Per la prima volta trattate ufficialmente l'abuso dei minori da parte delle autorità ecclesiastiche cattoliche
In Vaticano incontro mondiale sulla pedofilia nella Chiesa cattolica
Arcivescovo di Monaco: “La Chiesa ha nascosto e distrutto i dossier sui preti pedofili”. Le suore: “Anche donne e suore abusate e violentate da preti”
Il numero tre del Vaticano, condannato, rischia fino a 50 anni per pedofilia
Si è tenuto in Vaticano, dal 21 al 24 febbraio, il convegno La protezione dei minori nella Chiesa
nel quale, per la prima volta nella storia, sono stati coinvolti, a livello mondiale, tutti i presidenti delle conferenze episcopali e i vertici dei principali ordini religiosi maschili e femminili, per affrontare la piaga degli abusi commessi dal clero: in totale i partecipanti sono stati 190, di cui 114 vescovi in qualità di presidenti delle conferenze episcopali nazionali, 14 capi delle Chiese orientali cattoliche, 12 vescovi ordinari che non appartengono a nessuna Conferenza episcopale, 22 superiori generali di altrettanti ordini religiosi (di cui 12 uomini in rappresentanza di ordini maschili e 10 donne in rappresentanza di altrettanti ordini femminili), 10 prefetti dei dicasteri vaticani, 4 membri della curia romana, 5 membri del consiglio dei cardinali e 5 tra organizzatori, moderatore e relatori.
I temi trattati sono stati quelli della responsabilità verso i minori, della capacità, da parte degli responsabili, di rendere conto di ciò che si fa, della prevenzione e infine, e soprattutto, della trasparenza, con nove relatori che si sono avvicendati - sotto la coordinazione di padre Federico Lombardi, già direttore della Sala Stampa vaticana - durante le quattro giornate: il cardinale Tagle, l'arcivescovo Scicluna, i cardinali Salazar Gomez, Gracias, Cupich, Marx, quindi Linda Ghisoni, sottosegretario del dicastero vaticano per i laici, la famiglia e la vita, Veronica Openibo, religiosa nigeriana e decana dei vaticanisti, e infine Valentina Alazraki, giornalista messicana corrispondente del Vaticano.
Alla fine del vertice il Vaticano ha annunciato che saranno adottati presto alcuni provvedimenti specifici, quali un rafforzamento delle leggi sulla protezione dei bambini all’interno dei confini del Vaticano, un manuale per i vescovi per aiutarli a capire i loro doveri quando si verificano abusi e per consigliarli nella loro doverosa collaborazione con le autorità civili, l'istituzione in Vaticano di un organismo di persone competenti per aiutare le conferenze episcopali e le diocesi a realizzare le iniziative per la protezione dei minori.
L'impressione generale è che, dopo i pontificati di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI (i quali hanno sempre e sistematicamente evitato di trattare pubblicamente l'argomento degli abusi sessuali sui minori) con l'attuale pontificato di Francesco la Chiesa cattolica abbia cominciato ad affrontare questo problema, il che ormai è ineludibile.
Per ciò che riguarda l'Italia, il cardinal Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha annunciato che la CEI ha inaugurato un apposito servizio per affrontare il problema (Servizio Nazionale per la Tutela dei Minori) e ha affermato che i vescovi italiani saranno d'ora in poi “pronti a denunciare ai PM i preti pedofili”
, e monsignor Stefano Russo, segretario generale della stessa CEI, ha annunciato una ricerca sugli abusi commessi in Italia sia da ecclesiastici sia da laici che operano nell'ambito delle attività ecclesiali.
Anche i presidenti delle conferenze episcopali statunitense, irlandese e australiana (rispettivamente il cardinale Daniel Nicholas DiNardo, l’arcivescovo Eamon Martin, e l’arcivescovo Mark Benedict Coleridge) hanno espresso piena fiducia nel nuovo corso impresso dalla Chiesa sulla materia e hanno altresì annunciato provvedimenti concreti e promesso il loro totale impegno per debellare il turpe fenomeno degli abusi sessuali sui minori, tenendo presente che sono gli Stati Uniti, l'Irlanda e l'Australia i Paesi dove più gravi sono stati gli scandali legati alla pedofilia.
