Provvedimento fascista del governo Salvini-Di Maio più repressivo del Codice Rocco e della legge Reale
Decreto Sicurezza bis contro migranti e manifestanti
Facoltà del ministro dell'Interno, “di concerto con la Difesa e Infrastrutture, di vietare a una nave “l'ingresso, il transito e la sosta in acque territoriali italiane”. Multa fino a 50 mila euro alla nave che viola il divieto di entrare in acque territoriali italiane. Al secondo ingresso illegale sarà sequestrata. Tre anni di carcere a chi nasconde il viso dietro un casco o una sciarpa in un corteo. Totale intangibilità delle “forze dell'ordine” impegnate in servizio di ordine pubblico.
De Vito, presidente di MD: “Il ministro vuol far passare addirittura l'idea che manifestare sia in sé un fatto pericoloso”
Con l'approvazione in Consiglio dei ministri del cosiddetto “decreto sicurezza bis” (d.l. n. 53/2019), martedì 11 giugno il governo nero, fascista e razzista dei ducetti Salvini e Di Maio, con la totale acquiescenza e complicità del Quirinale che ha già controfirmato il provvedimento assumendosi una gravissima responsabilità di fronte al Paese e alla storia, ha abolito in solo colpo il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero e tutte le norme di diritto internazionale e del codice di navigazione italiano inerenti il soccorso in mare, il salvataggio e la conduzione in un porto sicuro dei migranti-naufraghi.
Si tratta di un provvedimento fascista, razzista, xenofobo e anticostituzionale che criminalizza il dissenso di piazza; raddoppia le pene e le sanzioni già previste dal codice fascista Rocco e dalla legge Reale; garantisce la totale impunità alla “forze dell'ordine” che sono di fatto autorizzate a reprimere nel sangue, a suon di manganellate e arresti indiscriminati chi partecipa a scioperi e manifestazioni di piazza e associa i manifestanti e gli immigrati alla stregua di pericolosi criminali e sorvegliati speciali.
Del resto, il ricorso a un decreto-legge basato su “necessità e urgenza” in un momento in cui, da un lato, c'è una oggettiva e duratura diminuzione degli sbarchi (da inizio 2019 sono arrivati in Italia 2.144 stranieri, l’85% in meno rispetto al 2018) e, dall'altro lato, è in atto una vera e proprio caccia ai manifestanti selvaggiamente manganellati dalle “forze dell'ordine” nelle piazze di tutto il Paese, arrestati e/o denunciati dalla Digos per aver esposto inoffensivi striscioni contro Salvini, la dicono lunga sulla vera natura fascista di questo provvedimento. Evidentemente i fascisti del XXI Secolo stanno fascistizzando l'intera legislazione per poter prevenire e impedire le lotte di piazza, le rivolte e le proteste sacrosante dei migranti e più in generale ogni manifestazione della lotta di classe.
Non a caso, Riccardo De Vito, giudice di sorveglianza a Sassari e presidente di Magistratura democratica, ha denunciato: “A leggere il testo sembra davvero che l’Italia sia un paese in guerra. Non solo contro i migranti, ma anche contro chi manifesta nelle piazze. Il ministro vuole far passare addirittura l’idea che manifestare sia in sé un fatto pericoloso. E parlo non tanto della norma che inasprisce le pene per chi porta i caschi o commette azioni violente, ma di quella che aumenta di un terzo la pena per chi offende un pubblico ufficiale durante una manifestazione”.
Caccia aperta ai migranti
All’articolo 1 “Misure a tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica e in materia di immigrazione”, Salvini si attribuisce “di concerto” con il ministro della Difesa e con il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e informandone il presidente del Consiglio, il pieno potere di vietare a una nave “l’ingresso, il transito o la sosta in acque territoriali italiane”. Inoltre, attraverso una specifica modifica al Testo unico delle leggi sull’immigrazione, si prevede, in caso di inosservanza da parte del comandante della nave dei divieti e delle limitazioni imposti, il pagamento di una sanzione amministrativa variabile da un minimo di 10.000 euro a un massimo di 50.000, fatta salva l’applicabilità di eventuali sanzioni penali. In caso di reiterazione della violazione, commessa con l’utilizzo della medesima nave, si applica, altresì, la sanzione accessoria della confisca amministrativa con sequestro cautelare immediato del natante.
Si estende, poi, alle fattispecie associative realizzate al fine di favorire l’immigrazione clandestina, la competenza delle procure distrettuali e la disciplina delle intercettazioni preventive.
L’articolo 3 del decreto sicurezza bis contiene anche una norma "contra personam", quella che impedirà in futuro al procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio, capo di una procura considerata nemica, di intervenire sulle navi delle Ong che hanno salvato dei migranti. La competenza passerà al procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, proprio quello che non aveva ravvisato alcun reato nel comportamento di Salvini per la Diciotti.
Il decreto sicurezza bis all’articolo 4 prevede lo stanziamento di 2 milioni di euro nel triennio 2019-2021 per il finanziamento degli “oneri conseguenti al concorso di operatori di polizia di Stati con i quali siano stati stipulati appositi accordi” per lo svolgimento di operazioni sotto copertura “anche con riferimento alle attività di contrasto del delitto di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”.
Mentre gli Stati che consentano la riammissione nel proprio territorio di “migranti irregolari” e che collaborano agli “interventi di cooperazione” saranno premiati con una contropartita in denaro che finirà per ingrossare le tasche del dittatore africano di turno.
