Rapporto Istat sulla povertà in Italia nel 2018
5 milioni di poveri assoluti e 9 milioni di poveri relativi
Sulle Isole il 10,8% delle famiglie sono povere. Al Nord crescono i poveri
Altro che “abbiamo abolito la povertà” come vanno dicendo dal 28 settembre scorso il ducetto Di Maio e i suoi ministri pentastellati: al contrario, secondo il rapporto “La povertà in Italia anno 2018” presentato dall'Istat il 18 giugno, la povertà continua ad aumentare tanto che nel 2018 oltre 1,8 milioni di famiglie, pari a circa 5 milioni di persone, hanno vissuto in condizioni di povertà assoluta. Per "poveri assoluti", l'Istat intende coloro che non possono affrontare la spesa mensile sufficiente ad acquistare beni e servizi considerati essenziali per uno standard di vita minimamente accettabile (e che varia dunque in base ai componenti del nucleo e al territorio). Ad esempio per un adulto (di 18-59 anni) che vive solo, la soglia di povertà è pari a 826,73 euro mensili se risiede in un'area metropolitana del Nord, a 742,18 euro se vive in un piccolo comune settentrionale, a 560,82 euro se risiede in un piccolo comune del Mezzogiorno.
Mente altri 3 milioni di famiglie pari a circa 9 milioni di persone, tra le quali 1,2 milioni di bambini, versano in condizioni di povertà relativa la cui soglia per una famiglia di due componenti è pari alla spesa media per persona nel Paese: nel 2017 è stata di 1.085,22 euro mensili.
In base a questi parametri, al Sud risultano povere il 9,6% delle famiglie, percentuale che sulle isole aumenta fino al 10,8% del totale. L’incidenza del fenomeno è più bassa nelle restanti ripartizioni: 6,1% nel Nord-Ovest e 5,3% nel Nord-Est e al centro.
“I dati – sottolinea lo stesso Istituto di statistica - sono i più alti dal 2005 ad oggi” e evidenziano una situazione ancora più drammatica da cui emerge che a versare in condizioni di povertà non sono più soltanto i disoccupati e le famiglie numerose del Mezzogiorno, ma il fenomeno si va estendendo a macchia d'olio anche al Nord e colpisce sempre di più le famiglie operaie e popolari italiane e non solo gli immigrati, aumentando sia di ampiezza che di intensità.
Infatti al Nord l'incidenza delle famiglie che vivono in condizioni di povertà assoluta in un anno è passata dal 4,7% al 5,7%. Mentre nel Nord-Est aumenta in modo rilevante l’incidenza della povertà relativa.
Un peggioramento che gli stessi autori dell’indagine definiscono come un brutto “campanello d’allarme”.
Il peggioramento è un po’ ovunque, soprattutto in riferimento alla povertà relativa: Nord, famiglie di soli italiani, l’incidenza passa tra il 2017 e il 2018 dal 15,2 al 15,8%. Nord-Est individui, dal 7,4 all’8,6%. Nord-Est famiglie, dal 5,5 al 6,6. Nord piccoli comuni, dal 5,7 al 7,2%. Mentre al Sud la situazione continua a rimanere gravissima dal momento che la quota delle famiglie in povertà assoluta è di quasi il 10% contro il 5,8% del Nord e il 5,3% del Centro.
I dati Istat smentiscono anche le tesi xenofobe e razziste della Lega e del ducetto Salvini che criminalizzano gli immigrati additandoli come coloro che "rubano" il lavoro agli italiani. Dal rapporto emerge esattamente il contrario, ossia che gli immigrati sono le principali vittime della povertà, con un’incidenza assoluta del 30,3% (quasi uno su tre, pari a oltre un milione e mezzo di persone) contro il 6,4% degli italiani. I bambini e ragazzi under 18 che non riescono a vivere in condizioni sufficientemente dignitose, invece, sono il 12,6%, per un totale di 1,2 milioni di individui. Rispetto al 2017 si registra un aumento di mezzo punto percentuale che corrisponde a 52mila minori poveri in più.
L'Istituto nazionale di statistica rileva anche come la povertà sia inversamente proporzionale al titolo di studio della persona di riferimento della famiglia e all’età dei componenti. Le famiglie di giovani, infatti, hanno in media meno capacità di spesa perché dispongono di redditi più bassi e di minori risparmi accumulati. La povertà assoluta riguarda quindi il 10,4% delle famiglie in cui la persona di riferimento ha un’età compresa tra 18 e 34 anni, il 4,7% se la stessa ha oltre 64 anni. Anche il numero dei componenti delle famiglie è un fattore rilevante rispetto all’incidenza della povertà assoluta. È pari all’8,9% tra quelle con quattro membri e raggiunge il 19,6% dove sono cinque o più. Si attesta invece attorno al 7% tra le famiglie composte da tre persone. Nei nuclei monogenitoriali la povertà è più diffusa rispetto alla media, con un’incidenza dell’11%.
Mentre, secondo il Codacons, negli ultimi dieci anni, cioè dall’inizio della crisi economica, i poveri sono aumentati del 74%: dai 2 milioni e 893mila del 2008 ai 5 milioni del 2018.
26 giugno 2019