Non sono tuttavia mancate voci critiche nello stesso campo cattolico, come quelle dell'americana Anne Barrett Doyle, fondatrice dell'associazione Bishop Accountability, che monitora i vari episodi di abusi nella Chiesa, e dell'irlandese Marie Collins, che fu abusata da bambina e che si dimise polemicamente nel 2017 dalla Pontificia Commissione per la protezione dell’infanzia istituita nel 2014 da papa Francesco, le quali giudicano le misure prese nel convegno troppo tiepide e ben poco incisive per sradicare il turpe fenomeno degli abusi sessuali sui minori.
Molto critico è stato l'arcivescovo di Monaco-Frisinga, nonché capo della Chiesa tedesca, il cardinale Reinhard Marx, che da sempre è in prima linea nella lotta alla pedofilia nella Chiesa: oratore durante la conferenza, ha detto chiaramente che gli abusi sessuali, nei confronti dei minori appartenenti alla Chiesa, sono in gran parte colpa dell’abuso di potere nell’ambito dell’amministrazione della Chiesa stessa, ha affermato che “la Chiesa ha nascosto e distrutto i dossier sui preti pedofili”
, che essa non ha correttamente seguito le procedure previste per inquisire i responsabili e per denunciarli alle autorità civili, ma che ha scelto deliberatamente di disattenderle. Marx ha sottolineato che non vi è alcuna possibilità diversa dalla totale trasparenza da parte di tutti i vescovi, sia all'interno sia anche verso l'esterno della Chiesa stessa, sull'argomento della pedofilia, fino a giungere all'incondizionata collaborazione, da parte dei vescovi stessi, con le autorità civili al fine di rendere effettiva la punizione dei responsabili.
Molto critica sui risultati del convegno vaticano è stata anche la giornalista cattolica messicana Valentina Alazraki, che ha criticato il fatto che nella Chiesa si parla troppo poco delle suore e delle laiche che operano nell'ambito della Chiesa, le quali sono state e sono vittime di abusi sessuali. Infatti l'agenzia di stampa americana Associated Press ha recentemente pubblicato la testimonianza di 24 suore indiane che accusano parroci e vescovi di averle ripetutamente violentate, le quali affermano che comunque, nella nazione asiatica, le religiose oggetto di violenze ad opera di sacerdoti sarebbero centinaia. Secondo le suore intervistate la maggioranza degli abusi si sarebbe consumata nella St. Francis Mission Home, una missione cattolica nei pressi della città di Kuravilangad, Stato del Kerala, e uno dei principali responsabili delle condotte in questione sarebbe monsignor Franco Mulakkal, vescovo di Jalandhar, ma altre violenze e molestie si sarebbero consumate a danno di religiose anche nello Stato indiano di Haryana, ed esse avrebbero come principale protagonista monsignor Kuriakose Bharanikulangara, arcivescovo di Faridabad. Secondo le 24 religiose, negli ultimi dieci anni il Vaticano sarebbe stato informato degli abusi attribuiti a parroci e vescovi indiani, tanto che sull’aereo di ritorno dal suo viaggio negli Emirati Arabi Uniti, lo scorso 5 febbraio, Francesco in persona, rispondendo ad alcune domande dei giornalisti, ammetteva per la prima volta di essere da tempo informato del fatto che ci sono stati sacerdoti e vescovi che hanno abusato sessualmente di religiose.
Le imbarazzate ammissioni di Francesco sulla violenza contro le religiose avveniva negli stessi giorni in cui l'ex cardinale nonché ex arcivescovo di Washington, McCarrick, riconosciuto dalle stesse autorità vaticane responsabile di gravissimi episodi di pedofilia continuati per decenni, veniva ridotto allo stato laicale, e quando un altro cardinale veniva riconosciuto colpevole di gravissimi abusi su minori.
Infatti è stata resa nota alla fine di febbraio la notizia della condanna, da parte di un tribunale australiano, del cardinale australiano George Pell, già numero tre del Vaticano in quanto prefetto della Segreteria per l'economia, per ripetuti e gravi abusi sessuali su minori, fra i quali uno stupro di un bambino di 13 anni, commessi negli anni Settanta, quando Pell era parroco nella sua città natale di Ballarat, nello Stato di Victoria, in Australia: lo scorso 11 dicembre Pell è stato dichiarato dichiarato colpevole di tali reati dalla giuria della County Court dello stato di Victoria, che ha emesso il verdetto all'unanimità, e ora un giudice dovrà pronunciarsi sulla pena, che può arrivare fino a 50 anni di reclusione.
Il cardinale Pell ha già fatto sapere che ricorrerà in appello, ma ormai lo scandalo della pedofilia è giunto, in appena sei mesi, a coinvolgere due alti esponenti di vertice della Chiesa cattolica.
26 giugno 2019