo, al quale rinfacciano fra l'altro di non avere nessuna competenza in materia. Ma si guardano bene dal denunciare che il provvedimento dell’Autorità contro Rousseau è stato curato dalla relatrice Giovanna Bianchi Clerici, laureata in lingue, ex parlamentare della Lega protagonista l’estate scorsa della disputa fra Salvini e Di Maio sulla presidenza della Rai, poi vinta dal manager sostenuto dal Movimento, Fabrizio Salini; che il segretario generale dell'Authority per la protezione dei dati personali è un “certo” Giuseppe Busia, avvocato nuorese, classe 1969, è il primo nome indicato dal neo premier Giuseppe Conte per ricoprire il ruolo di segretario generale di palazzo Chigi; Mentre gli altri due membri del collegio sono la costituzionalista Licia Califano, in quota centrosinistra, e l’ex giudice Augusta Iannini, per oltre un decennio ai vertici del ministero della Giustizia nonché moglie di Bruno Vespa, in quota centrodestra.
E chi sarebbe il “candidato competente in materia” e “autonomo dalla politica” che Di Maio e Casaleggio vogliono piazzare al posto di Soru in occasione del prossimo rinnovo del Consiglio dell’Autorità?
Secondo le prime indiscrezioni si tratta di Marco Bellezza, avvocato esperto in digitale (lo è stato anche di Facebook) ma soprattutto già consulente proprio di Luigi Di Maio a Palazzo Chigi.
Come dire: se il garante fa parte di un diverso schieramento politico non va bene, se invece è uno dei nostri ci si può fidare!
I problemi con l'Authority inerenti l'associazione Rousseau e il controllo politico del Movimento Cinquestelle non sono gli unici nei della Casaleggio Associati. Anche sul piano dell'e-commerce l'azienda di Davide Casaleggio è oggetto di un conflitto di interessi senza precedenti.
Il 16 aprile a Milano e l’8 maggio a Roma la Casaleggio Associati presenta la tredicesima edizione dello studio sull’e-commerce: un documento molto colorato e molto stilizzato di circa 60 pagine sull’andamento delle vendite online. Già otto società – nel 2017 quando i Cinquestelle non erano ancora al governo erano la metà – hanno pagato fior di quattrini per affiancare il proprio nome e logo alla Casaleggio Associati.
Nell'elenco, oltre a Binoocle Institute, Webperfomance, la svizzera Octoplus e la multinazionale Nexi, a vario titolo impegnate in attività di e-commerce, ci sono altri sponsor che, oltre ai destini di Internet, pensano anche alle relazioni con il governo, sponda M5S. Tra queste la Flixbus, l’azienda che ha praticamente monopolizzato il trasporto a basso costo sui bus; la Deliveroo, l’applicazione web di consegna di cibo a domicilio; la Fonarcom, il fondo interprofessionale per la formazione dei lavoratori, costituto da Confederazione italiana federazioni autonome Cifa (presente tra i “partner”) e dal sindacato Confsal.
Ognuna di loro ha patrocinato il rapporto sull’e-commerce della Casaleggio Associati con una somma tra i 5.000 e i 10.000 euro. Il circuito per il pagamento digitale Nexi ha versato soltanto 7.500 euro perché non sarà tra gli oratori, Fonarcom ha speso 10.000 perché il presidente Andrea Cafà confida di parlare a Milano.
Di fatto si tratta di una sorta di “pizzo” che le aziende pagano per ottenere protezione dal governo e di stringere contatti con la Casaleggio Associati, il cui presidente è pure al vertice dei Cinque Stelle.
Non a caso l'esordio governativo di Di Maio, ministro del Lavoro, vicepremier e capo del Movimento, è cominciato proprio con la dichiarazione di guerra alle applicazioni che usano i fattorini in bicicletta (rider), sfociata poi in un tavolo di trattative per riscrivere le regole del settore. Tant'è che il 4 giugno 2018 Deliveroo ha ringraziato Di Maio per lo sforzo profuso con un comunicato del direttore generale Matteo Sarzana, lo stesso che ora ha autorizzato la sponsorizzazione a Casaleggio Associati.
Lo stesso dicasi per Flixbus difesa a spada tratta dai Cinque Stelle durante il governo Gentiloni e la norma che rendeva “illegali gli autobus” a basso costo. Anche in questo caso Di Maio ha incassato i “vivissimi ringraziamenti” di André Schwämmlein, amministratore delegato di Flixbus. Non solo. A gennaio scorso, per la campagna elettorale in Abruzzo, in provincia di Teramo, la candidata governatrice Sara Marcozzi e diversi parlamentari pentastellati hanno invitato Fabio Maccioni, responsabile per le relazioni istituzionali in Italia del gruppo tedesco, a un convegno sul turismo.
Anche Fonarcom, l'ente paritetico interprofessionale che si sostiene con lo 0,3 per cento delle retribuzioni che le imprese versano all’Inps per la formazione dei dipendenti, è molto interessato a finanziare Casaleggio per avere buoni rapporti con il M5S ed essere in pole position alla partenza del reddito di cittadinanza. Ossia quando centinaia di migliaia di disoccupati avranno bisogno di formazione e i centri per l’impiego (pubblici) saranno obbligati per legge a indirizzarli ai “maestri della formazione” come appunto i fondi interprofessionali esplicitamente citati dalla legge approvata pochi giorni fa in via definitiva.
Una pratica in netto conflitto anche con il principio fissato dalla legge “spazzacorrotti” voluta dal M5S che impone trasparenza assoluta su tutte le donazioni superiori a 500 euro. Regola che vale anche per i soldi che incassa l’associazione Rousseau (presieduta da Davide), non per i contributi alla Casaleggio Associati. L’az i e n d a non è formalmente legata al M5S, ma il suo capo sì.
Insomma proprio chi è riuscito a conquistare Palazzo Chigi con l'inganno elettorale invocando onestà e trasparenza in tutto il Paese, oggi si scopre che non è in grado di garantire un minimo di democrazia nemmeno in casa propria!
19 giugno 2019