Giro di vite contro i manifestanti e impunità per i manganellatori
Gli articoli 5 e 6 del decreto operano invece un pesante giro di vite sul Tulps, il Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, introducendo nuovi e specifici delitti e inasprendo le sanzioni conseguenti ai reati di devastazione, saccheggio e danneggiamento, commessi nel corso di manifestazioni e riunioni pubbliche. Il decreto istituisce di fatto la licenza di reprimere e manganellare i manifestanti, introduce nuovi reati contro l'ordine pubblico e la sicurezza, trasforma quelle che attualmente sono contravvenzioni in delitti e prevede inoltre l’inasprimento delle sanzioni.
Contro “chiunque nel corso di manifestazioni.. per opporsi a pubblico ufficiale o all’incaricato di pubblico servizio utilizza scudi o altri oggetti di protezione passiva ovvero materiali imbrattanti o inquinanti è punito con la reclusione da 1 a 3 anni”. E contro “chiunque lancia o utilizza illegittimamente, in modo da creare un concreto pericolo per l’incolumità delle persone o l’integrità delle cose, razzi, bengala, fuochi artificiali, petardi, strumenti per l’emissione di fumo o di gas visibile… ovvero bastoni, mazze, oggetti contundenti è punito con la reclusione da 1 a 4 anni”.
Il decreto istituisce anche il nuovo reato di “lancio di cose” che, se commesso durante una protesta di piazza, prevede una pena fino a quattro anni di galera; inasprisce anche le pene per la violenza, la minaccia e persino l’innocua resistenza a pubblico ufficiale, ma anche per chi ostacola o interrompe un pubblico servizio durante un corteo (una carica?) fino all’altro nuovo reato per chi “distrugge, disperde, deteriora o rende, in tutto o in parte, inservibili cose mobili o immobili altrui” rischia fino a 5 anni di carcere.
Una norma che sembra scritta ad hoc (si pensi alla selvaggia repressione poliziesca del 23 maggio scorso a Genova in cui è rimasto coinvolto anche il cronista di Repubblica Stefano Origone) per garantire piena copertura legislativa e piena impunità ai manganellatori in divisa.
Non a caso il ducetto fascio-leghista Salvini durante la conferenza stampa di presentazione del nuovo provvedimento ha precisato: “C’è un capitolo cui tengo particolarmente che inasprisce le sanzioni per chi agisce con caschi, bastoni o mazze contro le forze dell’ordine”.
Manifestazioni sportive
La stessa mano pesante cala sulle manifestazioni sportive. Al capo III dall’articolo 13 il decreto stabilisce che il questore può disporre il divieto di accedere alle manifestazioni sportive a tutti “coloro che risultino denunciati per aver preso parte attiva a episodi di violenza su persone o cose in occasione o a causa di manifestazioni sportive, o che nelle medesime circostanze abbiano incitato, inneggiato o indotto alla violenza”.
Il divieto si estende alle manifestazioni sportive che si svolgono all’estero e, per quelle che si svolgono in Italia, dalle competenti autorità degli altri Stati Ue.
Il decreto inoltre prevede che ai club venga vietato di dare sovvenzioni, biglietti omaggio e contributi di varia natura a coloro che hanno ricevuto un Daspo.
Si tratta di “un diritto penale speciale particolarmente repressivo – ha commentato ancora De Vito - che per ora viene sperimentato sulle curve degli stadi, ma un domani potrebbe diventare di uso corrente”.
Un primo assaggio delle nuove norme su sicurezza e immigrazione lo abbiamo avuto il 14 giugno, il giorno stesso dell'entrata in vigore del decreto, con il ducetto fascio-leghista che ha già avviato la nuova procedura per colpire la nave Ong tedesca Sea Watch 3 con a bordo 52 migranti soccorsi dopo un naufragio al largo della Libia intimando all'equipaggio il divieto di ingresso, transito e sosta nelle acque italiane.
Un atto senza precedenti nella storia repubblicana in quanto, proprio in virtù delle nuove norme contenute nel decreto, per la prima volta la “concretizzazione” di un “reato”, in questo caso si tratta di “favoreggiamento dell' immigrazione clandestina” viene accertata non dall’autorità giudiziaria ma da un’autorità amministrativa, ossia il Viminale. Infatti, il d.l. Sicurezza bis autorizza il ministro dell’Interno, di concerto con il ministro della Difesa e con il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti e informandone il presidente del Consiglio dei ministri, a: “limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale... per motivi di ordine e sicurezza pubblica”. E siccome Salvini ha più volte ribadito che tutte le Ong sono “complici di scafisti e trafficanti” il passaggio della nave non è mai “inoffensivo” e quindi, in automatico, è autorizzato a intervenire senza nemmeno tener conto di quanto raccomandato nella lettera del 15 maggio scorso del Commissario per i Diritti Umani al ministro degli Esteri italiano, ossia che: “I migranti in Libia sono soggetti a diverse violazioni dei diritti umani, tra cui il traffico di persone, prolungate detenzioni arbitrarie in condizioni disumane, torture e maltrattamenti, uccisioni illegali, stupri e altre forme di violenza sessuale, lavori forzati, estorsioni e sfruttamento. Pertanto, la Libia non può essere considerata un porto sicuro ai fini dello sbarco dei migranti”. Non solo. Il decreto vieta perfino la possibilità di far sbarcare le persone ammalate e in imminente pericolo di vita.
19 giugno 2019